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UN’IMPRESA, UNA FAMIGLIA, UNA VITA

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Dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna si dice… Ed è vero! Lo conferma la storia di Anna e Silvano Camerra.
Silvano, purtroppo morto da poco, era il titolare della Ditta Camerra Srl, Bottega Storica di Montecchio fin dal 1960. Ora l’attività è portata avanti dal figlio Nicola che opera nell’ambito dell’impiantistica elettrica, cui affianca la bottega vera e propria per la vendita.
Racconta le vicende dell’attività artigianale e commerciale, la moglie Anna, una bella e simpatica signora, maestra in pensione, ma anche importante supporto della azienda del marito.

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Anna Camerra

“Silvano lavorava come elettricista presso la Ditta Pellizzari, ma nel 1960 pensò di avviare un’attività tutta sua. Erano gli anni del boom economico, ovunque si costruiva, così lui pensò di aprire un negozio di materiale elettrico, piccoli elettrodomestici e contemporaneamente offrire il servizio di elettricista a domicilio o per le imprese. Io lo sostenni, perché, anche se ci conoscevamo da poco, sapevo quanto ci tenesse e quanto fosse bravo. Prese il negozio di merceria, lasciato da una anziana signora in via Conti Gualdo, di fronte all’abitazione del prof. Schiavo, e partì coinvolgendo nell’impresa anche la sorella che era operaia nella Boschetti Marmellate, ma non era molto motivata e soffriva l’ambiente di lavoro. Insieme sono partiti vendendo lampadari, lampadine, interruttori, ma anche offrendo piccoli servizi nelle case dei privati. Nel 1964, il negozio si trasferì in corso Matteotti, nei locali che erano della signora Zora, la zia di Lauretana Carletti, e lì ci ampliammo con gli elettrodomestici. Intanto Silvano riparava frigoriferi e lavatrici, ma la sua attenzione era tutta per l’impiantistica. Lo stesso anno ci sposammo e andammo a vivere sopra il negozio. In quel periodo cominciavo ad insegnare, il sogno al quale non avrei mai rinunciato e Silvano lo capì, anche se avrebbe voluto che io lavorassi con lui. Dopo otto anni di girovagare per la provincia, arrivai alla Manzoni di Montecchio e lì conclusi la mia carriera trent’anni dopo. Comunque ho sempre collaborato, sono sempre stata a disposizione dell’azienda che intanto cresceva e nel 1974 ci siamo trasferiti nell’attuale sede, che è poi diventata anche la nostra abitazione.”
Più spazio per il negozio, ma anche per il magazzino, per le attrezzature, per i veicoli con la scritta Camerra, quelli usati dai collaboratori e dagli operai che si spostano nei vari punti di lavoro siano essi abitazioni private, laboratori piuttosto che centri commerciali, officine o fabbriche.
Anna infatti spiega che il marito è sempre stato attirato dall’impiantistica industriale e, come lui, il figlio Nicola, che ha frequentato a suo tempo l’istituto Rossi e poi, per volontà del papà, è andato a perfezionarsi in Germania. Oggi con lui l’azienda progetta e installa in tutto l’Ovest Vicentino. Per la cronaca, dalla azienda dipende tutta l’illuminazione e il sistema elettrico del nuovo Tosano di Alte, ma anche di quello di Cornedo.
E’ l’attenzione per l’impiantistica che ha permesso all’impresa di famiglia di superare la crisi legata alla nascita dei grossi centri commerciali. Dal momento in cui sono comparsi questi grandi negozi specializzati nelle vendite su larga scala di elettrodomestici, telefonia e device i negozi di quartiere hanno segnato il passo. “Se avessimo soltanto il negozio ora avremmo già chiuso. Teniamo ancora qualche elettrodomestico giusto per i nostri clienti storici, i residenti del quartiere che da noi hanno comprato prima la radio, poi il frigorifero, il televisore e la lavatrice. Ma per quanto siano fedeli, non possono cambiare televisore ogni anno. Il negozio comunque risponde a richieste quotidiane, come insegnare a sistemare un interruttore o acquistare la lampadina giusta. Rimane invece ancora la vendita di materiale elettrico per operatori del settore.”
Sono 18 i dipendenti del team Camerra, anche molto giovani, come Andrea, addetto al negozio, che ha conosciuto l’azienda grazie all’attività di Alternanza Scuola Lavoro e poi, conseguita la maturità, è stato assunto. Ma c’è anche chi, in pensione dopo 42 anni ininterrotti di lavoro alle vendite, ha chiesto di ritornare con un part time. Si tratta della signora Olivetta che considera l’azienda come la sua seconda casa: “Qui si sta bene, si lavora in un contesto dove tutti si conoscono, non c’è stress.”
“Era l’obiettivo di Silvano quello di creare un ambiente di lavoro sereno, dove regnasse la collaborazione, la solidarietà. Per questo aveva accolto la sorella e poi si è affidato a Davide Cecconato con il quale ha instaurato un rapporto che andava ben al di là della collaborazione professionale. Il rispetto per tutti ha sempre caratterizzato il suo modo di operare e in questo lo segue anche mio figlio che con gli operai ha sempre un ottimo rapporto”.
Anna ha visto cambiare Montecchio: “Sono passati i tempi in cui Corso Matteotti era come corso Palladio a Vicenza ed era anche difficile trovare locali adeguati alle esigenze della ditta, perché gli spazi commerciali erano tutti occupati. Per questo ci siamo spostati in via Madonnetta e alla lunga è stato meglio, perché l’attività è cresciuta e avevamo sempre più bisogno di spazio.”
E tutto per merito di un uomo con il quale ha condiviso i successi ma anche le difficoltà.
“C’è stato un momento assai difficile per noi nell’85, quando a Silvano fu diagnosticato un tumore intestinale. Lui non lo seppe mai, perché decisi che era meglio così: Silvano non lo avrebbe accettato e si sarebbe lasciato andare. Così, in accordo con l’amico Davide, spiegammo che si trattava di occlusione intestinale. Fu operato per tempo, la massa era circoscritta e guarì, anzi tornò molto presto al lavoro. Per me fu comunque un momento difficilissimo anche perché il figlio stava facendo il servizio militare e mi trovai praticamente sola. Il momento più bello per noi è stato il trasferimento in questo negozio, ma anche il riconoscimento come “Maestro Artigiano” per mano del ministro del Lavoro Treu.

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Il ministro del Lavoro Treu premia Silvano Camerra
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Silvano è stato un vero maestro nel suo campo e da bravo insegnante ha cercato di trasmettere le sue competenze ai tanti ragazzi che ha accolto in bottega. Pensi che ben trenta suoi giovani dipendenti, dopo aver lavorato con lui, hanno avviato una loro attività e in questo li aiutava, li indirizzava. Per tutti aveva un consiglio, non era geloso, anzi!”
Con Silvano, Anna ha festeggiato tanti momenti belli, la nascita dei figli, i loro successi negli studi e nella professione, il nuovo negozio, la nuova abitazione, l’arrivo delle nipoti, ormai grandi, ma su tutti e tutto domina la figura di suo marito Silvano: “Di lui non posso che dire che era un uomo coerente, giusto, generoso, pieno di umanità aperto agli altri e alle nuove esperienze. Grazie a questo abbiamo superato le difficoltà e abbiamo costruito ciò che oggi mio figlio porta avanti sulla scia lasciata dal padre.”

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Anna e Silvano al 50* di matrimonio

Di Montecchio, lei che Montecchiana non è, dice che una realtà chiusa in se stessa: “Trovo che Alte Ceccato sia molto più dinamica e lo era anche ai tempi di Corso Matteotti pieno di negozi e di vita. E poi c’è un episodio che voglio raccontare e che dà la misura di quella che è la mentalità qui da noi. Ero appena sposata e andai da una fruttivendola lungo il corso. Una signora che stava facendo la spesa mi salutò con gentilezza e mi chiese chi fossi, perché non mi aveva mai visto. Risposi che ero la moglie di Silvano. Ma intervenne la fruttivendola che aggiunse: ‘Eh, sì, ma è una foresta!’ Cioè non ero nata a Montecchio. Questa risposta mi ha irritato e non l’ho mai dimenticata.” Per la cronaca, la signora è di Sovizzo.

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