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LR VICENZA. UNA PRO PATRIA MODESTA E PRESUNTUOSA ESALTA I BIANCOROSSI

Scarsella

Troppo poco la Pro Patria per impensierire l’LR Vicenza, che ci mette del suo per peggiorare la figuraccia che fanno al Menti i bustocchi, ridotti a fare praticamente da sparring partner di un avversario che non solo è più forte nelle individualità ma che approfitta dell’atteggiamento autolesionistico della squadra di Colombo, che gioca moscia e spalancata anzichè fare le ciniche barricate, proficuamente praticate da altre e più realistiche comparse contro le corazzate del Girone.
Forse la Pro si era illusa di poter mettere in difficoltà i biancorossi come cinque giorni prima in Coppa, ma, se era stato così, aveva sbagliato macroscopicamente i suoi calcoli perchè il Vicenza di campionato è ben diverso negli uomini e nello stare in campo. Anche Colombo cambia 9 giocatori su 11 rispetto al martedì della Coppetta e magari s’illude che i suoi titolari tengano botta meglio della nidiata di ventenni e under che pure hanno portato i biancorossi ai supplementari, ma, se così è, la risposta non è quella che si aspetta.
Non si può, con una squadra che alloggia in zona play out, venire al Menti e permettersi di giocarsela non dico alla pari ma, comunque, senza prendere le dovute precauzioni. Chissà, forse la vittoria in trasferta sul Renate e il pareggio a Padova, senza contare il successo a Mantova in Coppa Italia, avevano illuso la Pro di poter ottenere almeno un punto al Menti e, invece, messa alla prova, è naufragata.
Nel bilancio, però, pesano e parecchio, i meriti della squadra di Diana. A cominciare proprio da quelli dell’allenatore che riesce a mettere insieme un trio di centrali difensivi d’emergenza ma affidabilissimo convertendo De Col a braccino destro, posizionando l’eclettico Laezza in mezzo e ottenendo sufficiente sicurezza anche da Sandon. A centrocampo il tecnico è costretto, per mancanza di effettivi, a lanciare come quinto di destra Talarico, che risponde bene dopo le precedenti undici panchine, e preferisce un altro 2002 finora emarginato, Tronchin, al titolare Cavion.
Ma la mossa perfetta di Diana è in attacco, dove posiziona apparentemente come trequartista ma in realtà come terminale della fase offensiva l’altro semipensionato Scarsella (nella foto dal sito della società) che, in realtà, la fa da centravanti grazie a un ottimo senso della posizione, alla abilità nell’inserirsi e a un bel piede quando deve tirare. Due gol e una palla gol sciupata sono la prova che la mossa ha funzionato perfettamente.
Tutta la squadra, comunque, gioca molto meglio del solito, con concentrazione e agonismo, con concretezza e verticalità. Perfino Ronaldo fornisce una prestazione più che sufficiente e si vede che, se il brasiliano è su di giri, la differenza la fa eccome.
Non tutto è andato a meraviglia. Confente, pur raramente chiamato in causa, non ha dato l’impressione di essere nella sua serata migliore; Pellegrini non è riuscito nemmeno stavolta a dare concretezza al suo gioco; Costa ha molto ridimensionato il suo raggio d’azione rispetto al passato (forse per coprire la fascia di Sandon); ma, soprattutto, si è aggravato il “caso Ferrari”. Il capocannoniere dello scorso campionato è finito di nuovo in panchina e non si capisce se è solo un problema di condizione o se c’è sotto qualcos’altro.

GIANNI POGGI

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