Un amico a volte non lo frequenti spesso, ma quando capita di incontrarlo o di sentirlo è sempre un piacere. Spesso una emozione. 

Ecco. Vladimiro Riva per me è stato questo. L’ho conosciuto quando ero ancora molto giovane. Un po’ all’asilo della politica. Me lo avevano descritto come una persona complessa, da guardare sempre con attenzione. Ed in effetti è stata una persona che ho guardato con rispetto, senza pregiudizi e con vera ammirazione. Conosceva il mondo, parlava con chiunque e soprattutto conosceva la città di Vicenza con una profondità che mi ha sempre stupito. Certo, io non abito a Vicenza e questo evidentemente non mi rende quotidianamente partecipe di tutte le sfumature del capoluogo. Ma ci lavoravo, quando l’ho conosciuto. E dovevo sempre rincorrerlo nella conoscenza delle persone, dei fatti, delle aspirazioni della città. 

Insomma. Non facevo parte della sua linea di pensiero ma ho cercato di imparare il massimo dalla sua frequentazione. E la cosa bella era che passare il tempo dell’impegno amministrativo con lui è sempre stato un piacere. Anche quando abbiamo dovuto affrontare momenti difficili, fare scelte impopolari, abbiamo sempre affrontato i momenti con serenità.

Era un uomo di cultura, innamorato di tante cose, semplici e complesse. Soprattutto era innamoratissimo di Vicenza, la sua provincia, la vicentinità.

Ne conosceva anche i limiti e cercava di evitare che questi avessero il sopravvento. Il suo amore per il territorio non lo ha mai confinato nella provincialità in cui si rischia di scivolare tutti.

Scompare un uomo che ha fatto un pezzo di storia politica di Vicenza, che ha saputo cucire più che dividere, che ha saputo portare avanti iniziative anche scomode. Che ha avuto voglia anche di combattere battaglie impopolari. Un uomo che magari il più delle volte mi ha visto da un’altra parte. Però un uomo che ho sempre ascoltato volentieri, con attenzione e con rispetto.

Come dicevo: un amico.

Maurizio Scalabrin