LR VICENZA. LA VIRTUS VERONA TORNA A PERDERE AL MENTI DOPO SEI ANNI
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Cominciamo con il dare una dimensione alla Pro Sesto, che l’LR Vicenza ha battuto con il risultato di 2-0, centrando la settima vittoria in campionato e la terza del ciclo di novembre. La squadra milanese è in corsa per salvarsi, questo è l’obbiettivo massimo che può ottenere per come è stata costruita nell’ultimo calciomercato, in cui non ha speso quasi un centesimo perchè dei 18 acquisti, 7 sono stati a titolo gratuito e 8 a titolo di prestito e, di questi ultimi, 7 provengono dalle Under 19 di società di Serie A. Una rosa giovanissima, dunque, la cui età media (24,1 anni) è aumentata da quelle del 31enne Toninelli (due stagioni nel Bassano) e del 30enne capitano Gattoni. Nel confronto al Menti, la Pro è scesa in campo con un squadra di ragazzi che, al netto dei due veterani, aveva un’età media di poco più di 21 anni, in cui spiccavano due 2004, altrettanti 2003 e un 2002. Il bello è che, quella schierata da Francesco Parravicini era anche la squadra titolare.
Cosa si può chiedere a una rosa così? La salvezza, appunto, e, magari, un girone di ritorno decente dopo che la linea verde ha fatto un po’ di esperienza. Il riscontro del campo è stato in linea con le aspettative: i milanesi hanno dimostrato ben poca consistenza, in certe fasi sono stati addirittura imbarazzanti per la difficoltà nell’avviare l’azione da dietro, per la pochezza del gioco a centrocampo, financo per la incapacità di fare più di tre passaggi giusti di fila. L’attacco, poi, impalpabile.
Nemmeno contro cotanto avversario il Vicenza è riuscito a dominare per manifesta superiorità. O meglio, è stato superiore nel possesso palla, ma non ha certo brillato (more solito) nella qualità del gioco e nella produttività offensiva, assommando pochi tiri rispetto al gran lavoro necessario a crearli. I biancorossi hanno segnato due gol e perso l’opportunità di farne tre visto che Ronaldo ha tirato talmente male il rigore (concesso per uno sbadato fallo di mano in area del baby Giorgeschi) da farselo addirittura bloccare dal portiere Botti.
Quanto ai due centri vicentini, è corretto ricordare che entrambi sono stati viziati da falli in attacco. Sul primo, la deviazione vincente di Della Morte (nella foto del sito della società) è preceduta da un entrata a gamba tesa di Golemic ad altezza della faccia del portiere della Pro, che non può intercettare il pallone senza essere decapitato. Il VAR non c’è e l’arbitro Madonia non vede il vistosissimo fallo. Il 2-0 è propiziato da una spinta di Greco a Toninelli, che impedisce al terzino di rinviare di testa uno spiovente e mette in condizione Scarsella di dare l’assist a Rolfini. Anche stavolta con il benestare di Madonia, arbitro davvero molto scadente e che, un tempo, sarebbe stato etichettato casalingo.
La Pro Sesto ha fatto ben poco per non perdere il match: nella prima parte del secondo tempo ha accennato una leggera supremazia ed ha sommato anche un paio di palle-gol, sciupate in modo non consono alla categoria, Il Vicenza, delle due in campo, ha senz’altro meritato di vincere ma ha riproposto i difetti e i limiti di sempre. I tre punti così ottenuti danno sostanza a uno dei fattori necessari per rispolverare le chances dei biancorossi di tornare in corsa per la promozione, la continuità di risultati positivi, ma l’altro concomitante fattore (il rallentamento delle prime) per ora non c’è.
Diana sta facendo di tutto per sbloccare la situazione, a cominciare dalla mancanza di riguardo verso alcuni presunti titolari. Ferrari era fuori per squalifica ma lo era anche prima per scelta tecnica, Proia è stato messo in cantina come Cavion, stavolta è andato in panchina anche Ierardi. Contro la Pro hanno giocato tre giovani come Greco, Tronchin e Talarico e, nel turn over degli attaccanti, la scelta è caduta su Rolfini e Della Morte, che hanno, tutti e due, messo la firma sui gol biancorossi.
Tutto questo cambiare è indice della precarietà della conduzione tecnica da parte dell’allenatore, costretto a sconfessare di gara in gara (e spesso anche in corso) le proprie scelte. Sarebbe bello sapere cosa ci sia dietro, perchè è impensabile che Diana non sappia valutare negli allenamenti la forma dei suoi giocatori e la loro capacità di interagire.
GIANNI POGGI
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