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BERLUSCONI – NETANYAHU -TRUMP: QUANDO LA POLITICA NON SI FA CON GLI UMORI.

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LETTERA AL DIRETTORE.

Sono trascorsi tre mesi dal 7 ottobre 2023, da una parte chi crede che le ragioni di Israele siano da difendere ad ogni costo e dall’altra chi dall’alto di cattedre o in favore di telecamere ritiene altrettanto che la questione palestinese e di Gaza non sia frutto del terrorismo di Hamas ma che sia di esclusiva responsabilità di Israele, l’unica certezza è che il tentativo di rimuovere quanto accaduto in quel giorno sia di attualità e ricorra tra i più come una necessità.
Ostaggi e vittime sono frutto della guerra che in quanto tale ha sempre avuto in ogni epoca un inizio che dia o abbia quale fine la libertà e per la libertà ad un certo momento della guerra ogni azione è quanto serva.
Le definizioni di genocidio si rincorrono, il deferimento di Israele da parte del Sudafrica alla Corte Internazionale di Giustizia all’Aja è di questi giorni, le accuse di appartenere ad uno dei blocchi che spalleggi una o l’altra delle parti in contesa altro non fa che inasprire le posizioni sino a giungere a nessuna soluzione di pace, salvo per i più chiedere di cambiare il Premier Netanyahu, come avvenne nella seconda guerra mondiale in Gran Bretagna per il primo ministro Chamberlain a favore di Churchill, e capo dell’attuale governo di unità nazionale israeliano che rappresenta il 75 – 80% di Israele con il ministro della difesa Gallant.
Ma siamo sicuri che un cambiamento sin dall’inizio di questa guerra o nel corso della stessa poteva essere o sia la soluzione?
Sovviene un pensiero: è noto come nel nostro Paese le crisi di governo specie negli ultimi venti anni siano il frutto anche di “azioni indirette”, quanto accaduto a Berlusconi che per ben tre volte fu costretto a rimettere il mandato a Premier e che per ben tre volte ebbe la forza e il consenso di tornare Premier, ancor più forte di prima e ancora con più consensi delle precedenti elezioni, è il caso emblematico.
La stessa occasione che vedrà tornare a governare accadrà a Trump con le elezioni statunitensi di Novembre, candidato alla deriva per i presunti reati oggi avanti a Biden di sedici punti, e domani quando giungerà la pace, in Israele si svolgeranno delle elezioni nelle quali non vi saranno “azioni indirette” tese alle sostituzioni e il successo potrebbe essere ancora una volta di Benjamin Netanyahu nuovo Premier che succederebbe a se stesso nell’unica democrazia baluardo di libertà nel Medioriente, ed allora la scelta che si pone anche nel nostro Paese è tra i Paesi in cui la democrazia si eserciti con il voto e che alla fine vede uscire vincenti coloro che per la granitica maggioranza del momento erano indicati come il peggiore dei mali per quelle democrazie o se invece il modello a cui tendere sia quello degli autoritarismi fini a se stessi e da importare nel nostro Paese.
Giungerà infine il momento in cui la maggioranza del momento cambierà nuovamente pensiero e correrà a sedersi al tavolo di quelle democrazie così elette, per poter continuare a dire che la politica non si fa con gli umori ma con attente valutazioni e che per la democrazia le “azioni indirette” siano il male minore ed allora in quel preciso momento il cittadino, se ne avrà il coraggio, dovrà decidere se tornare alle urne in massa per decidere il proprio destino o continuare a disertarle così non assumendosi quella responsabilità che nelle democrazie si esercita proprio con il voto.
Avv. Giuseppe Marra

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