
LR VICENZA. NELLA TRASFERTA A NOVARA LA STESSA SQUADRA DELLA COPPA ITALIA?
Il calendario dà una mano all’LR Vicenza, proponendogli per la 16.esima giornata un avversario all’apparenza facile facile, il Novara maglia nera del Girone. Squadra da
Troppo poco la Pro Patria per impensierire l’LR Vicenza, che ci mette del suo per peggiorare la figuraccia che fanno al Menti i bustocchi, ridotti a fare praticamente da sparring partner di un avversario che non solo è più forte nelle individualità ma che approfitta dell’atteggiamento autolesionistico della squadra di Colombo, che gioca moscia e spalancata anzichè fare le ciniche barricate, proficuamente praticate da altre e più realistiche comparse contro le corazzate del Girone.
Forse la Pro si era illusa di poter mettere in difficoltà i biancorossi come cinque giorni prima in Coppa, ma, se era stato così, aveva sbagliato macroscopicamente i suoi calcoli perchè il Vicenza di campionato è ben diverso negli uomini e nello stare in campo. Anche Colombo cambia 9 giocatori su 11 rispetto al martedì della Coppetta e magari s’illude che i suoi titolari tengano botta meglio della nidiata di ventenni e under che pure hanno portato i biancorossi ai supplementari, ma, se così è, la risposta non è quella che si aspetta.
Non si può, con una squadra che alloggia in zona play out, venire al Menti e permettersi di giocarsela non dico alla pari ma, comunque, senza prendere le dovute precauzioni. Chissà, forse la vittoria in trasferta sul Renate e il pareggio a Padova, senza contare il successo a Mantova in Coppa Italia, avevano illuso la Pro di poter ottenere almeno un punto al Menti e, invece, messa alla prova, è naufragata.
Nel bilancio, però, pesano e parecchio, i meriti della squadra di Diana. A cominciare proprio da quelli dell’allenatore che riesce a mettere insieme un trio di centrali difensivi d’emergenza ma affidabilissimo convertendo De Col a braccino destro, posizionando l’eclettico Laezza in mezzo e ottenendo sufficiente sicurezza anche da Sandon. A centrocampo il tecnico è costretto, per mancanza di effettivi, a lanciare come quinto di destra Talarico, che risponde bene dopo le precedenti undici panchine, e preferisce un altro 2002 finora emarginato, Tronchin, al titolare Cavion.
Ma la mossa perfetta di Diana è in attacco, dove posiziona apparentemente come trequartista ma in realtà come terminale della fase offensiva l’altro semipensionato Scarsella (nella foto dal sito della società) che, in realtà, la fa da centravanti grazie a un ottimo senso della posizione, alla abilità nell’inserirsi e a un bel piede quando deve tirare. Due gol e una palla gol sciupata sono la prova che la mossa ha funzionato perfettamente.
Tutta la squadra, comunque, gioca molto meglio del solito, con concentrazione e agonismo, con concretezza e verticalità. Perfino Ronaldo fornisce una prestazione più che sufficiente e si vede che, se il brasiliano è su di giri, la differenza la fa eccome.
Non tutto è andato a meraviglia. Confente, pur raramente chiamato in causa, non ha dato l’impressione di essere nella sua serata migliore; Pellegrini non è riuscito nemmeno stavolta a dare concretezza al suo gioco; Costa ha molto ridimensionato il suo raggio d’azione rispetto al passato (forse per coprire la fascia di Sandon); ma, soprattutto, si è aggravato il “caso Ferrari”. Il capocannoniere dello scorso campionato è finito di nuovo in panchina e non si capisce se è solo un problema di condizione o se c’è sotto qualcos’altro.
GIANNI POGGI
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