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BAMBINI DI GUERRA

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Questa settimana vorrei riflettere  sulle parole pronunciate da Papa Francesco durante la lunga intervista televisiva rilasciata al programma “Che tempo che fa”. Parlando di guerra ha ricordato l’incontro in udienza in Vaticano con un gruppo di bambini ucraini. Non ridevano, non c’era sorriso sui loro volti. Eppure erano in un luogo bello, accogliente, avevano ricevuto dolci e doni, ma non sorridevano. Papa Francesco è buono, dolce come può essere un nonno, ma loro non ridevano.
E come potrebbero ridere? Come potrebbero dimostrare gioia dopo le brutture cui sono costretti ogni giorno? Per i più fortunati la paura dei missili che volano sopra le loro teste, per gli altri, case distrutte, papà al fronte, fratelli morti, feriti, mutilati. E poi il freddo, la mancanza della scuola, degli amici.
Come può un bambino che vive la guerra essere leggero, avere il desiderio di giocare?
Lo stesso per i bimbi della Striscia di Gaza, quelli che restano dopo che ben diecimila sono morti durante i raid aerei israeliani. Per non parlare di quelli che ogni giorno muoiono nello Yemen e di cui non abbiamo notizia o in Siria, o in Africa, nei villaggi dove manca acqua e cibo.
E noi che facciamo? Cosa rispondiamo all’osservazione del Santo Padre? Ci commuoviamo per un minuto e poi passiamo ad altro, perché questo è il contesto in cui viviamo. Tempestati da notizie, dibattiti, servizi e reportages, cogliamo il fatto, ci rammarichiamo o ci arrabbiamo, ma poi passiamo ad altro…
Invece il rapporto bambini – guerra è un tema che andrebbe affrontato in famiglia, a scuola, a catechismo. I bambini sono molto sensibili, a volte anche troppo, ma non devono non affrontare la realtà, non sapere che mentre loro sono a scuola, giocano, fanno sport, altri devono cercare un rifugio anti-raid aerei, altri sono diventati improvvisamente orfani.
Parlarne farebbe bene anche a noi, ci renderebbe meno superficiali, più attenti di fronte ai fatti. Forse con loro si potrebbe trovare la forza di urlare contro i signori della guerra, i potenti che non sanno quanto male stanno facendo al mondo.
P.S.  Se dobbiamo usare i social, facciamolo per dire basta guerra, basta bimbi morti, basta bimbi orfani! E facciamolo con i nostri figli o nipoti. Creiamo reti solidali!

Rosanna Frizzo

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