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CENTENARIO MONTECCHIO CALCIO. FRANCO AGOSTI PROTAGONISTA NEGLI ANNI SETTANTA.

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Arriva nella società, di cui il padre Ovidio è Presidente, all’età di 14 anni e a 16 esordisce in Prima Squadra. L’allenatore lo fa giocare anche se giovane, insieme ad altri coetanei, come Claudio Roverato e Lino Mecenero, secondo l’idea che chi sa giocare deve farlo a prescindere dall’età.
“Allora a Montecchio si partiva dalla categoria Allievi, poi la De Martino, ora Juniores, con l’inserimento di qualcuno della Prima Squadra. Prima di far parte del Montecchio, giocavo nel campo di via Lorenzoni, sempre aperto a tutti, oppure nell’oratorio di San Vitale. Appartenevo a quella zona e come tale non potevo avvicinarmi all’altro oratorio, quello di San Pietro. Poteva accadere solo se un ragazzo di lì mi accompagnava.”
Franco non fa dunque che confermare quell’idea di una realtà divisa, sul calcio, di cui ha parlato Scipione Cornolò, testimoniato anche dal più importante dei tornei negli anni trenta, quello dei Quartieri.
“Ma la società del Montecchio, almeno finché ne ho fatto parte, ha sempre cercato di superare questa competizione. Facevo l’allenatore dei Pulcini e abbiamo organizzato nel 1978 un torneo cittadino che si è ripetuto negli anni, intitolato a Walter Sbicego, giocatore degli anni sessanta, morto prematuramente. Più che al raggiungimento del risultato, si puntava al coinvolgimento dei piccoli delle società locali in nome dell’amicizia e del divertimento.”
A 16 anni il nostro centrocampista con propensione all’attacco, arriva in Prima Squadra, ma prima, ricorda che avrebbe avuto l’opportunità di entrare nelle fila del Vicenza.
“Ogni 19 marzo nel Montecchio si festeggiava la festa dello sport e in quell’occasione si giocava un’amichevole contro il Vicenza. L’allenatore della squadra berica dopo la partita mi chiamò a Vicenza per un provino, insieme a Claudio Roverato che poi entrò a far parte della squadra biancorossa. Io, nonostante la prova fosse risultata positiva, dovetti rinunciare per decisione dei miei familiari secondo i quali dovevo pensare allo studio. Il divieto mi fece molto male: ero veramente arrabbiato, ma a posteriori devo dire che sono stato appagato dagli oltre 14 anni trascorsi a Montecchio .”
Franco racconta di una società che prima di tutto era come una grande famiglia dove ci si dava una mano all’occorrenza. Chi ne era dirigente era pronto a rispondere alle richieste, fossero di denaro da mettere sul tavolo o di aiutare un calciatore ad entrare nel mondo del lavoro.
“Per quel che riguarda i giocatori, tra il 1967 e il 1975 non si percepiva alcun compenso. Ogni domenica ci davano 100 lire per il lavaggio della divisa. I premi partita erano un pacco di camice offerte da Antonio Scalabrin, uno dei dirigenti, o delle cene da Marco, da Scabbio o da Bottella, offerte dal Presidente e dagli altri dirigenti. Per noi era comunque tanto. Due o tre volte all’anno, in occasione di qualche derby, avevamo un premio in denaro, ma parliamo di 5.000 lire al massimo. In quegli anni si è cominciato a giocare nel nuovo stadio di via del Vigo, ma ricordo che all’inizio, siccome continuavamo a perdere, per scaramanzia tornammo i quello di via Lorenzoni per tre quattro domeniche. Nel ’76 siamo retrocessi in Seconda e nel ’77 in Terza.
Le cose non andavano bene e così i vertici della società decisero di dare una svolta e ricostruire la squadra. I dirigenti erano tutti ex giocatori Vittorio Stocchero, Vittorino Trapula, Gianni Dal Maso, Sandro Brunello. Ci fu una specie di rivoluzione. Si sfoltirono le fila e si aprì alle altre società di Montecchio. Due o tre giocatori del Montecchio con il compito di affiancare i giovani provenienti dalle altre società della città il San Pietro, il San Vitale e l’Alte. Si trattava di Lino Mecenero e Roberto Stefanello. Negli anni a seguire arrivò anche Giorgio Nicente, giocatore e segretario, poi divenuto dirigente dell’Alte Calcio. L’allenatore era Marcello Trevisan, per un anno anche portiere, cui subentrerà l’anno successivo Renato Zanotto. Cambiò tutto: Marcello era un tipo tosto che imponeva ritmi di lavoro duri. Fu un bel periodo per i risultati ma anche per le amicizie che vennero a nascere. Il Montecchio continuava ad essere una grande famiglia che si apriva al mondo esterno.”

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1978-79
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1979-80
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Con Trevisan in tre anni si ritorna in Prima e si raggiunge la Promozione: il triplete, tanto celebrato proprio dal presidente Ovidio Agosti. Alla categoria più alta si arriva anche con un’operazione che vede per la prima volta il coinvolgimento di tutte le società calcistiche della città, idea molto cara al Presidente. Questo comportò, però, nuove esigenze, anche nuovi investimenti e anche i rapporti con i giocatori cambiarono. Arrivarono i premi partita e gli acquisti di atleti da fuori e adatti alla categoria superiore.

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Nel 1982, ormai giunto ai trent’anni, Franco conclude la sua carriera ad Alte.
“Mi volle a tutti i costi Giuseppe Galeotto, che mi chiese di mettere a disposizione della US Alte la mia esperienza per far crescere i sui giovani. Per la verità voleva anche vincere il campionato. Non ci riuscimmo, arrivammo quarti, ma fu comunque un’importante esperienza.”
Con Alte Franco lascia il calcio, ma non lo sport. Ha continuato infatti a coltivare la passione per il tennis e lo sci. “Ma il calcio resta il mio sport, fin dall’età di otto, nove anni, quando mi mettevo dietro la porta di Ofelio Carretta durante gli allenamenti per guardare ed imparare da Vittorino Trapula, Walter Sbicego, Mariano e Francesco Ghiotto, Sandro Brunello. Insieme a Gianni Dal Maso sono stati dei veri maestri anche di vita, soprattutto quando, giovanissimo, sono approdato in Prima Squadra.”

Rosanna Frizzo

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