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Le iniziative extra classe che le scuole mettono in campo per i loro studenti hanno tutte lo scopo di offrire conoscenza, opportunità diverse di approfondimento e di studio, esperienza. In ogni caso questi momenti lasciano sempre qualcosa di importante ai ragazzi, come afferma la dirigente Antonella Sperotto, da sempre molto impegnata ad accogliere novità ed occasioni di crescita per i suoi allievi.
Ed è quello che è successo venerdì 18 ottobre nell’aula magna dell’IIS Ceccato di Montecchio Maggiore.
Grazie all’interessamento della presidente della Proloco locale, Ornella Vezzaro, è arrivato nella scuola intitolata al primo cibernetico italiano, un noto giornalista, vice direttore del tg 5, Andrea Pamparana, accompagnato dalla nipote di Silvio Ceccato, la signora Riccarda Silicani, che ha aperto l’incontro ricordandolo lo zio e raccontando di quanto fossero state importanti per lei le giornate trascorse nella Casa Rossa, sulla collina di Montecchio. Lui si divertiva a proporre giochi di parole, veri esperimenti per quello che era il suo cammino di filosofo e studioso della mente umana e dei percorsi del pensiero.
Ricorda Riccarda la frase che accompagna il cammino degli studenti del Ceccato: “Non c’è gioia più grande del sentire la propria mente che si espande”, perché è così che si conosce, si amplia il proprio orizzonte. Ma ricorda anche che suo zio diceva di far incontrare i ragazzi con l’eccezione, perché di normalità è piena la vita. Dall’eccezione nascono le idee, quelle che messe insieme creano la cultura e la conoscenza. Ma fondamentale è trasmettere l’idea di futuro, quel futuro che a tutte le età è il motore dell’esistenza stessa.
Conoscere significa non cadere nella trappola delle Fake news, tema della mattinata, ma conoscere Silvio Ceccato aiuta anche ad approcciarsi all’intelligenza artificiale, tutto si intreccia, tutto è connesso.
Andrea Pamparana, che di cose da raccontare ne ha tante grazie ad una lunga carriera giornalistica, centrata sui grandi fatti dell’attualità, a partire dal terrorismo, Mani Pulite, il caso Orlando, è convinto che partire da aneddoti sia la strada giusta per cogliere il nocciolo delle questioni e così per introdurre il tema fake news parte dagli Scribi della Mesopotamia che incidevano tavolette di cera per compilare liste di prodotti, di merce: questa la prima forma di comunicazione scritta che era informazione e poi veniva conservata, archiviata. Passa molto tempo prima che l’informazione diventi racconto scritto, biblico o epico, poesia. Ma anche nel caso del racconto dei Testi Sacri, ciò che è stato scritto racconta in parte la verità e quindi oggi vanno interpretati.
Così è per le fake new. Si tratta di pseudo verità, costruite ad hoc per convincere o sviare, strumento comunque di controllo. Una fake news è disinformazione e tutti hanno qualche fake news nascosta nel cassetto: Pamparana porta l’esempio del presidente Clinton che durante il suo mandato annunciò la scoperta del genoma come la sconfitta definitiva del cancro. Una notizia che portava con sé solo una parte di verità. Il genoma aiuta molto nella lotta al cancro, ma non lo sconfigge. In quel momento serviva dire così, come durante la seconda guerra mondiale gli eserciti in campo diffondevano disinformazione per nascondere le mosse strategiche future.
Insomma la mala informazione è sempre esistita, l’importante è saper leggere la notizia e per arrivare a questo non basta leggere un buon giornale, bisogna attraverso la lettura allenare la mente al senso critico.
Comunque ascoltare il giornalista è per i ragazzi l’occasione di toccare tanti momenti della storia italiana più recente, intorno ai quali si sono sviluppate informazioni e disinformazioni, teorie complottistiche, misteri da risolvere. Come il caso Emanuela Orlandi la cui vicenda i giovani oggi conoscono attraverso una fiction di successo, con qualche “non verità” in essa contenuta.
Andrea Pamparana richiama dunque l’attenzione al saper distinguere ciò che è vero da ciò che viene raccontato come vero e per arrivare a questo richiama i ragazzi sulla necessità di tornare ai libri che devono essere amati, curati, conservati perché preziosi, per abituarci a sviluppare il pensiero critico, la capacità di cogliere quell’elemento, quel particolare che fa deviare dalla verità per condizionare o sviare la mente di chi legge o ascolta.
E se si possiede capacità di analisi e pensiero critico si può anche capire che l’intelligenza artificiale è una grande risorsa da sfruttare ed utilizzare, ma senza dimenticare che abbiamo davanti strumenti, macchine che non hanno sentimenti. Ed è suggestivo l’esempio che porta, a conclusione della mattinata, del malato italiano operato in Giappone grazie alla robotica più avanzata, ma che quando si sveglierà sarà assistito non da un robot, ma da un’infermiera gentile e sollecita.
Di seguito l’intervista di Rosanna Frizzo ad Andrea Pamparana
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