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LR VICENZA. LA VITTORIA SULLA TRIESTINA NON BASTA. IL VERDETTO SULLA PROMOZIONE SOLO ALL’ULTIMA GIORNATA

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Minuto 2 del recupero finale: trequarti degli spalti del Menti ammutolisce, l’altro quarto (quello occupato dai supporter della Triestina) impazza. Al 47′ l’Alabarda ha segnato il gol che la mette in pari con l’LR Vicenza e questo per i biancorossi significa condanna matematica ai play off perchè contemporaneamente, in uno stadio Euganeo semivuoto per l’inveterato sciopero dei gruppi della Curva e per le inflessibili disposizioni della Prefettura, il Padova sta incamerando i tre punti in palio nel testacoda con la Clodiense.
L’apnea dura solo un attimo e si trasferisce agli occupanti della Curva Nord perchè il gol triestino è annullato per fuorigioco. Il Lane riesce poi a portare fino in fondo l’1-0 su cui ha messo la firma il Talarico fino a quel momento piuttosto in ombra, che, per regalare il vantaggio ai suoi e ai 10.500 spettatori, fa un movimento offensivo degno del Della Morte dei tempi migliori e scatena uno shoot di sinistro che inquadra il 7 opposto.
Non ha tutti i torti l’allenatore della Triestina Attilio Tesser (già pallino mancato del Vicenza) a sostenere nell’intervista del dopo partita che un pareggio sarebbe stato il risultato che meglio fotografa l’andamento della partita. In effetti, le due contendenti si erano spartite i tempi, meglio l’Unione nel primo ma il Lane più a suo agio nella ripresa, e, non ci fosse stato il capolavoro di Talarico e Confente non fosse riuscito a disinnescare un paio di palle gol, forse sarebbe finita a reti bianche.
Va detto che la prestazione complessiva del Vicenza merita una sufficienza con qualche meno, prodotta da un 5 per la prima metà della gara compensato da un 6 per il prosieguo. Non ha giocato bene la squadra di Vecchi e c’ha messo fin troppo per prendere le misure dell’avversaria che, invece, si è mossa con lucidità e ordine sotto la guida dell’impareggiabile Correia, almeno in questa occasione migliore del pari ruolo opposto Ronaldo.
Lo shock provocato dal gol di Talarico ha risollevato gli animi dei biancorossi e ha dato loro la spinta e la convinzione per gestire la ripresa senza correre pericoli in coincidenza con una flessione della Triestina, che non è più riuscita a manovrare con l’ordine e l’efficacia di prima. E i cambi attuati dai due tecnici non hanno cambiato le cose.
Vecchi è stato costretto (lui che, se può, di solito cambia poco o niente) a mandare in campo una formazione un po’ diversa da quella di Verona, nello specifico panchinando i due esterni Costa e Zonta e introducendo al loro posto Beghetto e Talarico, da cui ha ottenuto in effetti un contributo migliore. A corto di attaccanti sia per la rescissione di Rolfini che per la squalifica di Ferrari (su entrambe sarebbe da fare una riflessione), Vecchi ha optato per un per altro non inedito modulo con due trequartisti (Capone e Della Morte, ammesso che quest’ultimo sia un trequartista) e una punta (Morra), ma, dopo 4 minuti, la formula è andata all’aria a causa di un infortunio di Capone, sostituito da Zonta.
Se l’uscita del primo ha indebolito la proposta offensiva, l’entrata del secondo ha dato una mano non da poco a Vecchi perchè Zonta ha rinforzato il centrocampo, che si è rimodulato a 5 limitando il peso del reparto opposto.
Il resto della squadra non è stato al top, sia in difesa, che ha risentito del panchinamento di Sandon, che in attacco, incappato in una serata opaca di tutti quelli che Vecchi ha provato nel corso del match.
L’impressione che ha lasciato questa partita è che la squadra sia stanca ed è normale dopo un’inseguimento durato sei mesi, che logora inevitabilmente muscoli e cervello. Quel che resta di energie e autostima va speso nell’ultimo drammatico appuntamento a Trento.
GIANNI POGGI

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