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NEREO SANDRI IL SUPER ARBITRO DA 1000 PARTITE

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Domenica 25 febbraio è stata una giornata speciale per la sezione AIA di Vicenza e in particolare per Nereo Sandri (nella foto il primo a destra), che ha tagliato il traguardo delle 1000 partite arbitrate.
Sandri, Arbitro Effettivo dal 14 dicembre 2002 e per 15 stagioni Assistente in forza al Comitato Regionale Veneto durante le quali ha calcato i più prestigiosi palcoscenici del campionato di Eccellenza, è da sempre un esempio di professionalità e passione per tutti gli associati.
Oltre al costante impegno sul terreno di gioco, non è da meno quello all’interno delle mura sezionali biancorosse: dopo essere stato per due anni componente del Collegio dei Revisori Sezionali, dal 2016 ricopre con grande efficienza il ruolo di Cassiere, tanto che non sono mancati riconoscimenti di rilievo nazionale per l’efficienza del lavoro svolto da lui e dal resto della squadra.
Com’è iniziata la sua esperienza all’interno dell’AIA? Cosa la ha spinto a frequentare il corso arbitri?
Ho iniziato tardi tra i 26 e i 27 anni, un’età non idonea per fare carriera, perché ho la passione per il calcio e ho subìto diversi infortuni quando ero calciatore con il Castelgomberto, con cui ho giocato fino alla Prima Categoria. L’arbitraggio, sport imprescindibile per il mondo del calcio, ma non di contatto era un’opzione più che valida per mantenere viva questa passione, una passione che con il tempo mi aveva portato a vedere sempre con maggior stima e ammirazione la figura del direttore di gara. Gli inizi sono stati tardivi, ma a testimoniare una vocazione giovanile per l’arbitraggio è una fotografia che mi ritrae con il fischietto e il pallone sotto braccio per arbitrare una partita amichevole nella mia contrada.
Il giorno dell’esordio: quali sono state le emozioni e le sensazioni?
Ho esordito a Grantorto in una partita di Esordienti terminata 0-0, accompagnato dall’ex assistente di Serie C Davide Poianella. Nonostante fossi già da un po’ all’interno del mondo del calcio e nonostante avessi già diretto alcune partite all’oratorio, l’emozione per la prima gara ufficiale è stata comunque molto forte perché avevo la possibilità di seguire il gioco da un’altra prospettiva. In quella partita avevo voglia di fare bene, sbagliare il meno possibile e mantenere un clima sereno in campo. Sin dai primi fischi capito che il percorso nel mondo arbitrale sarebbe stato uno dei più importanti della mia vita, che mi avrebbe cambiato a fondo e che mi avrebbe dato grandi soddisfazioni.
Qual è stato il momento più intenso in questi venti anni di arbitraggio?
Uno dei momenti più intensi e che mi ha segnato molto in questi anni è stato il periodo del Covid perché cambiare improvvisamente il mio stile di vita sportivo e dover rinunciare per oltre due anni a questa mia grande passione è stato durissimo. Nonostante le riunioni online infatti mi è mancato il rapporto diretto con gli altri associati, gli allenamenti al polo e i ritrovi post partita. Un momento che ricordo, invece. con molto piacere è invece il ricevimento del Premio Giacomo Nereo Bertoli, riservato all’Arbitro o Assistente Arbitrale già collaudato dall’Organo Tecnico Regionale che abbia dimostrato particolari doti morali e tecniche, spirito di sacrificio ed attaccamento alla Sezione, nella stagione 2015/2016.
Com’è stato il giorno della partita numero 1000?
È stato molto particolare poiché alla mattina sono andato a San Giovanni Ilarione (VR) per fare una gara di Allievi Provinciali. Al termine della partita sono ripartito immediatamente senza mangiare per percorrere i 50 chilometri che mi portavano a Montegalda, dove ero stato designato come Assistente 2 nella gara L.R. Vicenza-Cesena di Allievi Nazionali. Sono stato felice e molto emozionato perchè il destino mi ha portato a fare la gara n. 1000 nel ruolo che più mi si addice e che mi piace, quello dell’assistente arbitrale. L’emozione più forte della millesima gara è stata condividere il mio traguardo con i colleghi della terna (l’arbitro Luca Tonetto di Treviso e l’Assistente 1 Giovanni Visentin, sempre di Vicenza) e bere il caffè assieme nello spogliatoio prima della partita.
Quale messaggio lancerebbe ai giovani, sia per chi sta già arbitrando che per chi potrebbe avvicinarsi al mondo dell’arbitraggio?
A me piacciono molto i modi di dire, i proverbi e, quindi, a questa domanda risponderei con un aforisma invitando ad una piccola riflessione sia i giovani arbitri che chiunque si voglia lanciare in una nuova avventura di qualunque tipo: “il dolore della disciplina è scomodo, ma il dolore del rimpianto è insopportabile”. Vorrei infine ringraziare tutte le persone che in questi anni mi hanno accompagnato e supportato, in particolare la mia famiglia e i Presidenti Sezionali che ho incontrano nel mio percorso: Claudio Catagini, Paolo Vendramin, Piergiorgio Rodighiero, Antonio Barbiero e Ivano Meneguzzo.
GIACOMO CANDONI

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