In una delle vie più strette della città, sotto la collina di Santissima Trinità, un posto dove si respira la storia, non foss’altro per il succedersi di case che conservano la fisionomia del passato, si trova la Trattoria Pizzeria alla Valle di Eugenio Gioppo.
Una bottega storica, indica la targa. Nata nel 1938 come trattoria e luogo di incontro della gente della contrada, 49 anni fa diventa di proprietà della famiglia di Eugenio Gioppo.
Eugenio è nato a Montecchio, alla Valle. Qui è cresciuto, ma come per tanti Italiani del dopoguerra, la strada verso l’estero sembra allettante. In Germania trova subito lavoro, incontra la moglie, Gabriella, anche lei emigrata, ma dall’Umbria, da Terni per la precisione. Forma una famiglia e tutto procede per il meglio finché non arriva la telefonata del fratello che gli comunica che ci sarebbe la possibilità di rilevare la trattoria alla Valle. Tornare a casa è il sogno di tutti i migranti e prende quindi al volo l’opportunità.
Non più il lavoro in fabbrica, ma in trattoria, un posto che richiama per il fatto che ha una pista per giocare le bocce e il bar per le sfide a carte.
La moglie si dà subito da fare, non è cuoca, ma cucina bene: ”I miei piatti sono quelli della tradizione, quelli che si trovano in tutte le case, dalla pasta al ragù, alla trippa, al minestrone. Mi è sempre piaciuto stare in cucina e quindi non è stato difficile cambiare vita.”
La coppia arriva a Montecchio con due bambini piccoli, Stefano e Andreas. Si lavora e l’attività cresce, anche perché effettivamente richiama una clientela abituale, quella del gioco delle carte e delle bocce, ma anche avventori di passaggio, lavoratori che si fermano a pranzo. Gente semplice. Gente comune che ama mangiare bene e sano.
Andreas che aiuta la mamma in cucina, sceglie di formarsi all’istituto Alberghiero di Recoaro e diventa cuoco, ma prenderà in mano la cucina solo dopo il 1990, dopo varie esperienze in giro per l’Italia e dopo il servizio militare. In quegli anni si decide di ampliare l’esercizio, recuperando lo spazio della bocciofila che diventa una bella sala. Grazie alla ristrutturazione il locale può ospitare fino a duecento persone. Si può dunque pensare in grande, organizzare banchetti, matrimoni, accogliere gruppi. Si comincia anche a pensare di accrescere l’offerta con la pizzeria,
Le abitudini degli Italiani sono cambiate: il sabato sera si va in pizzeria e poi in discoteca. Con la famiglia è più facile uscire a cena, se si sceglie la pizza. E in breve il listino delle offerte del must della cucina napoletana cresce e si affina.
Oggi il menu della pizzeria gestita da Andreas comprende un buon numero di pizze: dalle tradizionali Margherita e Marinara per arrivare alle specialità di stagione. Fino all’altro giorno quella con il broccolo fiolaro, adesso l’offerta va sul radicchio, accanto ad una speciale Montanara. Poi arriverà quella con la crema di piselli.
“Si sperimenta, si prova, si cerca di cambiare e naturalmente accontentare i clienti.” Speciale è la pizza Halloween, con la zucca o quella al tartufo dei Colli Berici. Prodotti a chilometro zero e di qualità.
Ma al di sopra di tutto ci sta l’impasto: ”Abbiamo una buona selezione di farine che arrivano dai mulini della zona e che combiniamo con il nostro lievito madre che io stesso rinfresco quotidianamente. Il nostro punto di forza è comunque il tempo di lievitazione. Quarantotto ore che servono a rendere il nostro prodotto finale molto digeribile. Da me non succede che mangi la pizza e poi durante la notte non fai che bere acqua. La nostra pizza è leggera, quasi un aiuto per fare sogni tranquilli”.
Il lavoro del pizzaiolo inizia nel primo pomeriggio, concluso il servizio trattoria per il pranzo: si pulisce la sala, si preparano i nuovi coperti e si accende il fuoco all’interno del forno. Ci vorranno almeno tre ore per portarlo a temperatura, nel frattempo si predispone il bancone dove, su comanda si preparerà la pizza.
“Teniamo molto ai nostri clienti, pensiamo anche che non sia giusto chiedere per una pizza prezzi esorbitanti, ma si è dovuto fare i conti con l’aumento del costo delle materie prime e anche noi abbiamo ritoccato il listino, ma pensiamo di averlo fatto onestamente”.
Trattoria a pranzo, pizzeria la sera, turno di chiusura il lunedì pomeriggio e tutto il martedì, la trattoria di Gioppo è su Tipadvisor e riceve valutazioni positive. Si evidenzia la buona atmosfera che si respira, di famiglia. Si apprezza la gentilezza della signora Gabriella che coccola i clienti con i suoi consigli, o con le sue battute. Una Umbra a Montecchio che porta con sé la fermezza della sua gente, che ancora accenna ad un’impostazione tedesca della parlata, ma che ama la città dove ha accettato di vivere con il marito l’avventura di gestire una trattoria.
“Qui si veniva a tutte le ore, per giocare a carte, a bocce, per chiacchierare dopo il lavoro. Non c’era tregua e poi c’era fumo, tanto fumo. Si viveva dentro una nuvola di fumo. Così mio marito, quando nel ritinteggiare le pareti del bar, si è accorto di quanto fossero nere di fumo, molto prima che arrivasse il divieto nei locali pubblici, ha negato la possibilità di fumare”.
La salute va salvaguardata, specie quella delle persone che lavorano. E’ stata una decisione coraggiosa ma che alla lunga ha pagato. Sicuramente è cambiata la clientela, sono arrivate le famiglie con i bambini ed è quello che noi volevamo: condurre un esercizio a misura di famiglie e non lontano dalla quotidianità.”
Nel quotidiano Andreas ha l’aiuto del pizzaiolo Nicolò e si avvale della collaborazione di alcune cameriere. La mamma continua ad aiutare in cucina e pensa alla cura dell’ambiente che non è certo supermoderno, ma profuma di pulito e si colora di tocchi nostalgici. Dove si possono ancora trovare i distributori di palline con sorpresa o caramelle? Da Gioppo o meglio, come dicono i Montecchiani, da Joppo!.