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I SUGGERIMENTI DI ISABEL

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Per questa domenica vorrei segnalare una lettura.
Isabel Allende è una nota scrittrice sudamericana, insignita da Barak Obama della Medaglia presidenziale della Libertà, un riconoscimento speciale per la sua opera narrativa, ma anche per l’impegno sociale a favore dei più deboli e nella salvaguardia dei fondamentali diritti dell’uomo.
Molti ricorderanno i romanzi “La casa degli spiriti”, da cui è stato tratto l’omonimo film con Maryl Streep, o “Paula” la drammatica vicenda della figlia malata, “D’amore d’ombra” sulla triste condizione dei perseguitati politici e dei desaparecidos, durante la dittatura di Pinochet.
Isabel è una donna che racconta di donne e lo fa quando riprende le vicende della Spagna al tempo della dittatura di Franco, del Cile di Salvatore Allende e poi Pinochet, ma le sue eroine sono figlie di tutta l’America Latina, sono le schiave che si affrancano, sono le ragazze che amano e si fanno amare con dolcezza, spensieratezza.
Il suo ultimo romanzo “Il vento conosce il mio nome”, riprende tutti questi aspetti, ma si arricchisce di alcuni fondamentali spunti di attualità.
Due vicende in parallelo quella di Samuel, ebreo, austriaco, che la mamma nel ‘38 fa salire su un treno che lo porterà in salvo in Inghilterra, Amelia, la bimba salvadoregna che con la madre cerca la salvezza negli Usa, ma resta sola, affidata ad un centro di accoglienza in attesa di stabilire se ha il diritto di restare negli USA o se deve essere rimpatriata in un Paese dove la violenza è all’ordine del giorno e semina terrore e morte.
Leggendo vien subito da pensare che l’emergenza immigrazione che l’Italia sta vivendo non sia molto diversa dall’emergenza ai confini con gli USA. Che i motivi per cui si scappa e si cerca rifugio altrove sono purtroppo gli stessi. Che le donne, le mamme, pur di salvare i propri figli, sono disposte ad allontanarli, come ha fatto la mamma di Samuel, morta poi nei campi di concentramento, come hanno fatto di recente molti genitori israeliani, richiamati alle armi, che hanno fatto salire i figli piccoli in aerei verso l’Europa, come fanno le donne della Striscia di Gaza che per mano accompagnano i bambini verso un luogo più sicuro, dormono tra le macerie e pregano affinché cessino i raid aerei. E ancora le donne ucraine che si son viste rapire i figli e quelle dell’Africa Subsahariana che investono i pochi risparmi che hanno per portare in salvo i figli oltre il Mediterraneo o addirittura li affidano alle carrette del mare nella speranza di un porto sicuro. Gli esempi da portare sarebbero ancora molti, ma resta un fatto sul quale riflettere. Se si arriva ad abbandonare i propri figli lo si fa con un atto d’amore immenso e perché è l’unica soluzione di salvezza. E quindi queste persone meriterebbero un po’ più di comprensione e di attenzione da parte nostra che stiamo bene, che al massimo ci troviamo a dover salvare i nostri figli dalla noia, dal vuoto di valori.
E poi bisognerebbe capire che i problemi legati alle migrazioni non si risolvono con la revisione dei trattati, degli accordi tra popoli, ma con un cambio totale di prospettiva: le migrazioni appartengono alla storia dell’umanità e devono essere accettate e guidate. Noi stessi, Veneti, siamo migranti. Si dice venivamo dall’Illiria o addirittura dal Medioriente. Più di recente abbiamo migrato verso altre terre, le Americhe, l’Australia. A volte eravamo regolari, altre irregolari. Molti hanno fatto fortuna, ma altrettanti sono vissuti ai margini. Nulla cambia nella storia degli uomini e allora forse sarebbe meglio accettare i fenomeni e darci da fare per far sì che il migrante, chi scappa da guerre, dalla fame, da disastri naturali, non sia perseguitato ma aiutato a inserirsi e a costruirsi un’esistenza dignitosa. Vivremmo meglio tutti! E poi ai Grandi della Terra il compito di superare le cause profonde delle differenze tra i popoli, delle guerre, delle ingiustizie, ma il cammino è arduo! Meglio intanto partire da noi!

Rosanna Frizzo

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