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PFAS. ASSOCIAZIONI COMITATI E CGIL MANIFESTANO DAVANTI AL TRIBUNALE DI VICENZA. OBBIETTIVO: RIPORTARE L’ATTENZIONE SULL’INQUINAMENTO E SUL PROCESSO

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Nell’area prospiciente l’ingresso del Tribunale di Vicenza a Borgo Berga si sono riunite nove sigle fra associazioni e comitati per riportare l’attenzione sull’inquinamento ambientale dei PFAS prodotti nello stabilimento Miteni di Trissino e sullo sviluppo del processo penale in corso avanti la Corte d’Assise nei confronti di 15 imputati e giunto da pochi giorni al termine della fase dibattimentale.
Mamme No PFAS, Italia Nostra, Legambiente, CGIL Veneto, ISDE, Rete GAS vicentina, Cillsa, Il Mondo di Irene e Medicina Democratica hanno tenuto una conferenza stampa.
“Auspichiamo – denunciano in un documento comune – che il procedimento giudiziario si concluda in tempo utile per accertare e sanzionare le eventuali responsabilità, evitando di cadere nel rischio di prescrizione relativo ai diversi reati contestati. Ma al momento restano irrisolte alcune criticità che meritano risposta. Sono nodi da dipanare dato che la situazione della contaminazione è ben lontana dall’essere risolta e il silenzio rischia di avvolgere un disastro ambientale di portata epocale”.
“Registriamo poca trasparenza – prosegue la denuncia – circa lo stato della bonifica, sia per il terreno sia per la falda. Oltre ai tavoli istituzionali, nella recente audizione in Commissione parlamentare è emersa l’esistenza di un ulteriore Tavolo di cui non si conosce né la composizione, né i contenuti discussi. Perché non è dato sapere nulla dei lavori di questi Tavoli in cui si sta discutendo della bonifica, di chi vi partecipa e di quale sia l’oggetto di queste discussioni?”.
“La bonifica – prosegue la denuncia – non è ancora iniziata e neppure la messa in sicurezza del sito ex Miteni è stata realizzata. Abbiamo notizia di conferenze dei servizi, riunioni tecniche e ricorsi al TAR che allontanano nel tempo le soluzioni. Per quale motivo ad oggi non si ha notizia dell’avvio di un’indagine per omessa bonifica, che pur costituisce un reato gravemente punito dalla legge?”.
I firmatari chiedono anche “a che punto sono le indagini epidemiologiche e quali sono le ragioni per le quali allo studio di mortalità nella popolazione veneta, condotto dal professor Biggeri, non è stato dato adeguato riscontro e seguito in termini di misure conseguenti? Perché non si aggiornano i dati epidemiologici dello studio sui lavoratori Miteni a 5 anni di distanza dalla ricerca Girardi-Merler per cercare risposte scientifiche agli impatti della contaminazione? È una questione di costi o di volontà politica?”.
“Visto il perdurare del rilascio di sostanze PFAS in falda – aggiungono -, perché la Regione Veneto non
aggiorna la mappa delle zone impattate, andando a ricomprendere nuove aree toccate dalle dinamiche di falda? Perché non vengono disposti campionamenti sui terreni per una definizione più precisa della portata dell’inquinamento chimico prodotto? È possibile conoscere se sono pronti gli esiti dei nuovi campionamenti degli alimenti per evitare ulteriori fonti di esposizione e tutelare i consumatori e la popolazione?”.
Sotto il profilo sanitario, il documento chiede: “non sarebbe utile e opportuno, a discrezione dei medici curanti, poter chiedere per pazienti vulnerabili o potenzialmente molto esposti il dosaggio dei PFAS nel sangue? Nelle ULSS 8 Berica e 9 Scaligera risultano sopra soglia per il PFOA ben 16.222 individui. Quali misure ulteriori di intervento si intendono prendere per affrontare questa emergenza sanitaria? È possibile sapere se sono disponibili dati aggiornati di ARPAV sulle acque irrigue dei terreni agricoli al fine di implementare efficaci misure di prevenzione e limitare l’esposizione e la portata della contaminazione già in essere nonché ulteriori danni ad agricoltori e allevatori?”.
GIANNI POGGI




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