
LR VICENZA. NELLA TRASFERTA A NOVARA LA STESSA SQUADRA DELLA COPPA ITALIA?
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La leva per la rinascita di Vicenza potrebbe essere il turismo. Partiamo dai dati: nel 2022 la città si è classificata al 19.simo posto nella graduatoria dei primi venti centri del Veneto per presenze turistiche, pubblicata dal Sistema Statistico Regionale. È un elenco che comprende in prevalenza località di mare, lago e montagna ma vi rientrano anche città d’arte, a cominciare dalla capolista Venezia (quasi undici milioni di presenze) e da Verona (2.419.287) e Padova (1.409.036). Vicenza ha sommato, l’anno scorso, appena 489.236 presenze, staccata a distanza impensabile dagli altri capoluoghi che la precedono. E non è che fosse andata meglio prima degli anni Covid: nel 2019 era comunque al penultimo posto con 642.700 presenze.
È da questo gap che bisogna avviare un’analisi. Lasciamo stare Venezia che fa corsa a sè, ma perchè Verona ha quasi cinque volte le presenze di Vicenza e Padova il triplo? Le attrazioni della città scaligera sono l’Arena con la stagione operistica e l’ambientazione (falsa, non storica) della tragedia shakespeariana di Giulietta e Romeo. Questi sono i top turistici, poi ci sono il Teatro Romano e il Castello di Teodorico, che non sono però degli unicum.
A Padova le mete sono la Cappella degli Scrovegni con gli affreschi di Giotto, presenti anche nel Palazzo della Ragione, Prà della Valle e, soprattutto, la Chiesa del Santo. Quest’ultima contribuisce in maniera importante al turismo della città, non solo perchè è uno dei santuari più importanti al mondo ma anche perchè è nel centro di Padova.
La domanda da farsi è: sono sufficienti queste attrattive delle città limitrofe a calamitare tanti più turisti rispetto a Vicenza? Verrebbe da dire di no, visto che il capoluogo berico vanta alcuni capolavori assoluti del Rinascimento italiano: la Basilica, il Teatro Olimpico e La Rotonda. Sono monumenti conosciuti in mezzo mondo anche grazie al “palladianesimo” e degni di stare al top delle mete turistiche. Vicenza, infatti, è patrimonio mondiale dell’Umanità UNESCO, tanto quanto Venezia, Verona e Padova. In più Vicenza è anche la città di uno dei santuari mariani più importanti d’Italia, quello della Madonna di Monte Berico, che, pur non essendo fra i più visitati, accoglie ogni anno quasi un milione e mezzo di fedeli.
Il patrimonio turistico di Vicenza, dunque, è cospicuo e presenta delle eccellenze, ma non è attrattivo quanto sarebbe nelle sue potenzialità. Perchè? Perchè non lo è Vicenza, che – tanto per cambiare – non fa sistema nemmeno in questo settore economico.
Non è attrattiva nella ricettività e nella ristorazione e nemmeno nella promozione, non induce i turisti a fermarsi per un tempo maggiore di quello necessario alla visita dei suoi monumenti maggiori, non riesce a integrare la proposta della città con quella del territorio, non valorizza le proprie produzioni tipiche. Probabilmente non è neanche così efficace nel proporsi ai tour operator nelle fiere di settore.
E, in particolare, non riesce a trasferire nemmeno una minima parte del turismo religioso da Monte Berico alla città. I pellegrini, dopo aver fatto la doverosa tappa nel Santuario, dove vanno? A pranzo nelle trattorie sui colli, non certo a vedere i monumenti palladiani. E sono un milione e mezzo all’anno questi fedeli, se scendessero tutti in città le presenze turistiche di Vicenza supererebbero quelle di Padova.
Per riposizionare Vicenza nel turismo ci vuole un masterplan, predisposto da specialisti di caratura internazionale, che porti la città all’avanguardia nella proposta turistica con strutture, progetti, interazioni.
Vicenza deve uscire una buona volta dalla dimensione provincialotta e autoreferenziale che è la sua condanna al gregariato, devono essere per primi i vicentini a dimostrarsi capaci di accogliere clientela internazionale cominciando a guardarsi quello che succede attorno e nemmeno tanto lontano, a soli 40 chilometri, a Verona e a Padova.
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interessante analisi.
Una domanda: com’é che in città il lunedì non trovi un locale aperto per un pranzo? di turismo o di affari, non importa? E nei giorni successivi a mezzogiorno in città non è che ci siano poi tanti locali aperti per mangiare. Bar a iosa, ma ristoranti pochini. Il milione e mezzo di turisti religiosi mica vanno in pellegrinaggio solo alle ore vespertine …. !
👍