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TRA INNOVAZIONE DIGITALE E TRADIZIONE: LA SCUOLA ITALIANA AD UN BIVIO

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Leggiamo che, in una scuola media di Firenze, il Dirigente ha proposto un mese di stop all’uso del registro elettronico e il ritorno all’uso del diario per la trascrizione di compiti a casa. Non più il dispositivo digitale dove i docenti sono chiamati a segnare le consegne e che le famiglie sono tenute a controllare.
L’iniziativa, approvata dagli organi collegiali, sarà in funzione fino al 15 marzo, poi si vedrà. Intanto il Dirigente auspica che se ne parli e spiega che in questo modo si cerca di responsabilizzare i ragazzi che dovranno tenere compilato il diario cartaceo, renderli più autonomi rispetto ai genitori e soprattutto contenere l’uso degli smartphone.
Il cellulare, questo è il problema. Perché al registro elettronico si accede dal telefonino, di mamma o papà, ma anche da quello personale. Sul registro elettronico i docenti allegano schede, materiale di studio, schemi e sintesi. Ma a scuola non si può usare il cellulare che deve essere rigorosamente spento e depositato in appositi contenitori. Solo se il docente indica di usarlo lo si può prendere.
Che fare? Basta tornare a scrivere sul diario per cambiare le cose? Per responsabilizzare i ragazzi?
La scuola è ad un bivio: tenere conto dell’evoluzione digitale, per la quale si sono ricevuti fondi del PNRR o tornare alle vecchie abitudini, ai diari cartacei che comunque erano spesso motivo di disattenzione?
Sembra sempre più necessario un cambio di passo, non delle abitudini ma dell’organizzazione della scuola. Per i più piccoli sarebbe auspicabile più tempo all’interno delle aule, dove non solo imparare a leggere e a fare di conto, ma a rapportarsi con i nuovi strumenti, gradualmente, ma consapevolmente. Studiare insieme con i compagni, imparare con loro a ricercare e a sperimentare. Acquisire un vero metodo di lavoro. Per i più grandi invece meno tempo a scuola e più spazio alla propria rielaborazione di contenuti utilizzando tutti gli strumenti di cui si dispone: computer, tablet e utilizzo della rete, perché, non dimentichiamo che internet ha salvato la scuola durante la pandemia.
Ma tutto parte da una scuola che insegna a stare con gli altri, che educa al dialogo, al nuovo. Che orienta per il futuro valorizzando la specificità di ciascuno. Una scuola dove si sta bene, che aiuta a crescere e ad essere autonomi da genitori che spesso, per espletare in fretta il loro compito di educatori, fanno i compiti per il figli o danno loro il permesso di servirsi del cellulare, senza alcun controllo.
Intanto in questi giorni il Ministro Valditara, nell’illustrare le nuove linee guida per la scuola, anticipa che sarà tassativamente vietato il cellulare a scuola alle elementari e alle medie. Ma il divieto dovrebbe già essere scritto in tutti i regolamenti delle scuole! Qualcosa non funziona? O il ministro è lontano dalla realtà o i nostri alunni trasgrediscono i regolamenti e gli insegnanti non vedono…
Che confusione! E’ proprio arrivato il momento di ripensare la scuola e i fondi PNRR potrebbero aiutare ad affrontare il futuro.

Rosanna Frizzo

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