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Chiude la mostra sull’Egitto. Ed ora?

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Quasi 100 mila visitatori alla fine per “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” , mostra inaugurata nel dicembre 2022. Un discreto successo, anche se non clamoroso. Niente serpentoni, niente commercianti e gestori che contano i soldi come ai tempi di Goldin, ma non si può parlare di risultato negativo. Però una cosa ce la possiamo chiedere: le mostre di quest’ultima stagione politica sono state quelle che Vicenza voleva? Gli anni delle esposizioni blockbuster di Marco Goldin mostravano luci ed ombre. Vi era un evidente ed importante impatto sulla città, centinaia di migliaia di persone che arrivavano anche da parecchio lontano attratti da mostre che non avevano magari la profondità e la coerenza di curatele di eccellenza, ma portavano comunque grandi opere al cospetto dei visitatori e lo facevano con un’azione di marketing decisamente incisiva. Mostre a tema (tranne quella su Van Gogh) , lievemente pretestuose, figlie dell’ego goldiniano, affatto esaustive, in odore di supermarket, ma lo stesso meritevoli perché, sia chiaro, se si porta il pubblico generalista e vacanziero a vedere anche un solo capolavoro, si è fatto un gran lavoro.
Poi si è deciso di cambiare e di puntare ad un percorso più legato al territorio. Quindi Oppi, curato magistralmente da Stefania Portinari che ha pagato lo scotto della pandemia e della scarsa promozione (terreno in cui Goldin vince a mani basse). Poi una strana, poco riuscita mostra sul rinascimento vicentino che avrebbe avuto tutto per essere un grandissimo evento e nelle intenzioni lo doveva essere, ma ha terminato col partorire poco più che un progetto riassuntivo di quell’epoca in un’esposizione scarsa di opere e profonda solo sulla carta. Infine Christian Greco, un grande vicentino che non è a Vicenza da molti anni, che ha portato qui un bignamino dal Museo Egizio di Torino, e alcuni reperti prestati dal Museo del Louvre di Parigi. Per chi frequenta il grande museo torinese o il British Museum, poco o nulla di nuovo. Per gli altri, qualche ottimo spunto da approfondire. Nel frattempo, in questi anni, pandemia inclusa, Rovigo proponeva una splendida mostra su Chagall prima e Renoir poi. Citiamo solo Rovigo perché, non ce ne vogliano i rodigini, ci pare indicativo di come stiano le cose attorno a noi. Ora che farà Vicenza? Deciderà di continuare con mostre di medie dimensioni o cercherà di osare? Una terza via tra Goldin e questi ultimi 5 anni esiste. Vedremo come andranno le cose.

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