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POLITICA. LO STALLO DOPO LE ELEZIONI

Possamai

Dopo le elezioni dell’8 e 9 giugno e i successivi ballottaggi la politica locale è entrata in una fase di stallo, che può anche essere fisiologica dopo la volata per conquistare comuni e seggi europei e magari pure necessaria per consentire gli assestamenti amministrativi e i subentri nei posti lasciati liberi dagli eletti in altre sedi. Anche la politica, poi, frena in vista di agosto e, se non ci sono emergenze, ci si occupa solo dell’ordinario.
In Veneto la stimolante competizione all’interno del Centrodestra, che ha animato la campagna elettorale, ha lasciato il posto a un pacioso statu quo, anche perchè i risultati delle urne hanno cambiato marginalmente gli equilibri pre elettorali e le sfide vere sono rimandate al confronto per il rinnovo della amministrazione regionale, calendarizzato fra un anno.
Nella nuova pax politica si è ambientato senza indugi il presidente Zaia, che ha ripreso a macinare chilometri sulle strade venete rinnovando la consuetudine con inaugurazioni a destra e a manca, in ciò imitato dai suoi assessori. Il Doge, senza emergenze e con l’Autonomia ormai cantierata, deve affidarsi al presenzialismo per mantenere il gradimento dell’elettorato.
Sulla scena manca, eccome, Elena Donazzan, traslocata al Parlamento europeo, che si distingueva per uscite originali e vivacizzanti tali da rompere la egemonia comunicativa della Lega. L’ex assessora di Pove del Grappa ora ha dovuto spostare la sua attenzione alle politiche continentali e, a Bruxelles, è entrata in gioco a gamba tesa, al seguito della sua leader Meloni, nella rielezione di Ursula von der Layen associandosi al no dei Fratelli d’Italia del gruppo Patrioti.
L’opposizione sui banchi di Palazzo Ferro Fini si è ricollocata nella tradizionale posizione marginale, anche se i temi su cui battersi sarebbero tanti e importanti: Olimpiadi cortinesi, consumo del suolo, Pedemontane e Vie del Mare, inquinamento di aria e acque, bacini di laminazione latitanti, eccetera.
Il Partito Democratico, che pur non è uscito male dalle regionali, è sempre alla ricerca del candidato giusto da opporre a quello che surrogherà l’ineleggibile Zaia. L’occasione è storica e i dem veneti devono darsi una mossa. Ci si aspettava qualcosa di più da AVSI, che ha intercettato alle europee il voto di una nuova coscienza ecologista in Regione, ma per ora non si è visto molto.
A Vicenza il clima politico si è addormentato. Ormai c’è una cristallizzazione nel gioco delle parti: da un lato, il sindaco Possamai (nella foto)e la sua giunta stanno lavorando e sfornano quasi quotidianamente progetti e iniziative, ma danno l’impressione di non riuscire a varare qualcosa di significativo anche se ormai è passato un anno dall’entrata in carica. Dall’altro lato, l’opposizione è estenuante nell’utilizzare qualsiasi argomento, anche quelli che proprio non si possono collegare all’amministrazione, per attaccarla a testa bassa e polemicamente. Da quelli che, per cinque anni, hanno sempre e sistematicamente dato la colpa di tutto a chi li aveva preceduti, ci si poteva aspettare un modo di fare opposizione più alto e qualitativo. Tampinare, come stanno facendo, l’amministrazione, oltre ad annoiare i cittadini, non è servito a molto visto che il gradimento di Possamai è cresciuto, stando al Governance Poll 2024 del Sole 24 Ore.
Da settembre ci si aspetta un salto di qualità nella vita politica cittadina, perchè è impossibile andare avanti per altri quattro anni con questo noioso gioco delle parti.
Un po’ di vivacità dovrebbe, invece, arrivare dal rinnovo del Consiglio provinciale. Non sarà facile ricomporre il complesso giro di alleanze atipiche, che ha portato l’anno scorso alla elezione del presidente Nardin e i conclavi che precederanno le votazioni in questa elezione di secondo livello potrebbero portare a un consiglio non sintonizzato con la maggioranza che lo ha eletto.
GIANNI POGGI

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