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REGIONALI 2025. LA CAMPAGNA ELETTORALE UN PO’ MOSCIA DEI DUE SCHIERAMENTI NELLA COMUNE LINEA DEL FAIR PLAY E DELLA MODERAZIONE

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Tre settimane giuste all’apertura delle urne e la campagna elettorale in Veneto non decolla. La fase della presentazione agli elettori delle liste è finita ma c’è qualcuno che la sta ancora facendo pur essendo passata una settimana dal deposito nelle cancellerie dei Tribunali.
Sicuramente è rimasto deluso chi si aspettava fuoco e fiamme dai partiti della coalizione di Centrodestra per recuperare il tempo perduto dopo le more della decisione sulla spettanza del candidato presidente e, invece, è un movimento lento quello scelto da Fratelli, Forzitaliani e perfino dai Leghisti, che sono stati i più danneggiati dalle lungaggini romane. Anche da Noi Moderati e da UDC, gli altri due petali del Bianco Fiore edizione Ventunesimo Secolo, non provengono segni significativi di attivismo, ma – si sa – le mosse importanti toccano prima ai parenti ricchi.
Il candidato presidente Alberto Stefani, dopo l’esordio trionfale al Geox patavino in cui non ha trovato di meglio che esporre come punti di forza del suo programma elettorale alcuni progetti di legge lanciati dall’opposizione nella legislatura uscente, continua la sua campagna dai toni tutt’altro che tipicamente leghisti all’insegna del fair play e di una moderazione un po’ anonima più da Zaia che da Bossi. Un duro da esibire la Lega ce l’avrebbe, il generalone Vannacci, che ne è vicesegretario nazionale, ma va usato con parsimonia sia perchè un po’ impaurisce gli elettori veneti del Leon sia perchè non sarebbe carino che un parigrado di Stefani nell’organigramma della direzione sbarchi nel territorio della Serenissima a fargli concorrenza. Solo uno è legittimato a farlo, Matteo Salvini, e farà la sua parte negli ultimi giorni.
E Zaia? Che fine ha fatto il Doge? La Legge sulla par condicio gli nega lo spazio sui media che è stato il suo palcoscenico soprattutto dalla pandemia in poi ma il presidente più amato dagli italiani, che è il capolista della Lega in tutti i collegi, è pressochè svanito dallo scenario politico. Eppure dovrebbe essere il più attivo e onnipresente visto che gli hanno affibbiato il compito di fare da traino di tutte le liste provinciali del Leon, non essendocene più una con il suo nome, a cui è pure stato negato uno spazietto nel logo.
Sembra più agguerrito Flavio Tosi, leader di Forza Italia in regione, che vuole portare gli eredi di Silvio Berlusconi a un risultato elettorale il più vicino a quello della Lega, mentre i Fratelli non si dannano più di tanto, sicuri come sono che almeno un trentello lo portano a casa di pura rendita e già pensano a assessorati, presidenze e direzioni.
Il gruppone di Centrosinistra è un laboratorio politico perchè comprende di tutto e di più, dal Centro alla Sinistra estrema, ma la facciata è compatta: sostegno senza se e senza ma a Giovanni Manildo (nella foto), punto d’equilibrio fra programmi e posizioni declinati in modo normalmente ben diverso ma che si sono cementificati nell’occasione su punti condivisi senza riserve. Diversamente dall’altro schieramento qui c’è un solo uomo al comando e tutti gli altri si sono adeguati a fare da spalla, e bisogna riconoscere che lo stanno facendo davvero bene: nessuno cerca l’occasione per primeggiare o anche solo per metter fuori la testa e, quando arriva Manildo, l’impressione è sempre quella di un’assoluta coesione a prescindere dal contesto. La linea è stata studiata bene e, per ora, realizzata altrettanto e si vedrà se l’approccio terra terra e casa per casa riuscirà a riportare all’ovile qualche orfano di Zaia e a convincere a votare i delusi o gli scoraggiati dopo i ripetuti flop dell’area progressista.
GIANNI POGGI

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