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LR VICENZA. ANALISI DI UNA CRISI

Ierardi

Momento peggiore per una crisi non poteva esserci, alla vigilia cioè di scontri (Triestina, Padova) che potrebbero indirizzare il prosieguo del campionato. E se, nel caso dell’LR Vicenza, si parla di crisi, non è per fare allarmismo (meno ancora: disfattismo) ma per esplicitare le conclusioni di una analisi.
Crisi di risultati, dunque, per i biancorossi (7 punti nelle ultime 5 partite) che ha, a monte, una serie di fattori ormai identificati: fallimento del centrocampo, rendimento scadente dell’attacco, gioco lento e prevedibile.
Il reparto centrale della squadra è quello più sotto tiro perchè è mancato nella qualità e nella continuità della costruzione del gioco. Nelle pagelle l’unica sufficienza (abbondante) la merita solamente Costa, esterno sinistro a tutto campo, che non ha mai deluso. L’altro laterale, De Col, non ha invece corrisposto alle aspettative ed il suo insufficiente rendimento ha penalizzato assai l’azione dei biancorossi, costretti a usare quasi esclusivamente la fascia opposta per l’avvio del gioco esterno.
Un altro deficit sta nel pacchetto dei centrali. Diana (che, su questo punto, qualche responsabilità ce l’ha) non è ancora riuscito a individuare la formula giusta: regista più due mediani, doppio regista, regista e coppia di mezzali sono state le soluzioni tentate, cambiando, per di più, gli interpreti ma senza mai cambiare passo ed efficacia al fulcro della squadra.
Se Rossi ha raggiunto un livello sufficiente di resa nella posizione di centrale basso, invece il contestatissimo Ronaldo, il suo unico alter ego Jimenez, un Cavion discontinuo, Greco involuto e fasso-tuto-mi si sono alternati nelle prime otto gare di campionato ma l’abbinamento giusto non è mai saltato fuori. Va sottolineato che sono tutti centrocampisti più portati a giocare la palla che a farla correre e questo spiega la lentezza del gioco offensivo vicentino.
Per esplicitare la poca redditività dell’attacco bastano i numeri: dei 12 gol segnati dai biancorossi, solo la metà (6) portano la firma di attaccanti. Nel dettaglio, Ferrari è il capocannoniere con quattro centri (ma due su rigore) mentre Rolfini e Pellegrini sono fermi a quota 1. Pochino, insomma, e in linea con il basso numero di tentativi individuali di tiro.
A parziale giustificazione delle punte si può addurre il fatto che i rifornimenti arrivano loro con una certa parsimonia e, spesso, in modo intempestivo o prevedibile. Responsabilità, questa, dei centrocampisti ma anche del fatto che i difensori molto raramente lasciano la loro comfort zone per contribuire all’azione offensiva.
Ancora a proposito della prima linea si deve osservare che l’apporto delle mezzali, utilizzate come mezzepunte o come trequartisti, è stato altrettanto inadeguato: un gol a testa per Della Morte, Proia e Scarsella (quest’ultimo al secondo centro in biancorosso in due campionati). Diana non ha trovato l’assetto più funzionale per la zona alle spalle delle punte e ha ruotato un po’ tutti gli uomini a disposizione per il ruolo. Dandogli atto che le scelte possano essere state funzionali all’avversario di turno, comunque in definitiva il tecnico non ha ancora trovato la soluzione migliore. Gli mancano, è vero, giocatori con le caratteristiche di Dalmonte e di Stoppa e, probabilmente, si sperava che Proia e Scarsella sopperissero alla cessione dei due, ma non è stato così.
Almeno la difesa (Ierardi nella foto del sito della società) regge, anche se sta evidenziando qualche limite individuale come la velocità. Buono, comunque, sia il lavoro di reparto che quello sul gioco aereo e nell’uno-contro-uno. Il portiere Confente è chiamato di rado in causa e ha risposto sempre bene anche se ha qualche deficit tecnico in cui potrebbe migliorare.

GIANNI POGGI

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