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TABACCAI DA UNA VITA

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La tabaccheria Frigo è uno dei negozi più vecchi della nostra città. Francesca, l’attuale gestrice dell’attività, racconta che il suo nonno era garzone nella bottega che apparteneva alla famiglia Schenato e che si trovava proprio all’incrocio tra Via Maddonetta e Corso Metteotti, allora Viale Regina Margherita. Si trattava di una salumeria alimentari con annessa la rivendita di sale e tabacchi. Era così dentro all’attività che addirittura veniva chiamato Schenato. E fu proprio lui che assunse il controllo della rivendita di tabacchi negli anni Venti, mentre gli alimentari passarono in gestione al cognato Serpelloni.
“Purtroppo il nonno morì molto giovane e l’attività passò alla nonna Emma. Perché la licenza di tabaccheria, per regola, si trasferisce dal gestore alla figura di coadiuvatore. Ogni nove anni si rinnova la titolarità, ma sempre vi è un titolare e un coadiuvatore. Attualmente il mio successore sarebbe mio figlio, ma lui non ha intenzione di assumersi questo ruolo e così finirà un’attività di famiglia che dura veramente da molto. Nonna Emma gestì la tabaccheria con la sorella Lidia, poi negli anni sessanta le subentrò mio padre che individuò in me il suo continuatore, perché di tre sorelle ero quella che più si mostrava interessata alla vita del negozio. Ho studiato come segretaria d’azienda, ma l’idea di finire impiegata in qualche ufficio proprio non mi piaceva. Amavo andare in negozio, aiutare il papà e la mamma e per questo dimenticavo anche di studiare. Mi piaceva il rapporto con la gente, parlare con gli avventori, vivere, attraverso loro, la vita di paese.”
Un amore che è appartenuto anche alla sua mamma che racconta: “Non sono originaria di Montecchio Maggiore, prima di incontrare mio marito lavoravo ad Isola vicentina nella trattoria di una mia zia. Armando, mio marito, aveva la passione del ciclismo e una domenica passò per Isola e si fermò proprio nel bar dove, in quel momento, dietro al bancone c’ero io. Fu colpo di fulmine! Ci sposammo e io cominciai subito a lavorare con lui in negozio.”

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Mamma Maria Rosa

Insieme con la figlia ricorda il succedersi degli anni: quelli belli di Via Matteotti, la strada dei negozi, delle passeggiate delle famiglie e degli acquisti. Le foto che mostrano raccontano di un tempo in cui in negozio si vendevano anche detersivi, lamette per la barba, dolci, cioccolatini.

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Allora la tabaccheria non chiudeva mai, anzi la domenica si vendeva di più: “C’è stato un periodo in cui nell’appartamento di famiglia avevamo una stanza piena di sigarette. Oggi la vendita dei tabacchi è molto diminuita, come pure del sale. Da una parte le giuste campagne di prevenzione, dall’altra l’avvento dei grossi supermercati e la nostra attività ha dovuto rimettersi in gioco. Noi abbiamo scelto la vendita di dolciumi, giocattolini, prodotti per la cura della persona e naturalmente i giochi, ovvero Gratta e Vinci e il Lotto. In particolare le estrazioni on line che avvengono ogni 5 minuti e che richiamano in negozio persone capaci di trascorrervi un’intera mattinata per seguire le dirette. Qualche volta vincono, per lo più perdono, ma non mollano. Noi siamo tenuti, come per le sigarette, ad esporre i cartelli di prevenzione e il numero dei servizi di sostegno a chi è malato di ludopatia, ma nulla cambia. Comunque in una occasione mi sono sentita in dovere di intervenire perché non si può buttare via il denaro… L’avvento dei Gratta e Vinci ha cambiato comunque il modo di giocare. Puntare i numeri del Lotto non è la stessa cosa di grattare delle caselle. Del Lotto mi ero appassionata, avevo studiato, ero diventata esperta di numeri e di cabala e mi piaceva dare indicazioni in merito e consigli. Con i nuovi giochi non c’è da aiutare nessuno, c’è solo da aspettare che qualcuno presenti la richiesta di ritirare la vincita, se mai lo fa. La vincita più alta è stata di centomila euro e così siamo finiti sul giornale, ma a noi non viene nulla. Solo la Lotteria Italia prevede una percentuale anche per il rivenditore, ma anche questa ha perso smalto. Si preferisce vincere subito!”
Mamma Maria Rosa ascolta la figlia con attenzione e con tanta dolcezza. Del lungo periodo di lavoro dietro il banco ricorda ancora con tristezza un episodio di furto subito. “Era entrato un signore che non avevo mai visto prima, si guardava in giro, mentre io stavo mettendo via il contenitore dei valori bollati. Non so cosa sia successo, ma quel raccoglitore è sparito all’improvviso: 16 mila euro rubati. Furto con destrezza il resoconto dei carabinieri. Ancora oggi sto male se ci penso. Poi ancora ricordo di quando ci fu la razionalizzazione del sale e si doveva consegnare un pacco a persona. Qualcuno non accettava e c’era il rischio di reazioni inconsulte. Anche con le sigarette c’è stato un momento di razionamento nel 1992: in due mesi ci siamo trovati con gli scaffali vuoti. I fumatori cercavano di farsi le scorte, ma più di un pacchetto non si poteva dare.Il prezzo delle Marlboro andò alle stelle, eppure si continuava a cercarle e a comprarle.”
La tabaccheria è la numero uno di Montecchio, la prima sorta nella città, la prima anche a mettere in atto il diritto alle ferie: “E per fortuna che i nostri genitori si son presi i giorni di vacanza, altrimenti noi bambine, mandate in montagna, stavamo giorni e giorni senza vederli. Oggi mi pesa molto il turno del sabato, soprattutto il fatto che gli altri siano liberi e noi invece in negozio con il tempo che sembra non passare mai.”

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Comunque Francesca dietro al bancone ci sta bene! Accoglie sempre con un sorriso i clienti, li conosce così bene che li anticipa nelle richieste. E a loro offre servizi sempre nuovi, come quello di Punto Poste per il ritiro dei prodotti acquistai on line o l’utilissimo servizio di pagamento di bollettini postali. “Bisogna adeguarsi ai tempi e offrire sempre qualcosa di nuovo. Per esempio non è più il tempo delle pipe, ma delle sigarette elettroniche e noi vendiamo quelle usa e getta. Non teniamo i sigari che richiedono cure particolari, ma toscani e toscanelli che vengono spesso acquistati anche per fare un regalo. Un tempo si regalavano accendini di valore, oggi hanno la meglio quelli “da pochi schei” che durano un niente. Qualcuno compra ancora i fiammiferi, i più anziani, ma anche questo tipo di prodotto è destinato a morire. E allora ben vengano gli occhiali da lettura, ma belli eleganti, che piacciono alle signore che vengono in negozio.”

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La bottega di Francesca è la dimostrazione che di fronte ai tempi che cambiano bisogna trovare il modo di adeguarsi e rinnovarsi.
Lei che vende sigarette, ma non ha mai fumato come tutta la sua famiglia, è consapevole che il giusto calo delle vendite è inevitabile se si desidera stare bene, è pure consapevole che il gioco è pericoloso e va evitata la dipendenza, ma esistono, anzi, crescono le richieste di Gratta e Vinci, mentre lei preferirebbe vendere un cioccolatino in più!

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E ha un’altra richiesta molto sentita, il desiderio di chi ha un esercizio in Corso Matteotti: “Bisogna far tornare a vivere questa via! Bisogna offrire qualche opportunità in più di visibilità per dei negozi che altrimenti rischiano la chiusura definitiva! E perché non cominciare con qualche bancarella e mercatini speciali lungo la via?”

Rosanna Frizzo

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