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EUROPA FEDERALE. LA RICETTA DI ENRICO BORGHI, CAPOGRUPPO DI ITALIA VIVA AL SENATO

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“L’Europa ha il dovere e l’interesse a tenere saldi i valori della democrazia. Il primato della Politica è l’unico vero antidoto alle guerre.”
Enrico Borghi, capogruppo di Italia Viva al Senato, in visita a Vicenza per un dibattito sull’Europa, riassume così i motivi per cui Italia Viva lavora per dare vita ad una nuova Europa Federata.
A quasi 80 anni dalla fine della seconda Guerra Mondiale che ha stabilito un ordine universale sulla Terra è tornato il caos.
Aumenta il disordine mondiale e cala il livello medio di pace, che nel 2023 è peggiorato per il nono anno consecutivo. Circa 80 Paesi hanno assistito a un aumento dei livelli di conflitto.
“Già da alcuni anni gli Usa hanno spostato l’interesse dall’Atlantico al Pacifico. Con chiunque parliate in America, sia repubblicano che deocratico, vi confermerà questo. Il problema per gli Usa è la Cina.
E del resto la Cina ha definito gli obiettivi della sua politica strategica. Se il XX secolo è stato dominato dall’economia europea e statunitense, il XXI secolo dovrà essere quello del Dragone. La competizione dunque è stata definita. La Cina vuole a tutti i costi superare l’economia americana.”
Le grandi potenze economiche e militari, guidate da governi democratici o da governi monocratici o dispotici, stanno reinterpretando concetti antichi di neocolonialismo che speravamo superati.
“Della aggressività economica della Cina abbiamo già detto. La Russia da parte sua, non avendo un’industria importante, non disponendo di tecnologie avanzate, non avendo una filiera completa nel settore chimico, ha rispolverato la storica dottrina zarista. Cerca il controllo mondiale attraverso l’espansione geografica. Così si spiega il tentativo di invasione dell’Ucraina. Così si giustifica il tentativo di arrivare ai mari caldi, cioè al Mediterraneo. Dispone di un porto militare in Siria, cerca di arrivare a Odessa per mettere le mani sullo stretto dei Dardanelli, sta costruendo una base militare importante in Cirenaica, cioè a qualche chilometro dalle nostre coste, controlla le rotte dei migranti dall’Africa centro occidentale alla Libia. La guerra vera di espansione la vediamo, drammatica e sanguinosa, ma non dimentichiamo la guerra sporca che la Russia conduce aprendo o chiudendo le rotte delle migrazioni, non sottovalutiamo la manipolazione costante delle tornate elettorali nelle democrazie occidentale dal 2015 ad oggi.”
Questo quadro mondiale sembra portare fuori gioco l’Italia.
“L’Italia, per dimensione territoriale e per una economia che, per quanto forte, non può competere in prospettiva con Cina e India, non ha e non può avere speranze di avere voce in capitolo all’interno di un riassetto mondiale. Analogo discorso vale anche per Germania, Francia, Spagna. Solo gli Stati Uniti d’Europa potrebbero avere una possibilità di interlocuzione nel nuovo scacchiere mondiale. A condizione che abbia un Presidente eletto direttamente dal popolo, un Parlamento che legifera, una Politica estera unica e propositiva, un Esercito comune attrezzato ed efficiente.
Queste sono le premesse per far sì che l’Europa continui a contare nel mondo, sappia difendere i propri interessi economici, le proprie democrazie, i propri valori.
Valori che esaltano il primato della politica sulla guerra. Perché dove la politica fallisce, lì immediatamente nasce una guerra.”

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