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IL NEGOZIO CHE DA 65 ANNI VESTE ALTE CECCATO

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E’ il 1958, la famiglia Brun apre il negozio in piazza San Paolo, un negozio di abbigliamento uomo donna e bambino, punto di riferimento per le famiglie che cominciano a popolare la nascente Alte Ceccato. Dalla biancheria intima agli abiti classici, ai cappotti. Da Brun si acquistano i grembiulini per la scuola, ma anche i nastri e i fiocchi. Le mamme che confezionano pantaloncini e vestitini per i figli, vi trovavano tutto l’occorrente: filo, bottoni, cerniere, ma anche passamanerie, fettuccia, elastici.

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I tempi sono cambiati e anche la sede del primo negozio è mutata, non di molto perché il negozio ha semplicemente attraversato la piazza. Tutto questo negli anni ’80 quando ai genitori si affianca Stefania e dà una svolta alla gestione del negozio. “I miei genitori erano di origine lombarda, mio padre Ernesto faceva il sarto a Legnano, vicino a Milano. Da lì durante la guerra si sono rifugiati in queste zone e appena hanno potuto hanno rilevato un piccolo negozio di merceria situato vicino al ben noto negozio La Rapida, metà Pulisecco, metà rivendita di giocattoli. Un po’ alla volta si sono ampliati, prendendo in affitto piccoli spazi che però rendevano il negozio sempre più grande. Noi abitavamo sopra, sotto c’era lo spazio per la vendita di merceria, abbigliamento uomo donna e bambino e anche un laboratorio per la confezione di impermeabili. Mio padre è arrivato a pagare ben quattro affitti e quindi quando si è presentata l’occasione si è passati nell’attuale negozio, più ampio,  ma soprattutto un unico grande ambiente, nell’80 proprio quando arrivo io. Confesso che da ragazzina, quando venivo a bottega ad aiutare i miei, non ero molto contenta e poi si lavorava sempre. La gente suonava anche la domenica per comprare e d’altra parte non c’erano regole di apertura o di chiusura. Avevano bisogno e arrivavano. Oggi siamo ritornati a quei tempi e spesso si lavora anche la domenica, ma lo spirito è diverso. Allora si cercava di andare incontro alle esigenze, oggi si cerca di attirare il cliente per vincere la concorrenza dei centri commerciali.”

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In passato il rapporto con il cliente era fondato sulla reciproca fiducia. Ci si accordava per il pagamento, si segnava su un libretto la spesa e poi un po’ alla volta si pagava il debito. ”Mia madre Marziana diceva che con tutti i soldi segnati sul libretto rosso avrebbe potuto compare una casa, ma poi bisognava magari dimenticarsi qualche cifra  per aiutare famiglie in difficoltà.”
I racconti di Stefania delineano un’Alte Ceccato ben diversa dall’attuale,  dove le relazioni umane erano vere, dove il negozio faceva parte dell’esistenza quotidiana, del solito tran tran, ma ci si stava bene. Oggi tutto è più anonimo, freddo.
“Purtroppo i cambiamenti degli ultimi anni hanno modificato di molto la clientela. Si va dai quarantanni in su. I giovani preferiscono comprare in Internet, però se la mamma porta loro a casa qualche indumento acquistato da noi, colgono che è di qualità e lo apprezzano”.
Intimo di pregio e capi casual, maglieria, cappotti sportivi e giacconi. Con questi capi Stefania veste i suoi clienti affezionati, quelli che le chiedono consiglio e che lei soddisfa con la solida esperienza di chi vive nel mondo della moda.

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“Oggi propongo i miei capi su facebook e molte signore mi contattano tramite whatsapp  per avere informazioni. Certo c’è un certo giro, ma non è più quello di una volta. Noi piccoli  esercenti rischiamo in continuazione di essere travolti dai grossi centri commerciali o dai i negozi che vendono a sottocosto. Che la situazione sia difficile lo dimostra anche il fatto che fino a qualche anno fa molte famiglie di origine straniera entravano nel negozio soprattutto per comprare capi per i loro bambini. Oggi sempre meno.“
C’è un altro fenomeno che Stefania segnala: ”La piazza è cambiata di molto, soprattutto per chi la frequenta. Sempre meno sono le persone di qua, molti sono stranieri e per questo clienti che avevo non vengono più. Mi chiedo come sia possibile avere dei problemi nei confronti di persone con altre abitudini e altro colore della pelle:  se si va all’estero questo è la norma. Penso a Barcellona, dove mia figlia è vissuta a lungo. Le piazze affollate di gente di tutte le nazionalità, negozi di tutti i tipi. Perché deve essere un problema qui da noi? Certo bisognerebbe avere più cura della piazza e dei palazzi, bisognerebbe riqualificare, tenere pulito e soprattutto educare al rispetto delle regole. Invece noto un grande degrado. Lo stabile del nostro vecchio negozio è rimasto lo stesso di quarant’anni fa, così non si attira clientela nuova. E comunque stiamo vivendo un momento difficile e avremmo bisogno di qualche aiuto, magari qualche ristoro per quel che riguarda le spese fisse sempre più alte. Verrebbe voglia di chiudere… Ma cosa succederebbe a tutte quelle persone che non hanno la possibilità di andare ai centri commerciali, perché qui si trova tutto: l’edicola, il tabacchino, la pulitura, il fioraio, il panificio? E’ una piazza viva che va valorizzata anche con qualche evento mirato.”

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Intanto Stefania si prepara ad un importante appuntamento, la sfilata del 5 novembre, per la presentazione del campionario 2024. Sfileranno per l’occasione, e questo è il bello dell’iniziativa, persone che non hanno nulla a che fare con la moda. Modelli per una domenica anche per fare del bene, perché la raccolta di fondi che accompagnerà l’evento andrà ad aiutare le associazioni Energia e Sorrisi e Zanantsika .La prima legata al nome del pilota rally Giampietro Dal Ben che, attraverso la sua passione sportiva, porta aiuti a chi è in difficoltà in Africa e in Italia, la seconda è rivolta al Madagascar per garantire a quella popolazione  cure mediche, ma anche  istruzione, formazione e adozioni a distanza.
Trentasette i modelli che sfileranno, capi di abbigliamento per tutte le età e occasioni, mamme e figlioletti in passerella guidati da Stefania e dalla sua storica collaboratrice, pettinati e truccati dallo staff del salone Gigliola. Musica poi e balletti per un pomeriggio diverso e all’insegna della solidarietà. Il tutto al teatro dei Padri Giuseppini alla Valle.

Rosanna Frizzo

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