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INSEGNARE LA COSTITUZIONE PER EDUCARE ALLA LEGALITÀ

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Questa domenica scrivo del fatto accaduto in Senato durante l’intervento della Premier in vista del Consiglio Europeo. Il Presidente del Senato saluta, come è solito fare, un gruppo di studenti di un liceo di Roma che sta assistendo alla seduta e, proprio in prima fila, c’è un ragazzino che punta contro la presidente la mano a mo’ di pistola. Una professoressa si accorge e cerca di abbassare il braccio del ragazzo, ma ormai il danno è fatto.
Subito le parole di condanna di La Russa e la convocazione della docente e del ragazzo negli uffici del senatore questore. Seguiranno le scuse e la promessa di provvedimenti disciplinari nei confronti del ragazzo che, veniamo a sapere ha 16 anni, è impegnato politicamente con idee vicine al mondo degli antagonisti. Quindi il gesto sembra voluto, studiato.
Ora, da ex insegnante delle Superiori, specifico non di Liceo, a meno che non ci sia stata un’improvvisa svolta verso l’impegno attivo in politica, la gran parte degli studenti latitano: molti non conoscono le regole base della nostra Costituzione, non distinguono tra i poteri dello Stato e spesso non sanno cosa significhi la parola stessa di democrazia.
Colpa del fatto che per lungo tempo non si è fatta Educazione Civica? Forse! Ma ricordo che quasi tutti i bienni superiori prevedono la disciplina Diritto ed Economia, tuttavia all’Esame di Stato non si sa cosa sia un Decreto Legge.
Perché? Perché questi insegnamenti vengono proposti come contenuti da immagazzinare, utilizzare nelle verifiche e poi dimenticati, invece che considerati valori importanti da far propri per tutta la vita. Così, se vogliamo far crescere dei veri cittadini, si devono richiamare in continuazione con un vero percorso di Educazione alla Legalità, con aperture costanti alla realtà, ai fatti del mondo. In questa direzione vanno alcune importanti iniziative come il Quotidiano in classe, le visite nei tribunali, in carcere o la visita alla Camera o al Senato, appunto. Però al Senato ci si dovrebbe arrivare non perché si fa la gita scolastica a Roma, ma perché si è studiato, si è approfondita la storia del nostro Paese, perché si vuol vedere all’opera chi ci rappresenta e chi ci governa.
Non è dunque -non dovrebbe essere- una visita per tutti! E questo i docenti dovrebbero considerarlo. Al Senato si va se si mostra di essere giovani cittadini consapevoli, rispettosi.
E poi, non perché voglio salvare quel ragazzino, ma provate a pensare al suo gesto. Non è frutto dei tanti video, film o meme che girano in rete? Uno che non ha paura delle conseguenze di un atto così improponibile, non è che per caso non ha la giusta consapevolezza di quello che è giusto e quello che non è ammissibile? D’altra parte se il Presidente del Consiglio chiama “ragazzi” i colleghi onorevoli, un giovane alle prime armi, preso dal fervore rivoluzionario proprio della sua età, avrà pensato, con quel gesto di diventare un eroe!
Morale della storia? Se questa storia ne ha una: i ragazzi vanno seguiti e consigliati in una fase della vita in cui sentono di poter fare tutto, anche se non sanno bene cosa.
Gli adulti, soprattutto quelli che hanno un ruolo istituzionale, dovrebbero assumere “I panni curiali” (Machiavelli docet) ovvero atteggiamenti, comportamenti e linguaggi consoni. Rimpiango i tempi di Ciampi, Spadolini, Nilde Iotti, Tina Anselmi! Voi direte sei “vecchia”! Io rispondo: ”Quelli erano vere donne e veri uomini di Stato!“

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