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LR VICENZA. CON IL FIORENZUOLA UN ALTRO PAREGGIO IN EXTREMIS

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In sede di presentazione del recupero fra LR Vicenza e Fiorenzuola, nel titolo avevo definito l’impegno “agevole” per i biancorossi. Erano le statistiche (su cui si basa necessariamente l’analisi preventiva) a legittimare quell’aggettivo: la squadra piacentina era terz’ultima in classifica e la più battuta del campionato, in trasferta aveva già incassato dieci sconfitte, di recente aveva perso nettamente contro due squadre della levatura del Vicenza (2-0 con il Mantova e 3-0 con la Triestina). Qual era il pronostico scontato per la partita al Menti se non l’1 fisso?
E, invece, il risultato è stato un inatteso 1-1, sigillato per di più dal pareggio raggiunto dal Fiorenzuola al secondo minuto del recupero finale. Pareggio di cui si deve prendere tutta la responsabilità il Vicenza, perchè è stata davvero imperdonabile la bambola difensiva a cui è imputabile il gol facile-facile firmato dal centrocampista 23enne Felice D’Amico, entrato in campo da 20 minuti.
Non so come si possa definire “beffa” questo epilogo della gara: la parola sottintende uno scherzo del destino, una punizione immeritata, una botta di fortuna dell’avversario ma non è questo il caso. Se nell’episodio analogo dell’1-1 all’Euganeo con il Padova una sorta di beffa poteva essere la deviazione di Cuomo sul tiro di Faedo al 96′, stavolta la colpa è tutta umana.
E non si può nemmeno parlare di partita dominata dai biancorossi perchè così non è stato, soprattutto nel primo tempo in cui ha prevalso l’equilibrio e, anzi, il Fiorenzuola ha fatto la sua parte meglio del Vicenza, pur essendo il primo praticamente una under 23 con nove degli undici in campo nati dal 2000 in poi e, il secondo, uno dei top team del campionato con fior di giocatori a disposizione.
I biancorossi hanno obbiettivamente fatto fatica a prevalere sul modesto Fiorenzuola e, quando ci sono riusciti, è stato soprattutto grazie a giocate individuali come quelle dell’indispensabile Della Morte o come certi lanci di prima di Ferrari. A parte questi colpi di classe, il resto della partita del Vicenza non si è mai elevato ai livelli delle prestazioni del ciclo delle cinque vittorie consecutive.
Fuori luogo mi sembra anche spostare l’attenzione e la responsabilità dell’1-1 sull’arbitro. È un vecchio vizio della tifoseria vicentina quello di incolparlo quando i suoi beniamini non centrano il risultato. Adesso hanno cominciato a farlo anche la società e alcuni commentatori, avallando il sospetto di chissà quali trame (di chi?) contro gli amati colori biancorossi. Premesso che gli arbitri di terza serie son lì perchè non meritano categorie superiori (tanto quanto giocatori e allenatori) e, quindi, bisogna accettare l’intero contesto per quel che è, sembra il caso di mettere a fuoco due cose: primo, gli arbitri sbagliano anche a favore del Vicenza ed è opportuno ricordarsi di certi episodi (uno per tutti: l’espulsione di Vallocchia nella partita di Trieste); secondo: accade molto raramente che un arbitro determini il risultato di una gara.
Nel match con il Fiorenzuola il Vicenza ha recriminato per un braccio in area nel finale del primo tempo che Totaro non ha visto o non ha ritenuto di sanzionare. Dalla tribuna non si è visto il fallo e neanche negli highlight è evidente, pertanto è più opportuna una presunzione di correttezza a favore dell’arbitro che, a parte questo episodio, non ha gestito male la gara.
Da sottolineare, infine, alcune situazioni che stanno incidendo negativamente sul rendimento della squadra: il carico di ammonizioni ed espulsioni, il calo di gol segnati (4 nelle altrettante ultime partite) e di palle-gol e la insufficiente disponibilità di rotazioni all’interno della rosa. Vecchi sta facendo un gran lavoro per tenere in linea la squadra ed è apprezzabile la sua duttilità tattica nell’innovare il modulo in funzione dei giocatori a disposizione. Il 3-4-3 del primo tempo (con il debutto di Delle Monache, nella foto) non è stato, però, convincente nella fase offensiva perchè ha tenuto basso Costa, n. 1 negli assist, e l’esuberante movimento di Della Morte non sempre è risultato lucido e produttivo. Il centrocampo senza regista e improntato su due mediani è stato una soluzione necessaria ma non ha giovato alla qualità del gioco.
GIANNI POGGI

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