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LR VICENZA. LA SCONFITTA A TRENTO APRE UNA CRISI TECNICA E DIRIGENZIALE: VIA SAGRAMOLA E DIANA

Diana

Non val la pena di soffermarsi troppo sulla sconfitta dell’LR Vicenza a Trento perchè il 4-1 a favore dei tridentini è eloquente da solo. La prestazione dei biancorossi è stata in linea con quelle più recenti se non, addirittura, peggiore: Diana ha mandato in campo l’ennesima formazione frutto di turn over, non si sa se per le condizioni di alcuni giocatori dopo i 120′ del mercoledì di Coppa o per decisione tecnica. Ha sconfessato le proprie scelte dopo il primo tempo con quattro cambi contemporanei a inizio ripresa.
I giocatori hanno esibito la consueta prova senza capo nè coda, confusionaria e priva di mordente, ed è stavolta naufragata perfino la difesa, tornata a tre. L’attacco, come al solito, ha avuto una produttività bassissima e non è stato abbastanza supportato da un centrocampo in cui Ronaldo ha svolto come sempre un lavoro anonimo, Rossi non ha colpito nel ruolo di regista e Jimenez ha confermato di essere ancora alla ricerca di identità. I quinti, poi, e cioè Greco e Tronchin, non sono mai riusciti a incidere nell’azione offensiva. Il povero Massolo ha incassato ben quattro gol, come non era mai successo al suo criticatissimo predecessore Confente, ma poco o nulla si può rimproverargli se non di non aver saputo guidare i suoi smarriti compagni della difesa.
La sesta sconfitta in campionato dei biancorossi ha provocato una valanga di proporzioni inattese perchè è stata seguita dalle dimissioni di Rinaldo Sagramola e dall’esonero di Aimo Diana.
Sagramola ha compiuto un bel gesto, con coerenza e professionalità. Il suo addio comporta alcune pesanti ricadute sulla società, che, per prima cosa, resta priva del dirigente che copriva contemporaneamente i ruoli di amministratore delegato (con mansioni di unico rappresentate della proprietà e di plenipotenziario perchè la sua delega si estendeva anche all’area tecnica) e di direttore generale (con competenze gestionali e amministrative). Non sarà facile sostituire Sagramola, che, nei tredici mesi di lavoro a Vicenza, ha centrato solo la vittoria della Coppa Italia di categoria, perchè al suo posto ora serve una figura almeno di pari livello e disponibile a trasferirsi in un club non proprio in formissima e da ricostruire, ormai, in vista del prossimo campionato.
Le dimissioni dell’ad provocano anche un’altra ricaduta significativa perchè costituiscono l’ammissione che la crisi dell’LR Vicenza non è solo tecnica ma strutturale. Il problema non è, cioè, solo l’allenatore o il rendimento di qualche giocatore ma è esteso alla gestione del club e, forse, sottintende anche una crisi nei rapporti fra Rosso e il suo principale dirigente.
L’esonero di Aimo Diana era ormai inevitabile, anche se solo una settimana fa, dopo la sconfitta con il Mantova, la fiducia gli era stata confermata. L’allenatore aveva chiaramente perso il collegamento con la squadra sia sotto il profilo tecnico che sotto quello umano, non era mai riuscito a infondere un’identità e un’anima al gruppo dei giocatori, aveva cattivi rapporti con qualcuno di loro. Ce n’era abbastanza per rendere indispensabile il suo esonero, almeno per salvare il salvabile.
Rimediare alla perdita contemporanea di due figure centrali come Diana e Sagramola non sarà una cosa facile, anche perchè le soluzioni vanno trovate subito e non si sa se l’LR Vicenza sia ancora così appetibile per dirigenti e allenatori. Il rischio è quello di doversi accontentare di chi accetta questa piazza perchè è senza lavoro e si adatta a correre l’alea di entrare in un contesto complicato e compromesso in un momento delicato.
Resta, infine, l’incognita sul futuro della proprietà. Ci si può immaginare che Rosso non ne possa più e senta la pressione negativa della tifoseria, determinandosi a cedere il club già a breve termine. Il che non è certo facile anche se la società è sana e non dovrebbe aver debiti e perdite se non quelli dell’esercizio, ma resta comunque una società di Serie C predestinata a produrre deficit e con un carnet di stipendi pesanti e contratti pluriennali. Manifestazioni d’interesse ce ne sono state, bisogna vedere quanto concrete e ben disposte.

GIANNI POGGI

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