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CHE FANTASTICA STORIA È LA VITA

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Parafrasando una nota canzone di Venditti, vien da scrivere “ che fantastica storia è la vita” per raccontare di Vincenzo, “un ragazzo di Calabria”, e qui viene in aiuto il cinema e l’omonimo film che racconta del ragazzo che vinse la gara di fondo dei giochi della Gioventù nei lontani anni sessanta, correndo senza scarpe.
Perché Vincenzo racconta una storia veramente speciale che parte da Catanzaro, approda a Biella e arriva a Camposampiero. L’iter di tanti migranti italiani, ma lui ha qualcosa in più, o in meno. Al lettore il compito di decidere.
La vita di Vincenzo scorre come tante, ma il papà nota, quando lui ha sette anni, che qualcosa non va. Sposta di continuo lo sguardo e spesso inciampa. Comincia così l’iter doloroso delle visite di specialisti che arrivano a dire che il bambino è viziato, che non c’è da preoccuparsi. E invece no! Quello che non va viene scoperto a Roma perché i genitori non si danno pace e arrivano fin nella capitale dove a Vincenzo viene diagnosticata una malattia molto rara agli occhi, la maculopatia di Stargardt.
Per capire che cosa sia bisogna cercare tra i trattati di oculistica, alla voce malattie genetiche rare. Di fatto chi è colpito da questa malattia perde progressivamente la visione centrale ed è associata alla presenza di chiazze maculari irregolari di colore giallo-bianco sullo sfondo e ad una lesione atrofica maculare con aspetto a bronzo battuto.

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“Non rischio la cecità, ma so che le cellule morte non si rigenereranno e quindi conduco una vita attenta, ricorrendo a specifici integratori vitaminici.
L’attività fisica è particolarmente consigliata per cui, spinto dai miei genitori, fin da subito ho giocato a calcio. A Catanzaro il percorso Primi Calci, Pulcini, Esordienti, Giovanissimi e Allievi. A Biella, dove ci siamo trasferiti per esigenze di lavoro, Juniores, la Prima Categoria. Poi sono passato al calcio a 5 in C1.”
Il tutto al pari degli altri come ci rivela: “A volte giocavo con persone che non si accorgevano del mio problema, perché mi sono imposto di non viverlo come tale. Solo intorno ai 18 anni ho avuto qualche cedimento, sono entrato in crisi, ma ancora una volta fondamentale è stato il sostegno della famiglia che mi ha insegnato a non farmi condizionare dalla malattia e ad adattarmi di volta in volta agli altri.
Certo sapevo che non avrei potuto fare carriera nel calcio dilettantistico, ma potevo continuare nell’amatoriale e intanto studiare.”
Proprio lo studio lo ha portato a trovare lavoro in provincia di Padova. Vincenzo assunto come impiegato presso l’ospedale di Camposampiero, era ormai convinto che la sua vita avrebbe seguito un tranquillo andamento.
E invece arriva la proposta di un vicino di casa che gli apre il mondo degli sport paralimpici.

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“Mi ha detto che a Venezia c’era una squadra di ipovedenti di calcio a 5 che partecipava al campionato di serie A B2/B3 FISPIC. E io non ci pensai due volte. Mi presentai e iniziai la mia avventura. Ho giocato anche un anno con il Cagliari Ipovedenti e ho vinto uno scudetto, Poi sono passato al Treviso, dove tuttora milito, e quest’anno abbiamo vinto il secondo scudetto e la Coppa Italia.”
Ma non è finita… Giusto per mantenersi in forma ovvero non dimenticare la natura del calcio per normodotati, entra a far parte della squadra del Lonigo calcio a 5 dove gioca nel ruolo di portiere il suo amico Giulio Cosaro che a sua volta, proprio su segnalazione di Vincenzo diventerà il portiere ufficiale del Futsal Treviso 2015 del presidente Stefano Doimo, un vero appassionato e pioniere della filosofia dello sport per tutti . “ Nel calcio a 5 per ipovedenti il portiere è l’unico che vede bene, da dentro la sua area manda le indicazioni ai compagni che si muovono verso la porta avversaria. Nella stessa specialità A1 per ciechi è invece l’allenatore che da dietro la porta parla alla squadra che a sua volta sfrutta l’uso di un pallone sonoro”.
Si tratta, come ben si può comprendere di un gran gioco di squadra, di reciproca fiducia e piena disponibilità a mettere in pratica un vero e proprio linguaggio strategico e condiviso.
Il nostro Vincenzo ha fatto suo questo spirito e offre nel suo gioco assist all’infinito fino a diventare il capitano di una squadra conosciuta anche all’estero e che si è misurata di recente in un quadrangolare con Barcellona, Siviglia e Nazionale Ucraina.
Il Futsal Treviso porta il nostro ad essere visto dal responsabile della nazionale che lo convoca e arriva con i suoi compagni quarto ai campionati Europei, quinti ai mondiali e dal 15 agosto di nuovo sarà il capitano della nazionale nel campionato Mondiale IBSA di Birmingham.
“Ho dalla mia il vantaggio che gioco anche con i normodotati, un ottimo allenamento per affrontare poi i campionati specifici per ipovedenti. Ma questo è sempre stato il mio impegno: dovevo adattarmi al gioco altrui e non far pesare il mio handicap.”
Un atleta esemplare che ha saputo accettare un limite e trasformarlo in risorsa, in una gran bella avventura premiata di recente anche a Vicenza in occasione del Trofeo Menti.
Un riconoscimento speciale ad un atleta speciale che “non vede l’ora” di avviare al gioco del calcio il suo bambino Nicholas, nato da poco!

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