Silvano Caron è stato il primo fiorista di Alte Ceccato. Vi è arrivato nel 1951, insieme al padre ceramista di Nove. Un altro caso di persone “di fuori” arrivati nella frazione di Montecchio Maggiore per avviare una loro attività. “Mio padre era un artista, faceva composizioni in ceramica ed amava i fiori. Così dopo aver avviato l’attività delle ceramiche ha pensato di aprire una fioreria.” Fatto il militare anche Silvano entra nell’attività di famiglia e apre il negozio in viale Stazione, accanto al Cinematografo.
Da lì l’attività cresce. Accoglie clienti dei paesi vicini, Brendola e Montebello, e ottiene la concessione dell’Interflora.
Silvano conosce la moglie Guidonia, di Montecchio, che lavora come impiegata alla Ceccato e ben presto si sposano.
“Quando sono arrivati i figli mia moglie ha smesso di lavorare in ufficio per dedicarsi, oltre che alla famiglia, anche al negozio dove ha portato tanta passione.”
Continua la moglie: “Allora era bello lavorare in fioreria. Il sabato pomeriggio e la domenica mattina c’era la processione dei clienti che non compravano solo i fiori per il cimitero, ma amavano portarne a casa per abbellirla. C’era una sensibilità diversa, si conoscevano tutti le specie, il loro significato e il valore che aveva nel donarle. Non ci si fermava alle orchidee o alle rose. Oggi questa sensibilità manca. E i matrimoni, l’occasione dei fiori per eccellenza, sono sempre meno. L’unico settore in cui c’è richiesta sono i funerali.”
Silvano e Guidonia sono sposati da 61 anni e insieme hanno visto cambiare Alte.
Ricorda la signora: “C’erano clienti che avevano delle abitudini fisse. Per esempio ne avevamo uno che ogni 1 maggio chiedeva i mughetti, poi le viole in mazzettini o le rose speciali. A quel tempo anche avere un pezzetto di terra poteva fruttare molto se venivano coltivati fiori. Una mia parente guadagnava anche due milioni coltivando le violette in un campo vicino a casa e non le costava praticamente nulla. Ora i giovani non conoscono i fiori e comunque sembrano non coglierne la bellezza.”
Continua Silvano: “Andavo in cerca dei fiori migliori a Pescia in Toscana, a Sanremo, nei vivai di Padova. Poi tramite l’Associazione Artigiani, che organizzava corsi di formazione e di aggiornamento, si imparava a preparare le composizioni, si studiavano gli abbinamenti, tutto il bello di una fioreria. Più il negozio faceva bella mostra delle sue piante e dei suoi fiori e più attirava i clienti. Così abbiamo iniziato a proporre anche le bomboniere in ceramica e avevamo clienti che arrivavano anche da Vicenza.”
Alte era diventato un centro di richiamo, un po’ per tutto, lo hanno rilevato tutti i commercianti di quel tempo e lo confermano anche i signori Caron i quali dimostrano con la loro storia che la frazione stava crescendo in numeri e in attività, sempre secondo un’idea, quella di Pietro Ceccato. Intorno alla fabbrica doveva esserci tutto quello che fa comunità, tutto quello che rende l’esistenza serena, tranquilla e bella. E allora la profumaia, il barbiere, ma anche il fiorista, la modista, la sarta, e chi vendeva stoffe, oltre che il salumiere, il macellaio, il fruttivendolo e il pasticcere… Viale Stazione doveva essere la via dei negozi, Viale dell’Industria quella delle attività. Oggi non è più così e lo avvertono con rammarico i coniugi Caron che comunque si godono la pensione sapendo che c’è chi continuerà la loro attività, il figlio Stefano.
Rivela Silvano: “All’inizio non era molto contento perché il lavoro è faticoso. Non ci sono sabato e domenica liberi. Si chiude la domenica a mezzogiorno e si ritorna a correre il lunedì per il rifornimento di fiori, per preparare i servizi della settima.”
Con Stefano il negozio si sposta là dove il nonno aveva iniziato la sua attività, in via Rossini, la prima parallela a Viale della Stazione, in un punto, a suo dire strategico: “Credo molto nelle opportunità che offre questo luogo. Avrei potuto continuare l’attività altrove, invece ho voluto fortemente restare qui. Non mi preoccupano i cambiamenti, è normale che ci siano, siamo noi con le nostre attività che ci dobbiamo adeguare. Oggi una fioreria che sorge in un luogo caratterizzato dalla presenza di vivai e garden vari, deve pensare a specializzarsi ed è quello che abbiamo fatto noi, io e mia moglie.”
E in effetti, Stefano lavora tutto il giorno nel suo laboratorio, appena dietro il bancone del negozio, per preparare cesti, cuscini, composizioni speciali richieste dalle imprese funebri cui è collegato.
Ci indica un cesto appena concluso e con orgoglio nomina tutti i fiori che lo compongono per scoprire che in quella composizione c’è tutto il mondo: l’orchidea della Colombia, le rose del Perù, l’Iris dall’Olanda, le roselline del Kenia. “Tutto è cambiato. Un tempo ci rifornivamo a Sanremo, a Napoli e a Pescia. Oggi dobbiamo fare i conti con le multinazionali, ma per me rimane sempre il fatto che mi piace lavorare con i fiori, ricerco in ogni mio lavoro l’armonia e il bello che si tratti di matrimoni o di funerali.”
Ed è cambiata anche la sensibilità della gente, le stesse possibilità. “Ricordo che un tempo le case accoglievano molte piante d’arredamento. Ad un certo punto andavano molto di moda i bonsai e allora mi sono impegnato anche in questa arte. Gli spazi di questo negozio erano pieni di queste particolari piante. Oggi nessuno le chiede più, perché il tipo di vita che conduciamo non permette più di badare a piante delicate che richiedono cura, attenzioni e tempo. Quindi noi si lavora con i bouquet e per gli eventi che necessitano di composizioni speciali. Mia moglie è brava nel realizzare mazzi da regalo e fa le coroncine per le lauree. Comunque è passato il tempo degli ordini di mazzi da cento rose…”
Il negozio di Stefano sorge nel cuore di una zona che ha completamente cambiato la fisionomia abitativa. Ora gli appartamenti costruiti negli anni sessanta e settanta da famiglie del posto sono occupati da persone provenienti un po’ da tutto il mondo. “Ma gli stranieri non mi preoccupano. Molti entrano in negozio e comprano secondo le loro abitudini. Direi che gli europei provenienti dall’Est sono i più appassionati di fiori e piante. Una sola cosa chiedo: vorrei che ci fosse più rispetto delle regole. Più cura delle strade, dei marciapiedi. Ci dovrebbe essere in questo senso un maggior controllo anche da parte della Polizia municipale. E poi mi piacerebbe che si pensasse un po’ di più alle facciate delle case: un tocco di colore e l’edificio cambia, la via cambia. Alte ha ancora tante opportunità di crescita!”
Rosanna Frizzo