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LA STORIA SIAMO NOI È IL MESSAGGIO DEL FILM DI PAOLA CORTELLESI “C’È ANCORA DOMANI”

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Ho visto il film “C’è ancora domani”, quando è uscito nelle sale cinematografiche a fine ottobre e ne sono rimasta abbagliata. Avrei voluto scrivere allora, ma poi, data la natura del film, ho pensato che era meglio che lo vedessero in tanti prima di condividere uno scritto che, comunque, avevo tanta voglia di pubblicare in questa rubrica.
Oggi, con l’uscita del film su tutte le piattaforme, oggi che lo si può vedere anche in casa, finalmente scrivo, ma non per raccontare l’opera prima di Paola Cortellesi, ma per dire che questo film va visto e meditato.
In tanti hanno parlato di capolavoro, di film degno di Oscar chiamando in causa “La vita è bella” di Begnini. In molti a dire che dovrebbe essere proiettato nelle scuole. Al Senato è stato proposto a tutti i senatori su input del Presidente La Russa.
Ritengo che vada visto, ma soprattutto meditato in un contesto di intimità, non nella confusione di un’assemblea di studenti che comunque andrebbero preparati, perché il film è una parte della nostra storia ma è anche una forte denuncia della società paternalistica, della condizione della donna di ieri e di oggi.
Il film racconta la vicenda di Delia, la protagonista, di Marcella, la figlia, e di tutte le donne di una Roma che si sta risollevando dalle miserie della guerra. Donne che si sono caricate sulle spalle il peso del ritorno alla vita tra difficoltà e restrizioni. La realtà del solito tipo di pasta da mettere in tavola, la carne che si compra con la tessera, i vestiti che si rammendano all’infinito. Gli uomini che giocano al bar, pretendono di essere serviti e riveriti, perché loro hanno fatto la guerra… Le donne del cortile testimoni impotenti della prepotenza maschile.
Queste le scene che fanno da cornice, in bianco e nero, alla storia di Delia, che rappresenta tutte quelle donne che sono passate sulla scena della storia senza essere ricordate, ma hanno contribuito a cambiare la nostra società, che hanno cercato di renderla migliore, crescendo i figli, lavorando fino allo sfinimento, ma mettendo di nascosto da parte qualche soldo per mandare le proprie figlie a scuola…
Storia, realismo, denuncia camminano insieme in un intreccio, in alcuni passaggi ironico, che lo spettatore attende si sciolga a vantaggio della protagonista e invece, a sorpresa, l’epilogo è corale e appartiene a tutti noi.
Un finale, che è il bello del film, ma cantato a bocca chiusa!

Rosanna Frizzo

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