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UN COMPLEANNO NON PROPRIO FELICE PER FACEBOOK

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Quattro febbraio 2004, dal un dormitorio di Harvard Mark Zuckerberg lanciava il social media che avrebbe cambiato il mondo della comunicazione, Facebook. Era una piattaforma dove ci si registrava con il proprio indirizzo mail, accompagnato da foto, per comunicare con tutti gli altri iscritti, in modo rapido, diretto. La perfetta sintesi di mail e sms, per comunicare in modo informale ed amichevole, e senza dover pagare. La cosa ha funzionato fin da subito e così il sistema si è arricchito di opportunità: si potevano inserire foto, filmati, testi, articoli. Si potevano lanciare iniziative, fissare appuntamenti. Nasceva una nuova espressione: postare su facebock, ma cosa? All’inizio era a disposizione degli studenti universitari dei college americani e quindi serviva per abbreviare quello che è sempre successo tra studenti: “Come è stato l’esame?”, “Mi passi gli appunti?”, “Conosci quella ragazza?,” “Usciamo insieme?”
Poi, perché no? Raccontare e raccontarsi, ricordare.
Oggi sembra obbligatorio avere un profilo social, avere più amici possibile, guai a non caricare le foto delle vacanze, della festa, del pranzo di famiglia e poi sperare di avere tanti like e tanti commenti.
Ben presto FB è stato adottato da artisti, attori, attrici, cantanti, ma anche uomini politici, che lo usano come termometro del loro successo, del consenso e come strumento per accalappiare fans, seguaci, possibili elettori.
Abbiamo tutti arricchito il nostro profilo di foto, aneddoti, notizie interessanti o banali, ma tutte entrate in un immenso database utilizzato dalla piattaforma in accordo con aziende economiche e commerciali. Un vero business perché tutto quello che facciamo in rete viene registrato, catalogato, gestito a fini commerciali e così, se ho cercato in rete un modello di friggitrice, immediatamente sul mio profilo facebook troverò interessanti proposte di acquisto.
Ora Zuckerberg insieme ai suoi soci, ha fondato Meta, l’impresa che segue tutti i servizi di rete sociale Facebook e Instagram, i servizi di messaggistica istantanea WhatsApp e Messenger e che sta studiando l’evoluzione dell’Intelligenza Artificiale.
Tanti auguri dunque a FB, il nostro raccoglitore di ricordi, il calendario che ci evita di appuntare su carta i compleanni degli amici, che sono tanti e paradossalmente non conosciamo affatto, ma siccome ci hanno chiesto l’amicizia non possiamo non accoglierli…
Già accogliere, ma con attenzione perché dietro a certi profili si possono nascondere degli impostori, dei truffatori, dei mostri. Ed è proprio di questi giorni la notizia che Zuckerberg insieme al Ceo di TikTok Shou Zi Chew e ai vertici di Snapchat, Discord e X sono stati chiamati davanti alla Commissione Giustizia del Senato americano per rispondere dell’accusa di essere causa della morte di giovani frequentatori di queste piattaforme.
Incalzati da Senatori democratici e repubblicani, uniti per una volta, hanno dovuto farsi carico delle accuse e chiedere pubblicamente scusa. Facce contrite, imbarazzo ma ora cosa cambierà? Nulla! I bambini continueranno a seguire i video di TikTok, a giocare online fino a tarda notte all’insaputa dei genitori, continueranno a cercare affermazione di sé attraverso i like.
Gli affari sono affari, ma i figli sono figli e non basta andare in aula mostrando la foto di chi a causa dei social è morto. Da genitori bisognerebbe essere più attenti e attivi. Stabilire norme di utilizzo dello smartphone, controllare le loro chat e non avere paura di proibire.

Rosanna Frizzo

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