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LR VICENZA. NEL DERBY UN PAREGGIO E QUALCHE MIGLIORAMENTO MA LA SVOLTA NON C’È STATA

Golemic

Piuttosto che perderlo, meglio pareggiarlo questo derby. Mettiamola così a proposito dell’1-1 fra LR Vicenza e Padova, che è stata una partita scialbetta vissuta più sugli spalti che in campo. Un po’ come quella con la Triestina.
Non si può proprio dire, insomma, che sia stato il big match della giornata dal punto di vista calcistico perchè le due squadre non hanno dato l’impressione di meritare i primi posti per la qualità del gioco, per l’identità e per le individualità, mentre sono state più che dignitose – anche se a sprazzi – per l’agonismo e per la intensità.
Ne è scaturito un confronto per larghi tratti combattuto, che, a un certo punto, il Vicenza sembrava in grado di concludere con una vittoria grazie a un migliore controllo del match e al contemporaneo calo degli ospiti. I quali, però, nel primo tempo avevano collezionato almeno tre palle-gol, un paio delle quali sventate dal portiere del Lane Confente.
Proprio nella fase in cui il Padova non riusciva a cambiare ritmo e a farsi pericoloso, è invece arrivato il pareggio biancoscudato su calcio di rigore. Il fallo era stato di Confente, uscito a respingere di pugno uno spiovente ma che, anzichè il pallone, aveva centrato la testa di un avversario, abbattendolo. Penalty ineccepibile, su cui si sono scatenati bizantinismi fin troppo partigiani e infondati. Un episodio che è costato la vittoria al Vicenza.
Nel bilancio complessivo il pareggio è il risultato giusto perchè i biancorossi non sono riusciti a sfruttare le fasi di prevalenza e le occasioni create e i patavini non hanno mai dato l’impressione di poter vincere il derby ma nemmeno hanno corso più di tanto il rischio di perderlo.
A cose fatte al Vicenza è arrivato solo un punto che serve a ben poco perchè il distacco dalla prima è aumentato (e dieci punti sono davvero tanti) e anche le posizioni di rincalzo sono ben lontane. Resta il fatto che i confronti con due delle tre accreditate concorrenti al primato sono finiti senza sconfitte (ma anche senza vittorie), spostando ancor di più il peso del futuro sulle partite con squadre di più basso livello.
Alcuni miglioramenti si sono visti: la squadra si è mossa con maggior dinamismo e aggressività, la manovra è stata più lineare e verticale, qualche tiro in più del solito c’è stato. È, invece, rimasta la serie di errori che penalizza la costruzione del gioco e la rifinitura, e si è notato ancora il dislivello di rendimento di alcuni giocatori rispetto ad altri.
Diana ha fatto una mossa inattesa (che sia un segnale?) lasciando in panchina Ferrari e lanciando al suo posto Pellegrini, che non ha fatto rimpiangere il titolare per mobilità e continuità ma non è risultato più produttivo dell’argentino in zona gol. Il perdurare del malanno di Rossi ha costretto l’allenatore a riproporre Ronaldo ma l’ex ha fatto meno di quanto ci si aspetterebbe da lui pur non essendo marcato stretto. Gli altri componenti del centrocampo sono stati Cavion, che, come sempre, ha corso tanto ma ha concretizzato poco, e Proia, che anche stavolta non ha lasciato il segno. Come quinti Diana ha utilizzato Costa e Valietti, il primo meno intraprendente del solito e il secondo sorprendentemente efficace nel primo tempo ma calato nella ripresa.
Indisponibili Ierardi e De Maio, il trio dei centrali difensivi (Golemic nella foto dal sito della società) è stato integrato da Sandon, che ha non solo coperto bene il ruolo ma ha anche segnato il gol biancorosso in una delle non poche occasioni in cui era andato a fare la torre in area avversaria.
I cambi operati dall’allenatore vicentino non hanno migliorato le cose e, dopo il pareggio dei padovani, i nuovi entrati non hanno dato quel qualcosa in più che sarebbe servito per portare a casa i tre punti.
Adesso è arrivato il momento di voltar pagina. Si è vicini al primo terzo di campionato e fino all’8 dicembre, quando il Lane ospiterà il Mantova, il calendario non è proibitivo. Ci sono, insomma, le condizioni per riabilitarsi e per far partire la rincorsa.

GIANNI POGGI

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