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SICUREZZA. A VICENZA REATI IN AUMENTO: RESPONSABILITÀ DI STATO, SINDACO E COMUNICAZIONE

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L’equazione Vicenza=Bronx è ormai largamente popolare grazie alla comunicazione che si sta facendo sull’aumento di reati contro la proprietà e le persone che, negli ultimi tempi, sta colpendo la città.
L’espressione “comunicazione” non va riferita strettamente ai media ma anche alla politica, alla pubblica amministrazione, ai social.
È vero che nei titoli di prima pagina dei quotidiani e nei titoli di testa dei tg furti, scassi e aggressioni sono la prorità ogni santo giorno e che, all’interno, articoli e servizi non lesinano spazi alle cronache dei fatti criminosi. Questa, volenti o nolenti, è la regola dell’informazione attuale: battere sull’argomento più attrattivo per il lettore/telespettatore, perchè copie e audience sono costantemente in calo e il prodotto va adeguato all’emergenza. Fra un mese si scriverà e si parlerà di altro, garantito.
Se, quindi, i media fanno il loro lavoro e nessuno può permettersi di eccepire e, comunque, si può sempre non andare in edicola o cambiare canale (ma anche non informarsi è sbagliato), si potrebbe però auspicare un trattamento diverso della notitia criminis, dimensionando i pur gravi fatti alla loro reale portata e al loro numero complessivo, confrontandone le frequenza con le statistiche locali e di altre città simili, indagandone le cause e il contesto che li consente.
Proprio questo è il punto: perchè una città sostanzialmente sicura come Vicenza è diventata all’improvviso scenario di ripetute gesta di delinquenti? La risposta quasi scontata è: perchè a Vicenza si può fare, nel senso che fra i malavitosi si è sparsa la voce che, in questa città, la gestione della sicurezza è precaria e affidata a forze dell’ordine sotto organico e con pochi mezzi.
Lo dimostrano sia la frequenza che la tipologia dei reati e, soprattutto, il fatto che, nonostante gli impegni presi dalle autorità, nonostante le riunioni del Comitato ordine e sicurezza, nonostante gli elicotteri che volteggiano nel cielo vicentino, furti e rapine, scassi e spaccio continuano come se niente fosse.
Anche la comunicazione che la politica fa del fenomeno criminoso in città merita qualche critica. In Comune maggioranza e opposizione, anzichè fare squadra per dare le migliori risposte, si perdono in polemiche accusandosi di errori presenti e passati. I parlamentari del territorio si sono mossi tardivamente e solo perchè tirati per la giacchetta per sollecitare il potere centrale a risolvere o almeno mitigare il problema.
Sindaci di oggi e di ieri si sono intestati la delega alla sicurezza anche perchè è materia che porta voti e, pur con tutta la buona volontà, ben poco sono riusciti a concludere per il semplice fatto che non ne avevano e nemmeno oggi ne hanno i mezzi.
È ben vero che l’art. 54 D. Lgs. 267 del 2000 (il Testo Unico sull’ordinamento degli enti locali) conferisce al primo cittadino il ruolo di ufficiale di Governo in tema di sicurezza urbana, ma, nella pratica, i Sindaci possono fare ben poco senza la collaborazione dello Stato. Pur sapendolo, però, si sono assunti la responsabilità di una città più sicura e i cittadini si sono convinti che, se ci sono più reati, la colpa sia del Sindaco.
C’è, infine, il problema della percezione della recrudescenza dei crimini. Vicenza è una città che sta invecchiando e la quota di popolazione in fascia pensione o terza età si sta allargando. Questo target è particolarmente sensibile al tema della sicurezza e lo avverte con una preoccupazione anche spropositata alla sua reale portata. Basta sentire le dichiarazioni più che allarmate delle cosiddette “voci” nei servizi dei Tg (chissà perchè sono sempre anziani gli intervistati…), basta leggere i post sui social di gente terrorizzata e infuriata con il Sindaco, basta osservare con apprensione la rinascita di ronde di cittadini per pattugliare le strade.
Il brutto è che soluzioni non ci sono: la Questura di Vicenza non passerà mai in prima fascia perchè ce ne sono già tre in Regione, gli organici e i mezzi di Polizia di Stato, Carabinieri e Polizia Locale non cresceranno perchè non ci sono soldi, la magistratura continuerà ad essere costretta a mettere in libertà i rei (anche perchè le carceri scoppiano).
E cosa può fare il Comune? Non saranno certo i vigili di quartiere o un turno supplementare di sorveglianza nel solo Centro Storico a scoraggiare i malavitosi. Quelli che devono muoversi sono i rappresentanti dello Stato, Questore e Prefetto, per ottenere dal Governo uomini e mezzi e per coordinare con più efficacia l’azione di prevenzione e investigativa.
GIANNI POGGI

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