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8 SETTEMBRE A VICENZA. FESTA PATRONALE E QUELLA DEI OTO SEPARATE IN CASA

Monte Berico

L’8 settembre ricorre a Vicenza la festa patronale della città e della diocesi. È cosi da quarantacinque anni, perchè è nel 1978 che Paolo VI attribuisce alla Madonna il ruolo di protettrice di Vicenza, spodestando il ben più radicato san Felice, il martire cristiano giustiziato ad Aquileia nel IV secolo con il fratello Fortunato e i cui resti sono conservati da 1600 anni nella Basilica a loro intitolata.
La festa è collocata nella data dell’8 settembre in coincidenza con quella della natività della Madonna secondo le Chiese cattolica e ortodossa. Come per tutte o quasi le feste religiose cristiane, anche per questa si verificano una coincidenza e una sovrapposizione con un appuntamento laico e civile qual è tradizionalmente la fine del ciclo estivo dell’agricoltura.
La devozione mariana a Vicenza risale almeno al XV secolo e si fa risalire alle apparizioni della Madonna a Vicenza Pasini, la contadina di Sovizzo che, a Monte Berico per aiutare il marito, in due visioni ha la promessa di Maria di salvare la città dalla peste in cambio della costruzione di una chiesa a lei dedicata sul colle. I vicentini raccolgono rapidamente i fondi necessari e edificano un piccolo edificio religioso in stile gotico. La Madonna mantiene la promessa e l’epidemia cessa. La chiesetta è ingrandita nel Cinquecento dall’onnipresente Andrea Palladio (del quale era stato bocciato il maxi-progetto di un nuovo tempio a pianta centrale) e sostituita nella seconda metà del Seicento dal definitivo santuario barocco, frutto di un nuovo voto dei vicentini per preservare la città ancora dalla peste e, già che ci sono, anche dalla guerra. La epidemia, quella famosa del 1630, arriva lo stesso ma la nuova chiesa è costruita comunque sessant’anni dopo.
La fedeltà alla Madonna è, quindi, ben radicata nei vicentini e si indirizza lungo l’erta di Monte Berico (la tradizionale processione era in calendario il 25 agosto), dapprima risalita a metà lungo le scalette di Porta Monte e, dal 1780, per intero grazie ai Portici di Francesco Muttoni. I fedeli testimoniano la propria devozione con un pellegrinaggio che, a piedi, li porta da casa fino al santuario per la Messa e i sacramenti.
Questa è la parte religiosa del programma dell’8 settembre. Di fianco c’è una altrettanto apprezzata e popolare componente laica: la “Festa dei Oto”. L’etimologia del nome è intuitiva, nella pratica si tratta del divertimento che segue il pellegrinaggio e si localizza ai piedi del colle, nel grande parco urbano di Campo Marzo. Lì ci sono il Luna Park, i banchetti di dolci e fritoe e tante occasioni di socializzare e, per i più giovani, di “smorosare”. C’è un rapporto con il primo atto religioso? Nessuno: l’anima è a posto e tocca al corpo avere soddisfazione. L’unico legame è logistico: si torna da Monte Berico e, ai piedi, ci si ferma nel parco.
Non c’è una data precisa per l’origine della Festa dei Oto. A Campo Marzo dal Settecento si disputano corse di cavalli e si tengono mercati e feste e, all’inizio del secolo successivo, è trasformato in un parco cittadino. Una volta strutturato, diventa possibile l’accesso a giostrai e a mercanti.
Le giostre erano un tempo sostenibili nell’ambiente di Campo Marzo perchè pesavano poco ed erano trasportate da animali. Oggi i prati sono devastati da attrazioni enormi e che stazzano tonnellate, trainate da TIR, e il verde resta schiacciato e rinsecchito per mesi. Ma ai vicentini non interessa nulla, il problema del parco sono tossici e spaccini, il danno ambientale non fa notizia nè indigna.
L’8 settembre di Vicenza non è più cultura popolare come nel secolo scorso. La laicizzazione della società ha circoscritto il culto, il pellegrinaggio pedestre è per una minoranza, il binomio Monte Berico-Campo Marzo si è spezzato e gli afflussi sono scollegati. Arrivano ancora migliaia di cittadini in Piazzale della Vittoria e lungo viale Dalmazia ma sono gruppi sociali ben separati. Molti vicentini, poi, approfittano del giorno festivo per farsi una gita evitando il traffico del fine settimana.

GIANNI POGGI


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