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DEL PROLUNGAMENTO DI VIA ALDO MORO POSSIAMO FARE A MENO

via aldo moro

14 mila euro per ogni singolo metro di strada. Moltiplicate questo dato per 2,8 chilometri e avrete il costo del prolungamento di via Aldo Moro (nella foto da Google Earth) fino alla strada Postumia: 38,4 milioni di euro. Ma il costo potrebbe ancora salire con l’inflazione galoppante: secondo Il Giornale di Vicenza, a giugno di quest’anno il costo della stessa opera era stimato a 35 milioni. Un aumento di quasi 3,5 milioni di euro in meno di sei mesi.
Nessuno, nella politica e nell’opinione pubblica vicentina, sembra essersi posto una semplice domanda: quest’opera ha un senso? Prima di provare a rispondere, qualche dato. La bretellina, oltre a costare l’ira di dio, collegherebbe due punti della viabilità cittadina attualmente percorribili in cinque minuti senza traffico e, se va male, in quattordici minuti all’ora di punta, le cinque di pomeriggio (dati Google Maps: provare per credere).              
Il tutto comporterebbe la creazione di un’opera monstre non solo dal punto di vista economico, ma anche ambientale. Si stima che verrebbero per sempre cementificati circa 15 ettari di terreno, l’equivalente più di ventuno campi di calcio. Non solo, però. La bretellina comporrebbe due viadotti, uno di ottanta e l’altro di novanta metri di lunghezza, alti fino a sei e sette metri. Letteralmente dei muri invalicabili, che devasteranno un tratto del paesaggio ancora vagamente risparmiato della cementificazione selvaggia degli ultimi decenni.            
Si dirà: ma non sono soldi nostri, sono i soldi della società autostradale. Vero, giusto. Ma quei soldi, gestiti dalla holding spagnola Abertis, altro non sono che una parte degli utili di un monopolio naturale – l’autostrada – che la politica italiana ha deciso di regalare ai privati ormai decenni fa. Insomma, in un certo senso, si tratta letteralmente di soldi nostri.
E allora, più che domandarsi (e dividersi) se quest’opera debba danneggiare più gli abitanti di Anconetta o quelli di Ospedaletto, sarebbe da chiedersi se Vicenza ne abbia veramente bisogno. Nei prossimi dieci anni la città sarà devastata dai cantieri di un’altra opera di cui molti esperti hanno messo in dubbio i benefici rispetto ai costi: la Tav, che comporterà un altissimo prezzo ambientale. E se rafforzare il trasporto su rotaia può essere visto come meritorio, certo non lo stesso si può dire per quello su gomma.              
Sì, del prolungamento di via Aldo Moro possiamo fare a meno. Non ce lo chiede solo il buon senso, quello della famiglia lungimirante che decide di fare investimenti solo quando veramente giustificati dall’utilità. Per esempio trovando i soldi (trenta milioni di euro, quasi dieci in meno di quelli necessari alla bretellina) per la nuova Bertoliana attesa da decenni. Ma ce lo chiede soprattutto il nostro pianeta, che non smette di darci segnali sempre più drammatici di quanto sia insostenibile la nostra sete di cemento. E ce lo chiede la nostra salute, compromessa da una delle arie più irrespirabili d’Europa.

STEFANO POGGI
Storico (ÖAW Vienna), già presidente dell’associazione Fornaci Rosse

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