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PFAS. Il Fatto Quotidiano rivela: zero controlli dello Spisal sulla salute dei lavoratori Miteni

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Il tema PFAS torna all’attenzione della stampa nazionale con due articoli della odierna edizione on line de Il Fatto Quotidiano.

Giuseppe Pietrobelli firma un articolo dal titolo “Pfas, quel blackout controllori-controllati tra Spisal Vicenza e Miteni. I pm: “Non avevano verbali di accesso, per loro non c’erano violazioni” in cui si parla per la prima volta di una possibile gravissima omissione: “un «buco nero» inquietante spunta dall’inchiesta sulle malattie professionali contratte dai dipendenti della Miteni, la fabbrica di Trissino, in provincia di Vicenza, considerata la causa dell’inquinamento della falda per effetto degli scarichi, protrattisi per decenni, dei temibili Pfas, le sostanze perfluoroalchiliche utilizzate nella produzione industriale. Il sospetto riguarda l’efficacia – se non addirittura l’assenza – dei controlli sulla salute dei lavoratori da parte dello Spisal, il servizio di prevenzione igiene e sicurezza dell’Ulss 8 Berica che dipende dalla Regione Veneto. Quali rapporti ci sono stati tra la struttura sanitaria interna all’azienda e il controllore pubblico che avrebbe dovuto rilevare i rischi delle attività lavorative? Come mai, fino a quando non entrò in azione lo Spisal dell’Ulss Serenissima 3 di Venezia, nel 2017, la struttura vicentina non si accorse dei livelli pericolosissimi per la salute delle emissioni e della promiscuità delle lavorazioni?”

La rivelazione del quotidiano romano trae origine dal procedimento di opposizione (tuttora in corso) di Cgil e Filctem alla archiviazione delle indagini sulle malattie professionali: “dai fascicoli – spiega Pietrobelli – emergono alcuni documenti che raccontano come vi sia stato per anni un black-out nelle verifiche da parte dello Spisal e come alcune mail, scambiate con il medico della Miteni, siano indicative di rapporti di grande confidenza tra controllori e controllati fino a quando l’inquinamento è diventato di pubblico dominio.”

Nell’ altro articolo (“Pfas, le mail confidenziali tra Spisal di Vicenza e Miteni: domani l’ISS porterà i dati sul biomonitoraggio, temo succederà un casino”) scrive ancora Pietrobelli: “la documentazione inedita che il Fatto Quotidiano.it ha potuto visionare ha contenuti dirompenti perché dimostra che Spisal era informata dei livelli di PFAS presenti nel sangue dei lavoratori, tuttavia, non erano stati effettuati controlli tali da individuare criticità nella gestione dei reparti e quando il pubblico ministero chiese informazioni, la produzione fu “una scarna relazione“. Le mail sono una quindicina, risalgono il periodo che va dall’aprile 2016 al gennaio 2017. Furono, appunto, mesi cruciali perché allora di venero di pubblico dominio i dati sulla presenza di PFAS nel sangue dei cittadini veneti.”

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