
VICENZA JAZZ 2025. GIORNO 9. MEZZANOTTE NEL GIARDINO DEL BENE E DEL MALE
La notte è nera come polvere di carbone, e il cimitero è silenzioso, troppo silenzioso, come se il mondo stesse trattenendo il fiato, in attesa
In questi giorni al cinema Odeon, nel programma degli eventi dislocati in città, è in programmazione One to One – John and Yoko, uno di quei film che sembrano usciti da una bobina dimenticata in soffitta, tra un numero di Rolling Stone del ’71 e una vecchia locandina del Fillmore East. È documento e confessione, liturgia hippie e guerra dei nervi tra privato e pubblico. Qui John Lennon non è il Beatle beatificato e neanche l’eroe solo di Plastic Ono Band: è un uomo in cammino, spesso smarrito, alla ricerca di una voce nuova nel frastuono post-‘60. Yoko Ono, musa e strega metropolitana, lo accompagna in un viaggio che è politico e sonoro, pieno di tensioni, registratori e sorrisi complici. Il film gira attorno al leggendario concerto del 1972 al Madison Square Garden che fu sì beneficenza, ma anche manifesto e addio: il rock che cercava di diventare altro, e forse per questo si perdeva. La regia lascia che siano le immagini a raccontare: non c’è retorica, ma molto pathos, e quella grana sporca, analogica, che puzza ancora di bobine d’epoca e sigarette rollate. La musica? Alterna. Ma anche quando non è perfetta, è vera. Lennon con la voce che scoppia su Cold Turkey dice molto più di cento interviste. In definitiva, un film imperfetto, come dev’essere ogni opera sincera. Non è un film su John e Yoko, ma su quello che resta di noi dopo che la musica ha provato a cambiarci.
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