LR VICENZA. LA VIRTUS VERONA TORNA A PERDERE AL MENTI DOPO SEI ANNI
Gigi Fresco, stavolta, l’ha fatta grossa. Ha presunto che la sua Virtus potesse giocarsela alla pari sul campo dell’LR Vicenza e nemmeno nel corso della
Virtus Verona-LR Vicenza era la partita più importante della quarta giornata in virtù del contrapporre la capolista alla seconda in classifica. Si connotava anche come derby fra due venete, ancorchè misconosciuto e non vissuto come tale dai tifosi vicentini che ne riconoscono solo uno, quello con l’Hellas.
Il match ha deluso le aspettative perchè è stato monotono, mal giocato e soporifero e le responsabilità vanno equamente ripartite fra le due squadre. Nè l’una nè l’altra, infatti, è riuscita ad imporre non dico la propria superiorità ma nemmeno il proprio gioco, soprattutto nel corso del primo tempo.
La Virtus ha optato per un atteggiamento prudenziale rinunciando ad affermare velleitariamente un ruolo di capolista di cui è prematuro vantarsi. La squadra allenata da Gigi Fresco si è adattata alla (presunta) superiorità tecnica del Vicenza e, pur senza fare le barricate come il Lumezzane, si è limitata a un controllo attento e puntuale della propria metà campo concedendosi solo qualche sortita offensiva, per lo più affidata alla rivelazione Casarotto, vicentino di Montecchio Maggiore.
Ha molto deluso invece il Vicenza, la cui rosa – secondo la stima del sito specializzato Transfermarkt – vale quasi tre volte quella della Virtus. Anche sull’angusto campo di periferia veronese sono, infatti, emersi i limiti che connotano l’inizio di campionato dei biancorossi: mancanza di identità, gioco lento e ripetitivo, sterilità offensiva. Non funziona quella che doveva essere una delle principali caratteristiche tattiche e cioè la spinta sulle fasce, che, per ora, si vede solo a sinistra mentre, in banda opposta, è pressochè nulla. Non funziona il centrocampo costruttivo e il continuo cambio di giocatori non ha ancora definito il trio migliore. Non funziona l’attacco perchè Ferrari (nella foto del sito della società) non riesce ad avere una condizione adeguata e le punte che gli sono state via via affiancate si sono dimostrate ben poco pericolose.
Sulla difesa, invece, niente da dire perchè, in tutti gli appuntamenti, ha fatto la sua parte e ha lasciato ben poco spazio agli avversari. Qualche sbavatura c’è stata, come in occasione del gol della Virtus, ma errori gravi non ne ha mai fatti.
Nel match contro la capolista, pur dato atto che era turno infrasettimanale (anche per la Virtus, se è per quello), ci si aspettava un’ulteriore crescita della squadra di Diana e la affermazione della sua conclamata superiorità nel girone. Una prestazione, insomma, da prima in classifica, quale avrebbe potuto diventare conquistando i tre punti.
Si è, invece, registrato un passo indietro e il Lane ha giocato il peggior primo tempo di questo campionato consentendo ai veronesi persino di passare in vantaggio. E, dopo il pareggio (su rigore), ben poco ha fatto per girare il risultato a proprio favore.
E non è corretto giustificare l’1-1 finale focalizzandosi sull’episodio del fallo di mano di Demirovic in occasione del gol virtussino, che c’era eccome e che la Var avrebbe sicuramente evidenziato con conseguente annullamento della rete. Ha senz’altro sbagliato l’arbitro, forse mal posizionato e non aiutato dall’assistente, ma è sbagliato il solito piagnisteo che, per di più, fa diventare questo episodio l’unica spiegazione del mancato successo biancorosso.
L’arbitro, nessuno lo dice ma è così, ha sbagliato anche un’altra volta (ma a favore del Vicenza) sempre su un fallo di mano: Fausto Rossi, già ammonito al 20′, pochi minuti dopo toccava la palla con il braccio dopo un contrasto e Centi vedeva il fallo, assegnava punizione ma non sanzionava il regista con un secondo giallo (come da Regolamento) e penalizzava la Virtus con una mancata espulsione.
Dopo la deludente parentesi di metà settimana il Lane resta a due punti dal vertice e conserva intatte le chances di conquistare per la prima volta quest’anno il primato. Pur in presenza di un girone dal livello bassissimo, Diana deve ormai portare a regime il rendimento della squadra e darle una personalità da leader, perchè sennò – prima o poi – gli avversari cominceranno a non aver più inferiority complex e si atteggeranno altrimenti in campo.
GIANNI POGGI
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E’ doveroso invece evidenziare un errore grossolano in merito all’episodio del fallo di mano di Rossi (“non sanzionava il regista con un secondo giallo (come da Regolamento”). Proprio il citato regolamento evidenzia che “Di norma, il fallo di mano viene punito soltanto con un calcio di punizione diretto, (…) quando invece assurge a scorrettezza diventa passibile di provvedimento disciplinare”. Per lo stesso motivo infatti, Cabianca che ha commesso il fallo da rigore su Rolfini non è stato ammonito.