Ci sono volute 34 giornate per arrivare al primo posto ma l’LR Vicenza ce l’ha fatta vincendo la trasferta a Vercelli e approfittando del mezzo stop dell’ormai ex-capolista Padova nel match con l’Atalanta Under 23. Il primo obbiettivo, dunque, è stato centrato ma bisogna aver ben chiaro che è tutt’altro che finita la sfida tutta veneta per la promozione diretta in Serie B. Anche perchè a Caravaggio si è rivisto il Padova dei tempi d’oro e l’attuale punto di vantaggio del Lane non è certo una caparra sufficiente per sentirsi già in paradiso.
Comunque, già così la prospettiva cambia perchè ora tocca ai biancoscudati rincorrere con l’obbligo di vincere tutte le quattro partite rimanenti e gufare per qualche passo falso dei vicentini. I quali, invece, possono giovarsi di un formidabile additivo psicologico: la maglia rosa (chiamiamola così) dà sempre una spinta in più a chi la indossa mentre gli inseguitori devono fare i conti con qualche dubbio e con qualche incertezza.
Al Padova non ne va più bene una dopo che per almeno mezzo calendario tutto era girato a suo favore e con l’Atalanta avrebbe meritato la vittoria, ma all’89’ il capocannoniere Vanja Vlahovich ha fatto valere i suoi galloni incornando un cross in mezzo a tre avversari. Un pezzo di bravura del ventunenne attaccante serbo, che, una volta tanto, Gasperini non aveva convocato in prima squadra. Ma anche un episodio perchè era andata più vicina al raddoppio la squadra di Andreoletti che all’1-1 quella di Modesto.
Il momento è invece favorevole per il Vicenza che guadagna i tre punti praticamente con l’unica palla gol a sua disposizione nei 97′ di gara e con un dubbio sulla posizione di partenza di Morra, su cui i vercellesi hanno focosamente protestato e che invece arbitro e, soprattutto, guardalinee hanno ritenuta regolare.
Nella seconda parte della ripresa la squadra di Vecchi ha vistosamente sofferto l’arrembaggio della Pro e non per niente è stato più volte Confente (mvp della partita) a salvare il vantaggio.
Queste sfide che possono dare la svolta a un campionato si giocano molto sui nervi ma il Vicenza ha dimostrato di saperli tenere bene a posto e non si è mai distratto nè, tanto meno, ha mai mollato gestendo il finale non proprio da grande squadra ma sicuramente con consapevolezza della propria condizione e della propria potenzialità.
Il Lane è sembrato meno brillante e performante rispetto alle ultime partite, forse per la temperatura più alta e forse perchè mica si può andare sempre a mille con tanti anzianotti in campo. L’importante, ora, è che Vecchi riesca a tenere a questo livello i suoi giocatori ancora per un mese, visto che, a questo punto, le pause non sono più permesse.
Gli uomini che, in questa fase, sono stati più influenti non sono quelli che lo sono stati nella prima parte del campionato: primo di tutti Ronaldo, che ben pochi avrebbero scommesso di rivedere a questo livello di prestazione e di forma dopo il semestre bianco dia lungodegenza; e poi il riservato Confente, cresciuto nell’ultimo anno fino a essere uno dei migliori portieri della Serie C; e, ancora, il bomberino Rauti (nella foto), partito come ultimo degli attaccanti a disposizione e diventato titolare grazie a continuità di prestazioni e per capacità di integrarsi con i compagni d’attacco.
Accanto a questi top ci sono altri giocatori che meritano una citazione, dal Leverbe che ha degnamente preso il posto in difesa di Golemic, al Sandon che si è svestito del ruolo di giovane promessa per accedere fra quelli con contratto a tempo indeterminato, allo Zonta disponibile per ogni ruolo e sempre e dovunque efficace, ai due esterni di sinistra Costa e Beghetto protagonisti di una efficace staffetta, al buon Morra che magari non è un bomber come Ferrari ma che certo non ha fatto rimpiangere l’argentino.
Applauso finale e proscenio per Stefano Vecchi, che di tutto questo è stato il demiurgo. Ha fatto i suoi errori ma è innegabile che il suo lavoro l’ha fatto bene.
GIANNI POGGI