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UCRAINA. MATTEO DALLA VECCHIA VOLONTARIO VICENTINO: LE SIRENE ANTI BOMBARDAMENTO SUONANO FINO A CINQUE VOLTE AL GIORNO

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«Di fronte a me c’è un prato con alcune trincee per difendere la città in caso di un attacco via terra. Fino a poco tempo fa però questo spazio era quello di un parco giochi. Tutto intorno grigio, neve e alti condomini sovietici». Le parole sono di Matteo Dalla Vecchia, volontario impegnato in Ucraina con l’Operazione Colomba, Corpo nonviolento di pace dell’associazione Papa Giovanni XXIII. Dalla Vecchia, 22 anni, residente a Vicenza nel quartiere di San Pio X, è arrivato a Odessa in pullman dopo essere atterrato in Moldavia il 31 gennaio. Nello stesso giorno, come racconta, «un missile lanciato dal mar Nero ha colpito un’area residenziale poco distante da dove mi trovavo». Dalla capitale dell’omonima regione il trasferimento 130 chilometri verso nord-est a Mykolayiv. Qui si trova infatti la sede dell’Operazione Colomba che durante la settimana opera nella città, mentre nel fine settimana è attiva a Kherson, riconquistata dagli ucraini nel novembre 2022 dopo essere stata occupata dai russi negli otto mesi precedenti. In entrambi i paesi, come racconta Dalla Vecchia, il sottofondo costante è quello degli allarmi che preannunciano possibili attacchi aerei: «A Mykolayiv le sirene anti bombardamento suonano fino a cinque volte al giorno, mentre i missili colpiscono effettivamente ogni due giorni. La situazione a Kherson è invece più critica dal momento che qui le incursioni russe sono una costante quotidiana e colpiscono non solo contro edifici militari, ma anche zone residenziali».
Uno dei momenti più critici è stato tra sabato 15 e domenica 16 febbraio: «Cinque droni hanno colpito sia il centro storico sia una centrale per il riscaldamento di Mykolayiv. Al momento il 40% della città, che ha 400mila abitanti, è senza riscaldamento. Si tratta di un problema rilevante perché durante la notte la temperatura può arrivare fino a -16 gradi e anche durante il giorno non supera mai lo zero».
Tra gli obiettivi dell’Operazione Colomba, con cui Dalla Vecchia era stato impegnato in un campo profughi siriano in Libano tra ottobre e dicembre 2023, c’è quello di alleggerire la vita quotidiana delle persone coinvolte nel conflitto: «A volte ci dimentichiamo che nelle guerre ci sono sempre dei civili, che pagano poi le conseguenze maggiori. Uno dei nostri propositi è dunque quello sia di aiutare concretamente sia anche solo attraverso la semplice presenza fisica: in questo modo combattiamo la guerra in maniera non violenta». Dal punto di vista pratico i volontari con cui collabora Dalla Vecchia distribuiscono circa 500 pasti al giorno, curano la gestione di un centro logistico in cui sono immagazzinati generi alimentari e vestiti e svolgono altri lavori manuali a beneficio della popolazione: «L’acqua potabile è una grande criticità e per questo motivo abbiamo iniziato la costruzione di alcuni pozzi, uno dei quali è stato però attaccato da un drone prima di essere completato». Il giovane vicentino ha però notato anche un’altra mancanza, indicativa dello stato d’animo delle persone: «Per le strade ho visto pochissimi sorrisi e più la guerra va avanti più si fa fatica a sorridere, inoltre molti bambini che in situazioni come queste portano sempre positività e spensieratezza sono stati fatti evacuare verso zone più sicure».
Dalla Vecchia dovrebbe rientrare a Vicenza tra qualche giorno, portando con sé in particolare un aspetto di quest’esperienza: «Mi ricorderò per sempre i volti di chi ho aiutato. In Italia siamo abituati a leggere i numeri di morti e feriti, solo quando si incontrano da vicino le facce delle persone si comprende la sofferenza che vivono e la crudeltà del conflitto».

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