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ELEZIONI COMUNALI FRA TRE MESI MA LE CANDIDATURE LATITANO. COLPA DELLE LISTE CIVICHE?

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Mancano poco più di tre mesi alle elezioni europee-comunali e, per le seconde, sono chiamati alla urne i cittadini di 75 dei 113 Comuni della Provincia di Vicenza. A fine febbraio, in questi centri la campagna elettorale dovrebbe essere già aperta, le liste già definite, i nomi dei candidati Sindaci già noti. Invece, in gran parte dei Comuni coinvolti, non è così e, anzi, si avverte una certa fatica a concretizzare la proposta elettorale in schieramenti, programmi e persone.
Una delle spiegazioni di questo ritardo è, paradossalmente, il civismo e la sua estrinsecazione politica nelle liste civiche, contrapposte concettualmente, strutturalmente ed elettoralmente ai partiti. Soprattutto nei Comuni minori i cittadini sono più attratti dal sentimento civico e da chi lo professa a scapito delle tradizionali impostazioni novecentesche della politica, che davano priorità alle ideologie.
Lista civica, candidato civico sono progressivamente diventati, però, insostituibili passepartout elettorali, al punto che oggi nessuno si sognerebbe di proporsi per primo cittadino come iscritto ad un partito. Solo i candidati della Lega, e nemmeno tutti, si possono permettere di identificarsi con il distintivo di Alberto da Giussano sul rever della giacca o con il foulardone con il Leon al collo. Merito della Lega che, pur in vistosa contraddizione con l’identità delle sue origini e con i temi di alcune battaglie ancora in corso, è un bel partitone nazionale strutturato come quelli storici ma, nel contempo, è in grado di portare proposte politiche modultate sul “territorio”, fortunatissima espressione lanciata proprio dai leghisti e ormai irrinunciabile in qualsiasi schieramento e occasione.
La speranza (o l’illusione) che un Comune sia amministrato meglio da un sindaco e da assessori che abbiano come Stella polare solo il bene della comunità ha progressivamente trasformato il contesto elettorale nei centri minori in una kermesse di liste civiche, spesso con nomi ingenuamente suggestivi, create per l’occasione e con personale politico impreparato anche se generosamente disponibile a lavorare e mettersi in gioco.
Certo, meglio così che la riproposizione o il riciclaggio dei soliti nomi indicati e sostenuti dalle segreterie provinciali dei partiti, spesso dei veri e propri ras locali, ma l’errore sta nel rendere il requisito di candidato civico aprioristicamente irrinunciabile e, in conseguenza, impresentabile chi è iscritto a un partito.
La non-struttura di molte di queste civiche comporta un che di precario, di contingente, senza orizzonte temporale se non quello del primo mandato o, al massimo, del secondo. Chi compete per una civica spesso non ha formazione politica nè interesse ad amministrare a lungo, è convinto che far parte di una Giunta si risolva soprattutto nel risolvere problemi pratici (per i quali le soluzioni sono necessariamente le stesse per tutti) e che l’impegno richiesto sia, più o meno, quello richiesto per un direttivo di una Pro loco.
Meno male che ci sono loro, però, perchè, senza questi volontari della politica, si rischierebbe l’impasse, magari il commissariamento del Comune. Ma c’è un prezzo da pagare ed è la disaffezione dei cittadini, la rinuncia alla partecipazione alla vita pubblica, l’abbandono dei consigli comunali e delle giunte per delusione o, magari, per paura di incappare in una denuncia.
Così si finisce, come sembra stia succedendo adesso, a non trovare candidati sindaci e a non riuscire a comporre una lista. I partiti se ne stanno apparentemente fuori e, del resto,nemmeno hanno più il personale per operare nelle piccole comunità. Però operano trasversalmente, appoggiando un candidato che magari ha preso la tessera ma non ufficialmente o una lista civica che, sotto sotto, si ispira al suo simbolo. Civiche pure sono rarità, hanno quasi tutte una connotazione ancorchè di massima (Centrodestra o Centrosinistra) e, anche se i simboli dei partiti ormai non compaiono più nel logo, una dipendenza in qualche modo c’è.
GIANNI POGGI

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