
LR VICENZA. DIANA FA LA FESTA AI BIANCOROSSI E IL PADOVA SI RIPORTA A +6
Dopo mezzora FeralpiSalò-LR Vicenza 2-0. E chi se l’aspettava? Neanche il più accanito tifoso del Padova. Ma il risultato è ineccepibile e riflette la superiorità
Grazie alla vittoria sul Renate nel posticipo della 12a giornata di campionato, il capolista Padova ha riportato il vantaggio sull’LR Vicenza a 7 punti. Un +7 ad appena un terzo del torneo ha un valore relativo e le chances dei biancoscudati non vanno valutate sull’oggi quanto, piuttosto, sulla situazione che ci sarà fra cinque mesi. Lo stesso si può dire per i biancorossi, ricordando magari la incredibile remuntada dell’anno scorso nel girone di ritorno.
Siamo, comunque, a novembre e quindi nelle condizioni di trarre qualche conclusione, parziale fin che si vuole e senz’altro prematura, ma indicativa di alcune linee di tendenza che potrebbero e, nel caso del Lane, dovrebbero essere variate per ristabilire l’equilibrio con la concorrente principale alla promozione diretta.
La prima conclusione, che sembra condivisa dai più, è che la lotta per il primo posto finale è ristretta a due squadre, Padova e Vicenza. Tertium non datur al momento, perchè l’Alcione potrebbe essere una meteora, il Renate sembra aver esaurito ben presto la spinta che l’aveva fatto primeggiare all’inizio, la FeralpiSalò è sì in crescita ma ha perso troppi punti prima di andare a regime e la Triestina, oggi come oggi, è tanto se si salva. E tutte le altre, sia detto con il massimo rispetto, sono di un’altra categoria.
Perchè il Padova è primo? La risposta è facile: basta leggere la classifica, da cui risulta che è l’unica squadra imbattuta del Girone (come il Pescara in quello B), che è quella che ha subìto meno gol addirittura delle tre Serie professionistiche e che ha guadagnato più punti (32 con media 2,67) di tutta la C. E non basta, perchè i biancoscudati hanno anche collezionato più vittorie di tutte le squadre della terza Serie (10).
Se non bastano questi numeri incontrovertibili a spiegare il primato del Padova, si può anche prendere atto che esprime il gioco più funzionale e il rendimento più continuo del girone, fattori che sono fondamentali per aver successo in Serie C anche a prescindere dalla qualità del gioco. Non c’è dubbio che quello dei biancoscudati sia ben poco spettacolare (quello del Mantova e del Vicenza l’anno scorso lo è stato ben di più) ma in campo sono visibilmente tosti e concreti. Sbagliano pochissimo in difesa e a centrocampo, forse hanno un limite nella fase offensiva che talvolta è ripetitiva e lenta, ma hanno la capacità, propria di un grande gruppo, di centrare in un modo o nell’altro il risultato.
Andreoletti, forse il migliore degli allenatori della nuova generazione, ha anche a disposizione un’ottima rosa che gli consente cambi e rotazioni senza che la squadra perda qualità.
Da non dimenticare, infine, che all’Euganeo la squadra non ha il sostegno del pubblico a causa del contenzioso aperto quest’estate dai gruppi della curva con la società e ancora non sanato.
Per tutti questi motivi di natura tecnica, agonistica e statistica, sembra difficile che il Padova possa incappare in una serie negativa che lo ridimensioni a tal punto da aprire le porte alla concorrenza. Vien piuttosto da ipotizzare che, in qualche momento difficile, i biancoscudati sapranno gestire la situazione senza sbracare.
La domanda numero 2 è: cosa può fare il Vicenza per agganciare la capolista? Mica facile, vien da dire, oggi. Perchè, se il Padova dovesse mantenere questo rendimento (che lo porterebbe a superare i 100 punti alla 38a giornata), neanche con una serie di vittorie consecutive (per altro piuttosto complicata da realizzare) il Lane riuscirebbe a riacchiapparlo.
Se la matematica non favorisce le speranze ma solo le illusioni, però la squadra di Stefano Vecchi deve e può migliorare sotto molti aspetti. Non tanto in difesa, reparto che è sempre stato quest’anno ad alto livello ma che, alla lunga, potrebbe risultare un po’ corto di alternative (soprattutto se non riprenderà Golemich), quanto piuttosto a centrocampo e in attacco. Il problema del regista che non c’è sta diventando impellente e potrebbe essere risolto solo a gennaio o con il rientro al top di Ronaldo (nella foto), fermo da sei mesi e ormai veterano a 35 anni, o con un acquisto nel calcio mercato invernale, complicato dal fatto che specialisti del ruolo ce n’è ben pochi in giro. Altre evidenze sono la mancanza di un quarto a destra, visto che nè De Col nè Talarico sono stati finora l’ideale, e di un ricambio per Costa che, proprio nelle ultime partite, ha evidenziato un vistoso calo. Anche per questi due deficit bisogna necessariamente aspettare la riapertura dei trasferimenti al termine dell’andata.
Il reparto più cospicuo a disposizione di Vecchi è l’attacco ma, paradossalmente, è proprio quello che sta dando meno risultati. È ormai palese la stitichezza delle punte biancorosse nel tiro e nel gol e anche i trequartisti sono ben lontani dal dare continuità e qualità alla fase offensiva. Della Morte è incappato in una prima parte di campionato scialba e ben lontana dagli exploit dell’anno scorso e, venendo a mancare un creativo come lui, tutto il gioco d’attacco manca di fantasia e di profondità.
Anche la prima linea dovrà aspettare l’anno nuovo con il ritorno di Ferrari, sperando che l’argentino entri rapidamente in forma dopo mezzo campionato perso fra infortunio e riabilitazione. Difficile, invece, pensare che si si prenda l’ennesimo attaccante avendone già un bel numero a disposizione.
Anche Vecchi dovrebbe far qualcosa di più. È sembrato spesso indeciso nelle scelte e spesso ha adottato soluzioni cervellotiche, anche se in teoria obbligate come la scelta dei due mediani come centrali. Il tecnico non ha ancora risolto il problema della prima linea, pur provando un sacco di varianti nella composizione e negli uomini, e, soprattutto, non è riuscito a riportare Della Morte al livello dello scorso campionato. Che sia ora di cambiare modulo e di provare un centrocampo a 5 (con Zonta mezzala e incursore alla Barella) e un attacco con due punte di peso?
GIANNI POGGI
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