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MONDIALI DI PATTINAGGIO: È TEMPO DI BILANCI.

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Dal 26 agosto al 3 settembre Montecchio Maggiore è stata la capitale Mondiale del pattinaggio a rotelle di velocità, un evento importante che rievoca quello di cinquantacinque anni fa, quando la sconosciuta Alte Ceccato organizzava i primi campionati del mondo di pattinaggio a rotelle su strada in Italia. Merito dell’intuizione di Leonzio Scarato che, in seguito al successo dell’evento, ha avuto la soddisfazione di veder realizzata ad Alte in via Volta la prima e unica pista in provincia per gare di pattinaggio. Il Pattinodromo, lo stesso poi riqualificato, all’interno di un bellissimo parco, dalla Giunta Scalabrin nel 2007. Lo stesso che per una settimana ha visto le imprese di oltre 500 atleti provenienti da tutto il mondo!
Il giorno dopo l’appassionante maratona che ha chiuso i Mondiali vien quindi da fare un bilancio.
Bene il pattinaggio italiano che si è confermato una vera forza con il secondo posto nel medagliere dietro alla Colombia e davanti a nazioni assai prestigiose in fatto di pattinaggio come Argentina, Ecuador e USA.

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Bene per i tanti giovani atleti italiani che hanno potuto misurarsi con avversari alquanto blasonati.
Perché in Italia il pattinaggio non è uno sport molto praticato come nei Paesi sudamericani. Forse è più diffuso l’Hockey su pista o sul ghiaccio, o il pattinaggio artistico. E se ci si chiede come mai in Italia non è molto conosciuto, la risposta ce la dà un ex pattinatore, Luca Ghiotto, che ha dovuto lasciare per motivi di lavoro. Per fortuna i suoi fratelli hanno continuato, Davide passando alla specialità sul ghiaccio arrivando alla medaglia olimpica e Manuel crescendo nella società di Alte e raggiungendo titoli nazionali ed internazionali. “Tu puoi essere un grande campione, ma se non hai sponsor, non puoi vivere di pattinaggio… In Colombia è lo sport nazionale e tutti gli atleti che sono qua sono dei professionisti. Una bella differenza!”
Vien da chiedersi come mai in Colombia sia lo sport nazionale. Difficile trovare una risposta. Forse perché è uno sport semplice, che non ha bisogno di particolari strutture ed impianti. Un paio di pattini li trovano tutti… Forse perché i più grandi campioni sono stati sudamericani e sono stati di esempio per molti giovani? Forse perché fin dall’antichità le rotelle erano presenti nelle statuette delle divinità precolombiane?
Ma tornando ai campionati al di là dei risultati vien da chiedersi se tutti gli obiettivi siano stati raggiunti.
Si parlava di tredici giorni di manifestazione, meglio distinguere tra gare effettive (7 giorni) e prove.
Si annunciava un grande flusso di persone: sembra che pochi Montecchiani si siano accorti dei campionati in svolgimento. Alte Ceccato, sede del pattinodromo, non ha registrato nessun flusso di tifosi da fuori se non accompagnatori e pochi famigliari degli atleti.
Si stimavano 30.000 presenze e si parlava di un importante indotto economico per la città… Forse sono numeri da rivedere.
“Montecchio Maggiore si farà conoscere nel mondo, mostrerà a tutti le sue bellezze e le sue potenzialità”. Non un servizio televisivo nazionale, un solo passaggio sul TG veneto. Peccato! “Il pattinaggio non attira tifosi!”, si può rispondere. Ma se l’evento non ha la giusta promozione fuori del comune e della provincia, difficilmente si richiamerà pubblico. Nessun segno inoltre che richiamasse l’attenzione, nessun evento che lo accompagnasse. Si scriveva nei mesi scorsi di quanto sarebbe stata grande l’opportunità, di quanti sarebbero stati coinvolti per rendere tutto perfetto.

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Nessuno striscione dei Mondiali sulla facciata della Ceccato

Ma in pochi hanno saputo! Perché la comunicazione sui social forse non ha raggiunto tutti? Ma ciò che stupisce che ad Alte e a Montecchio non ci fosse nulla che richiamasse l’evento in corso.
Si dovevano almeno tappezzare le strade di immagini che richiamassero i campioni di ieri e di oggi. O allestire una mostra fotografica che ricordasse i campioni locali del passato e del presente. Insomma avvisare chiaramente che a Montecchio c’erano i Campionati del Mondo.
A chi spettavano queste scelte? Ad una Federazione che non ha molti soldi o all’Amministrazione che sicuramente ha avuto un ruolo organizzativo?
Sono domande che meriterebbero delle risposte perché riguardano una realtà che si vanta di essere stata “Città Europea dello Sport”.

Rosanna Frizzo

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