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VICENZA JAZZ 2025. GIORNO 8. BACÀN STRAIGHT-AHEAD

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Nel ricco mosaico linguistico del Veneto, poche parole brillano con l’irriverente carisma di bacàn. Pronunciata con quella cadenza strascicata che sa di spritz al tramonto e calli veneziane, bacàn è molto più di un semplice termine: è un atteggiamento, un manifesto culturale, un modo di stare al mondo che coniuga spavalderia, charme e un pizzico di autoironia. Non è solo rumore, come da stretta definizione di vocabolario, è un suono portato e portante, un accento, un incedere. L’associazione Bacàn dice, nel suo breve ma chiaro manifesto d’intenti, di essere un “luogo di incontro per i musicisti, una vetrina per i loro talenti, una fucina di nuove opportunità e un propulsore di informazioni”. Il ruolo che svolge Bacàn dentro al Vicenza Jazz è fondamentale e va sottolineato e riconosciuto con forza. Porta proposte assolutamente mai banali e non si occupa solo di quello che solitamente si definisce “off” ma è una sorta di festival nel festival, e gli appuntamenti griffati Bacàn sono sinonimo di ricerca e qualità. Come quello di oggi, con i Gogoducks, gruppo friulano che ha stupito i presenti con un set eccentrico e originale. La batterista Francesca Remigi è stata prima premiata come miglior compositrice per l’Olimpico Jazz Contest nella sezione Nuovi Linguaggi. Ed è infatti una batterista incredibile dal talento enorme e sicuramente ne sentiremo parlare molto. Il concerto dei Gogoducks è stata un’immersione multisensoriale accompagnata da immagini proiettate e un’estetica visiva total white dal sapore alieno.

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