Capita nella vita di incontrare le persone sbagliate, quelle di cui ci si fida, alle quali si consegna il proprio futuro, per scoprire poi che non sono quello che appaiono, e portano sul limite del baratro.
E’ ciò che accade alla grande famiglia del Montecchio Calcio che nel 1988 precipita di nuovo dalla Prima, appena conquistata, alla Seconda, mentre un’altra squadra locale, considerata un po’ una cenerentola, il San Vitale, sale nella stessa categoria ed è proprio da lì che arriva l’aiuto, perché, come capita solo nelle belle favole, alla fine arriva sempre il salvatore.
E il salvatore in questo caso si chiama Romano Aleardi, noto imprenditore della città, che ha investito sul San Vitale, la società calcistica del suo quartiere, passato alle cronache per un episodio glorioso della Resistenza, l’assalto al Ministero della Marina della Repubblica di Salò, che aveva la sua sede proprio nella zona più a nord di Montecchio.
Aleardi ha cambiato il volto della società con il campo all’interno dell’oratorio Sant’Antonio. Con oltre 200 tesserati è diventata un’importante realtà del calcio vicentino. Conta poi su due squadre di Pulcini, circa quaranta piccoli calciatori, a testimonianza della volontà del Presidente di far crescere nuovi talenti, oltre che dare l’opportunità ai più piccoli di divertirsi.
Intervistato dal giornalista Lino Vandin, Romano anticipa: “Stiamo gettando le basi per rinforzare sia lo staff dirigenziale che quello tecnico, avendo davanti a noi grossi impegni organizzativi”.
E infatti di lì a poco arriva la notizia della fusione tra il San Vitale e l’US Montecchio.
E’ fine giugno, i Consigli direttivi delle due società si incontrano al ristorante La Genziana e danno vita ad un nuovo organo costituente. La nuova realtà prende il nome di Unione Calcio Montecchio Maggiore e il suo Presidente è Romano Aleardi che provvede immediatamente a consegnare all’ormai ex Ivan Mazzaia l’assegno con il quale si sancisce l’inizio di una nuova era. Ricorda Romano: “Con me quella sera, oltre ai miei più stretti collaboratori, i dirigenti del Montecchio Mariano Peripoli, Vittorio Stocchero e Sandro Brunello. La fusione ha significato un impegno economico importante dato che i debiti da onorare erano di circa 25 milioni.
Ricorda ancora quei giorni Giuseppe Apolloni, volto noto del calcio castellano, organizzatore di prestigiosi trofei giovanili internazionali, per lungo tempo osservatore per l’Atalanta e l’Inter: “Si è partiti con tre obiettivi da raggiungere in tre anni: arrivare in Promozione, rimettere in piedi un settore giovanile, fare un accordo con una società professionistica alla quale collegarsi sempre per il sostegno al vivaio.”
Apolloni è il vice presidente della nuova realtà calcistica e responsabile organizzativo.
“Era nostra intenzione allargare il progetto, coinvolgere anche le altre società, specie il San Pietro, affidando a ciascuna l’impegno a seguire e a formare una categoria giovanile. Volevamo coinvolgere tutto il paese, ma ci siamo scontrati subito con tante resistenze.”
Intanto l’Unione Calcio Montecchio è nata e già conta 350 tesserati.
Si iscrive al campionato ’88/89 in Seconda Categoria, l’allenatore è Ruggero Ciani che, dopo una clamorosa sconfitta contro i cugini del San Pietro per 4 a 1, passa il testimone a Marcello Trevisan (autore del triplete) che conquista, alla fine, il quinto posto. L’anno successivo è riconfermato alla guida della squadra castellana che si aggiudica la promozione in Prima Categoria.
Segue ancora un cambio di allenatore. Arriva Mario Viganò che invece porta la squadra in Promozione.
Il primo obiettivo è dunque raggiunto!
Rosanna Frizzo