# Tags
blank

AV/AC un incubo lungo dieci anni per città e Sindaco

blank

L’attraversamento di Vicenza con la nuova linea dedicata ai treni Alta Velocità/Alta Capacità è l’incubo dei vicentini e della nuova amministrazione comunale. Le previsioni avvisano che la città dovrà affrontare un decennio di cantieri, mobilità caotica, disagi e ulteriore inquinamento per consentire l’allocamento dei binari per i treni superveloci a fianco di quelli della linea storica. Basteranno dieci anni? Se lo chiedono giustamente i cittadini, che hanno paura di un allungamento delle tempistiche tipico delle opere pubbliche. Non si può dar loro torto per lo scetticismo sugli impegni cronologici presi da RFI e dagli appaltatori dei due Lotti Funzionali, in cui è frazionato il tracciato sul territorio cittadino.

Questa è la terza amministrazione comunale coinvolta nel progetto TAV. Tutto è cominciato con il sindaco Achille Variati che ha lasciato in eredità alcune soluzioni logistiche e funzionali al suo successore Francesco Rucco. Di progetto in progetto si è arrivati a quello definitivo per il Lotto 2, che si conclude alla stazione centrale di Vicenza, che poi tanto definitivo non è perché, entro ristretti limiti, è suscettibile di variazioni sulla scorta delle osservazioni inviate dal Comune nel settembre dello scorso anno. Per il Lotto 3, quello che disegna la linea dalla stazione verso Padova, la situazione è, invece, ancora fluida perché progetti non ce ne sono e tutto è fermo a ipotesi. Ciò non toglie che anche questo tratto sarà impattante sulla città, come e forse anche di più dell’omologo ovest visto che potrebbe comprendere, nella frazione di Settecà, l’ormai famoso “scavalco del montone”, che è un viadotto lungo un chilometro e mezzo e alto al culmine venticinque metri, necessario per trasferire la linea AV/AC a nord di quella storica.

Se il passaggio TAV limitasse il suo impatto al sedime della ferrovia, il problema sarebbe sì pesante ma contenuto. Ma non è così perché la nuova linea è l’occasione per modificare una quota non marginale della viabilità cittadina e della mobilità pubblica. Nuove strade e rotatorie, nuovi ponti, nuovi sovrappassi e sottopassi, una stazione-bis in Fiera, e i fondamentali filobus elettrici che sono parte integrante dello studio di fattibilità dell’opera e che costeranno 36 milioni di euro. Tutto ciò significa cantieri, depositi, parcheggi, alloggi e anche deviazioni e chiusure di strade, e, insomma, tutto quanto comportano queste opere. Dieci anni così? Sì, purtroppo, anche se si stanno cercando tutte le mitigazioni possibili.

E ci vorranno vent’anni (almeno) per passare dal progetto al completamento di un’opera pubblica che si estende per pochi chilometri in lunghezza e che, in sostanza, consiste nella posa di due linee ferroviarie. Non si vuole banalizzare ma, effettivamente, un quinto o un quarto di secolo (nel peggiore dei casi) sembrerebbero in effetti un po’ tantino.

Il sindaco Possamai e la sua Giunta avranno l’ingrato compito di fronteggiare almeno i primi cinque anni del cantiere. Non sarà facile perché è prevedibile che ci sarà una forte tensione sociale davanti ai disagi e alle problematiche che i cittadini dovranno affrontare. Si dovranno coniugare lavori eccezionali con la vita di ogni giorno dei vicentini, difficoltà previste e imprevedibili con le giuste necessità dei residenti. Basta guardare quanto sta succedendo fra Montecchio Maggiore e Altavilla per farsi un’idea di quello che aspetta Vicenza.

blank
Sottoscrivi
Notificami
guest
0 Commenti
Feedbacks in linea
Vedi tutti i commenti

PIU' RECENTI

0
Lascia un commentox