La guerra blocca i campionati di calcio. Molti giovani sono mandati a combattere, altri, i più piccoli, faticano a trovare le motivazioni per giocare. Inoltre gli spazi per farlo vengono requisiti e destinati ad altro.
E’ il caso del campo di via Lorenzoni, il campo del Montecchio calcio, adibito ad orto di guerra per far fronte alle necessità della popolazione prima poi, con l’arrivo dei tedeschi, diventa un parcheggio macchine e mezzi corazzati.
Tramite Leonardo Apolloni , come ci racconta Scipione Cornolò, il campo è subito risistemato. “Recuperavamo il materiale dalle macerie dell’asilo Dolcetta, distrutto dallo scoppio dell’8 maggio e dove morirono venti partigiani. Con le carriole avanti e indietro per colmare le buche e poi livellare. Eravamo in tanti, come me c’era anche Gino Cosaro.”
Così si riprende a giocare, i giovani si ritrovano e formano le squadre, quelle delle contrade, La Vasca, La Fossa, La Valle. Ma è il commendatore Pietro Ceccato a dare avvio alla ripresa dei campionati veri e propri, con la fondazione della sua squadra, la Ceccato.
Sempre Scipione:” Ceccato era un grande appassionato di sport, ma per lui Il calcio doveva servire a far conoscere la sua nuova moto, la brusajachete. Pensava infatti che la squadra di calcio con il nome Ceccato avrebbe fatto conoscere il nuovo motorino”.
Pietro Ceccato, dopo la pausa della guerra ritorna attivo nel tessuto economico di Montecchio, ampliando la produzione, investendo nei nuovi laboratori della MAPA, creando una scuola serale di disegno e avviando l’acquisto di terreni nella zona di Alte, dove sorgerà la sua grande azienda e la frazione che prenderà il suo nome.
Lui. che in gioventù ha partecipato a gare di moto, appassionato di meccanica, sta costruendo il sogno di una grande azienda di progettazione e di costruzione, dotata di tecnici e operai specializzati, formati all’interno dell’azienda stessa. E che ben presto avrebbero avuto anche la possibilità di costruire casa nelle vicinanze della fabbrica, secondo il modello già sperimentato da Alessandro Rossi e Gaetano Marzotto.
Avrebbero avuto anche la loro squadra di calcio e così già nel 46 fornisce la divisa rossonera, mette a disposizione i suoi camion per le trasferte e iscrive la squadra, che porta il suo nome, al campionato di Prima Divisione, torneo regionale. Ci racconta ancora Scipione: ” Quell’anno arrivammo in finale contro Il Minerbe, ma perdemmo per 2-1. Eravamo troppo emozionati e poco abituati a giocare in un campo così grande!”
Chiaramente il calcio di allora non corrispondeva alle attuali categorie.
La squadra per farsi notare aveva bisogno di rinforzi e così, come racconta sempre Scipione, Ceccato si rivolge al suo amico, il conte Roi, presidente del Vicenza calcio per avere alcuni rinforzi.
Il primo è il portiere Dalla Fontana, che in seguito andrà al Torino e smetterà di giocare quando la morte del padre lo costringerà ad assumersi la responsabilità della famiglia. Negli anni successivi arrivano altri calciatori di valore, come Bertotto dal Venezia, Menti e Morbin dal Vicenza, Cocco dal Prato, Merlin dal Palermo e Suppi dalla Fiorentina, come testimonia la foto in ”Montecchio Ritrovata” del nostro compianto amico Nevio Zanni.
GLI ANNI SUCCESSIVI
1950-1951 – 3º nel girone B della Prima Divisione Veneto.
1951-1952 – 1º nel girone D della Prima Divisione Veneto. Promosso in Promozione.
1952-1953 – 5º nel girone A della Promozione Veneto.
1953-1954 – 6º nel girone A della Promozione Veneto.
1954-1955 – Inattività.
Purtroppo il 6 gennaio del ‘56, a seguito di una improvvisa e grave malattia, muore il commendatore Pietro Ceccato. Viene meno dunque chi sostiene le attività della squadra.
1955 – La società riparte come Montecchio Maggiore Calcio.
1955-1956 – 1º posto nel girone D della Seconda Divisione Veneto. Promosso in Prima Divisione.
1956-1957 – 8º nel girone B della Prima Divisione Veneto.
1957-1958 – 9º nel girone B della Prima Divisione Veneto.
1958-1959 – 9º nel girone B della Prima Divisione Veneto.
1959-1960 – 10º nel girone B della Seconda Categoria Veneto.
Di quegli anni tanti i protagonisti da ricordare
Per questa puntata della nostra storia del Montecchio Calcio è doveroso il ricordo Lino Zattera, chiamato “Penelo”, che gioca nella prima formazione denominata Ceccato e trascina verso la Prima Divisione la società denominata Montecchio Maggiore a partire dal 1955.
Il soprannome, come racconta il figlio Alberto, è legato al cognome della mamma che apparteneva alla famiglia Camerra, conosciuta come i “Penelo” perché belli ovvero ”fatti a penelo”.
Nonostante i suoi 33 anni resta un punto di riferimento per la squadra
La prossima settimana l’appuntamento è con Gino Cosaro.