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LA NOTTE DEI FUOCHI INCROCIATI

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Ne sono successe di cose in questi ultimi giorni! Si sperava che l’arrivo del nuovo anno potesse registrare una scintilla, una lucina di cambiamento. E invece niente! Solo tanti botti, fuochi artificiali nei cieli, tanti! E spari. Vien da chiederci che cosa spinga le persone a spendere così tanto denaro per comprare i cosiddetti botti per spararli in una notte che dovrebbe essere di gioia e di divertimento… E si trasforma invece troppo spesso in una corsa verso l’ospedale.
Anche quest’anno c’è chi è morto, chi è stato ferito, chi ha subito danni permanenti. E tutto perché è obbligo sparare, far saltare in aria più che petardi veri e propri missili.
L’eccitazione della festa? La voglia di buttarsi alle spalle ciò che è stato? L’occasione per una notte di fare ciò che non si può fare? Cui aggiungere che certi comportamenti sono il frutto di una cultura malata di esibizionismo, di machismo, di desiderio di trasgressione.
La stessa trasgressione delle tante piccole frotte di ragazzini che in piazza o lungo le vie si ritrovano a sparare i mortaretti. Accendono le micce e poi scappano quasi impauriti. Hanno deciso di mettersi alla prova e di dimostrare di non avere paura… ma non è ammissibile e lo dovrebbero sapere i genitori che il più delle volte ignorano quanto i figli organizzano. Basterebbe un semplice divieto di uscire!
Quello che invece è assolutamente inaccettabile è che persone adulte partecipino ai veglioni armati di tutto punto, per sparare al cielo, che poi diventa terrazza, stanza, diventa persona e scappa il morto.
Non è servito a nulla che molte amministrazioni, per evitare la notte dei botti, da tempo abbiano emesso ordinanze di divieto e organizzino spettacoli di fuochi d’artificio, perché i “tanti pirotecnici per una notte”, non sono interessati a questi eventi. Loro vogliono sparare, vogliono provare il brivido della miccia che si accende.
E allora vien spontanea una domanda, anche alla luce dell’episodio di Rosazza. Perché questa passione per armi e scoppi? Non bastano quelli veri della guerra in Ucraina o nella Striscia di Gaza? Non insegnano nulla le stragi nei campus americani? Evidentemente no!
Forse perché sparare, avere un’arma rende potente? Dà la sensazione di dominare sull’altro? Che sia così lo dimostra il mercato clandestino di armi e botti o la passione tutta giovanile per un nuovo sport, il softair, vere simulazioni di guerra condotte in gruppo e per le quali si usano repliche di armi da fuoco dette air soft gun che sparano piccoli pallini in plastica.
E se prolificano i siti che vendono le perfette copie di terribili armi da guerra, c’è da stupirsi se la notte di capodanno diventa la notte dei fuochi incrociati?

Rosanna Frizzo

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