Vicenza, città di storia e bellezza, si ritrova oggi al centro di una riflessione che tocca il cuore del suo presente e del suo futuro. Se da un lato conserva la sua vocazione culturale, ospitando eventi come Vicenza Jazz che ogni anno anima il centro storico con suoni dal mondo, dall’altro fatica a conciliare il desiderio di vitalità con le esigenze di una popolazione sempre più anziana.
È accaduto un venerdì sera: un concerto jazz nella suggestiva piazzetta Parise, a due passi da Piazza dei Signori, è interrotto intorno alle 22 a causa delle proteste dei residenti per la musica ritenuta troppo alta. Eppure, l’evento era autorizzato fino alle 22.30 e inserito nel calendario ufficiale del festival. L’intervento della polizia locale, sollecitata da alcune telefonate, ha imposto la chiusura anticipata della serata. Un episodio che, seppur isolato, è indicativo di un clima più ampio: quello di una città dove l’espressione culturale rischia di essere soffocata da una crescente intolleranza verso il rumore, il movimento, la giovinezza.
E non è solo una sensazione. A confermarlo sono i dati pubblicati dal Sole 24 Ore sulla qualità della vita 2025, che misurano il benessere nelle province italiane per fasce d’età. Vicenza ottiene buoni risultati per anziani e bambini – rispettivamente settimo e decimo posto – ma scivola al 61° posto nella classifica dedicata ai giovani tra i 18 e i 34 anni. Un dato che preoccupa, soprattutto considerando che nei prossimi dieci anni la popolazione locale è destinata a invecchiare ulteriormente, accentuando il divario generazionale.
Vicenza appare dunque come una città che si prende cura del passato, ma che fatica a immaginare – e ad accogliere – il futuro. I giovani sembrano avere sempre meno spazi, meno occasioni, meno voce. E quando la cultura prova a emergere, anche solo con un po’ di musica in una sera d’estate, viene zittita.
Ma davvero il silenzio è la sola risposta che questa città vuole dare al domani?
EMANUELE RIVELLINO