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Ritardi TAV

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La Tav fa impazzire tutti. No, non stiamo parlando dei candidati cittadini in campagna elettorale che si dividono tra chi è decisamente contrario, chi è assolutamente favorevole e che fa finta che non gli importi molto, salvo che non passi al fianco di casa sua.

Stiamo parlando dei sindaci che governano i paesi tra Montecchio e Creazzo. I primi cittadini sono tutti sulle spine. I cantieri proseguono avanzando senza sosta, ma i tempi di realizzazione delle infrastrutture modificate non risultano mai in linea con le previsioni. Devono essere rifatti ponti, cavalca ferrovie, parcheggi. Vengono travolte le viabilità interne ai paesi, le file si allungano, i tempi di percorrenza si moltiplicano. I cittadini sono stressati, le aziende del territorio molto preoccupate perché aumentano a dismisura i tempi di percorrenza di persone e merci e conseguentemente aumentano analogamente i costi.

I sindaci stanno impazzendo. Rincorrono da mesi i dirigenti di Iricav 2, il consorzio di imprese che si sta occupando della costruzione della Tav, e chiedono conferme dei tempi. Risultato: il cavalcaferrovia di via Battaglia ad Alte Ceccato, interrotto il 26 aprile dell’anno corso, e che doveva essere riconsegnato alla viabilità ordinaria entro fine dicembre 2022 non è ancora pronto. La seconda data proposta per la consegna della infrastruttura, cioè la fine di marzo 2023 è andata disattesa. Ora si parla di giugno prossimo, ma i lavori procedono molto lentamente.

Nel frattempo Iricav 2 deve chiudere il cavalcaferrovia di via Paganini di Altavilla, e il tratto compreso tra la rotatoria di via Verdi fino a quella del sottopasso di Olmo di Creazzo. Ma questo comporterà il totale black out della tratta tra del Melaro da Alte a Vicenza Fiera. 40 mila veicoli che ogni giorno dovranno trovare una alternativa passando per i centri abitati di Alte, Altavilla, Sovizzo e Creazzo. Un cataclisma. In termini di rumore, inquinamento e soprattutto intasamenti ingestibili in certe ore della giornata.
Un problema enorme, da far impazzire tutti i sindaci, appunto.

Si tenta di tamponare la situazione immaginando una, due, forse tre nuove rotatorie temporanee lungo la statale 11, così da evitare i semafori e rendere più scorrevole un traffico già congestionato e che vedrà i quaranta mila veicoli che percorrono oggi la strada del Melaro, riversarsi ogni giorno lungo la storica Statale.

Rimangono nel frattempo incerte le date di inizio lavori, ancora più incerte le date di fine cantieri. L’esperienza recente insegna che dati 8 mesi di cantiere sulla carta, nella pratica i tempi si raddoppiano.

E l’anno prossimo, 2024, tutti i sindaci di questi paesi interessati dal caos andranno al voto per un potenziale rinnovo. Anche valutando questo aspetto, per i sindaci è un momento di impotenza, di sconforto, di enorme preoccupazione.

Da diventare pazzi. Come dicevamo.

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