MAURIZIO SCALABRIN: “UN MIO RICORDO DI VLADIMIRO RIVA”
Un amico a volte non lo frequenti spesso, ma quando capita di incontrarlo o di sentirlo è sempre un piacere. Spesso una emozione. Ecco. Vladimiro
Nel tratto Verona Vicenza non sarà proprio un Treno ad Alta Velocità (TAV) bensì ad Alta capacità (TAC). Però le preoccupazioni sono sempre ad un livello alto, anzi stanno crescendo.
I lavori sono molto complicati perché si deve passare attraverso paesi e zone altamente antropizzate. Capannoni e case vanno abbattuti in grande quantità. I risarcimenti nella tratta da Montebello e Vicenza sono in gran parte già definiti e in buona parte pagati. Spesso senza polemiche perché gli edifici sacrificati sono stati “pagati bene”. Insomma i risarcimenti sono sembrati all’altezza.
Rimangono però alcune questioni aperte. Ci sono gruppi di persone perplessi, i comitati stanno nascendo nelle comunità di Sovizzo, Altavilla, Creazzo. Le preoccupazioni stanno crescendo di chilometro in chilometro.
Ci sono abitazioni infatti che rimangono in piedi ma sono lambite dalla linea nuova o anche solo dai cantieri. Si, i cantieri. Perché i lavori previsti non sono né leggeri né veloci. Gli gli interventi sono profondi, i disagi sono evidenti e possono durare mesi. In alcune situazioni anche anni.
Tanto per capire, il ponte di via Battaglia ad Alte Ceccato, che collega la valle Dell’Agno con l’entrata dell’Autostrada, è stata chiusa il 26 aprile 2022. Le previsioni di cantiere assicuravano che l’arteria sarebbe stata riaperta entro la fine dell’anno. Otto mesi dunque di lavori e di sacrifici. Alcune abitazioni coinvolte, due Alberghi messi “in sacrificio”, 20 mila veicoli al giorno dirottati, un pò in mezzo al paese, un pò sulla statale. Alla prova dei fatti, di rinvio in rinvio, la strada è ancora chiusa. Forse riapre il 10 giugno. Sarebbero 13 mesi invece che otto. E non è ancora certa la data!
I risarcimenti per le case ed i condomini “disturbati” dai cantieri sono scarsi e non arrivano a tutti. Un esponente del comitato nato ad Altavilla, che chiede l’anonimato racconta: “I disagi sono in alcuni casi parecchio fastidiosi. Rumori e polvere danno parecchio noia. Non mettiamo in discussione l’opera né la sua importanza strategia. Non abbiamo ideologie da sviluppare. Ma qualcuno deve difendere i nostri diritti. Se dobbiamo soffrire per un pò di mesi ci devono risarcire e comunque dare garanzie sui tempi”.
Ecco, proprio questo è un problema costante in questi cantieri: i tempi della durata dei disagi non sono chiari. O non vengono dati o non vengono garantiti. I sindaci sono gli unici interlocutori delle ditte incaricate dei lavori e subiscono praticamente sempre le date, avendo davvero poche armi a disposizione pure spuntate.
I Cronoprogrammi non sono praticamente mai a disposizione.
Cresce nei cittadini la preoccupazione. In qualche caso anche la rabbia.
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