LR VICENZA. LA VIRTUS VERONA TORNA A PERDERE AL MENTI DOPO SEI ANNI
Gigi Fresco, stavolta, l’ha fatta grossa. Ha presunto che la sua Virtus potesse giocarsela alla pari sul campo dell’LR Vicenza e nemmeno nel corso della
L’LR Vicenza approda meritatamente alle semifinali dei play off promozione e si candida con fondatezza alla finale se non alla vittoria e alla promozione in B. Ha tutti i titoli, infatti, per legittimare le proprie ambizioni, per altro certificate dallo stesso allenatore Stefano Vecchi: la continuità di rendimento ha raggiunto un record di venti partite utili consecutive, la condizione della squadra si è stabilizzata al top stagionale, i limiti e i difetti sono stati via via eliminati. Oggi i biancorossi si affacciano alla fase conclusiva del campionato con il ruolo di protagonisti e di principali candidati alla vittoria.
Gruppo e singoli si stanno esprimendo al meglio, il mix di doti individuali e di forza dell’insieme dà compattezza e identità al gioco, che mai è improvvisato o discontinuo. Il copione tattico preferito dal tecnico (inizio di partita arrembante, vantaggio, gestione del gioco, difesa del risultato, possibile raddoppio) è ormai conosciuto dagli avversari ma nessuno, salvo il Padova nella gara all’Euganeo, è riuscito a fronteggiarlo efficacemente, perchè la squadra lo realizza talmente bene che s’impone con una naturalezza ed una semplicità tali da far sembrare scontato l’andamento del match.
Contro il Lane hanno fatto una figura barbina due squadre seconde classificate, Taranto e Padova, che, a confronto dei biancorossi, sono apparse di un paio di gradini inferiori. Eppure sia i pugliesi che i biancoscudati avevano un fior di campionato alle spalle e rose di notevole livello per la categoria, ma in campo la superiorità vicentina è stata evidente come la lezione di gioco impartita a entrambe le avversarie.
Adesso è la volta dell’Avellino, altra seconda classificata e costruita con ambizioni di promozione da un abile ds qual è Giorgio Perinetti, un dirigente con una esperienza e un curriculum notevoli (Napoli, Roma e Palermo fra le altre) e che ha ottenuto parecchie promozioni in carriera. Un lusso, insomma, per la C e una pedina importante in un progetto di risalita per il club irpino che, come blasone, non è l’ultimo arrivato.
In campionato i biancoverdi hanno avuto buoni numeri, inferiori solo a quelli della Juve Stabia nel Girone C: 69 punti frutto di 20 vittorie e 9 pareggi (9 le sconfitte) e con un rendimento esterno notevole. L’Avellino, infatti, è stato il migliore del suo girone fuori casa, dove ha collezionato 10 successi e 4 pari, segnando 30 gol e subendone solo 13.
Anche al Partenio (26.000 posti di cui appena 7.723 omologati) si è fatto rispettare, come dimostra il fatto che ha vinto tutte le ultime 7 partite ed è imbattuto dall’11 febbraio (vittoria del Messina per 1-0) e, in ogni caso, gli stop sono stati in tutto appena 4.
La rosa allenata da Michele Pazienza (ex centrocampista, una non memorabile annata in biancorosso nella stagione 2015-2016) ha un valore, secondo la quotazione del sito specializzato Transfermarkt, di 6,65 milioni di euro, la quarta del girone C, con parecchi giocatori valorizzati più di 300mila euro, a cominciare dal 25nne centravanti Gabriele Gori, in prestito dalla Fiorentina e – quattro anni fa – in biancorosso, che ha una stima di oltre mezzo milione.
Eppure non è lui (con i suoi 11 gol) il miglior marcatore dell’Avellino, ma l’altro centravanti Cosimo Patierno (nella foto), 33 anni e una carriera di modesto profilo in precedenza, che ha firmato ben 20 gol (senza alcun rigore e saltando 8 gare per infortunio), classificandosi al primo posto nella classifica cannonieri del girone alla pari di Jacopo Murano del Picerno e, in assoluto nella C, con Cristian Shpendi del Cesena.
Questi i numeri, poi il campo dirà se il rango dell’Avellino è davvero questo o se il Vicenza sarà in grado di ridimensionarlo come ha già fatto con Taranto e Padova.
GIANNI POGGI
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